GUARDA COME DONDOLANO
“Shorai, Shorai” apre la puntata di domenica di “Non ho l’ età”, in onda su Radio Ticino dalle 13:00 alle 14:00 e dalle 20:00 alle 21:00. Lo ripropone lo svedese Jonnie Woodland.
Ricordo che potrete seguire “Non ho l’ età” pure televisivamente, sintonizzandovi su https://radioticino.com/tv/
Imperdibili video!
Seguirà, per i tantissimi fans dei (beat) amici pugliesi Paipers, “Guarda come dondolo”, felice rifacimento di un pezzone di Edoardo Vianello.
Quindi:
McFlys (C’era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones), Monkees (You Bring The Summer), Human Nature (Reach Out I’ll Be There), Sir Douglas Quintet (Mendocino), Duke Baysee (Sugar Sugar), Bloomfields (The Kids Are Alright), Stray Cats (Rock This Town), Little Richard (Good Golly Miss Molly), Dik Dik (Una vita d’ avventura), Io e i Gomma Gommas (Azzurro), Vasco Rossi (Un ragazzo di strada), Dire Straits (Twistin’ By The Pool), Billy F Gibbons (She’s On Fire), Beatles (All You Need Is Love)
SAREBBE LORO PIACIUTO, MA ….
Fra i primi a incidere brani di Lucio Battisti e, sempre nel loro Paese, a coverizzare i Rolling Stones: i Profeti, la cui storia, come anticipato in precedenti Newsletters, è con dovizia di particolari raccontata dall’ ex bassista Roberto Margaria in “Ci sarebbe piaciuto ma… Non eravamo i Beatles”.
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Alla stesura del libro – di cui in settimana gli amici milanesi mi hanno gentilmente fatto pervenire una copia – hanno collaborato Renato Brioschi, Donato Ciletti e il “quasi ticinese” Osvaldo Bernasconi. Lettura appassionante, che consiglio a chi, come il sottoscritto, ama in modo particolare la musica degli anni Sessanta e Settanta.
PER CHI NON RICORDASSE
Il primo vinile inciso dai Profeti è “Bambina sola”, sul retro, “Le ombre della sera”, di Lucio Battisti.
Segue il 45 giri “Rubacuori,” cover di “Ruby Tuesday” dei Rolling Stones; sul retro “Sole nero”, “Call My Name” dei Them. Poco dopo, l’ album, contenente, fra i pezzi, “Asciuga le tue lacrime” (ancora Battisti) e “Per fare un uomo” di Francesco Guccini. Anche nel look i Profeti si danno da fare per essere originali: sulla copertina dell’ lp si fanno fotografare con tuniche orientali. Per quanto concerne le sonorità, ricorrono a strumenti esotici come il sitar.
Nel 1968 la band partecipa al “Festivalbar” con “Ho difeso il mio amore”, cover di “Nights In White Satin” dei Moody Blues, che vende bene.
Vende bene pure “Gli occhi verdi dell’ amore”, ossia “Angel of The Morning”, pubblicata non molto tempo dopo e coverizzata, fra i tanti, da Juice Newton, Shaggy & Rayvon.
Seguono “La tua voce” e “La mia vita con te”, poi la CBS decide di puntare sul leader, Renato Brioschi, che partecipa da solista al “Disco per l’ estate” con “Lady Barbara”. Vince e, di conseguenza, decide di mettersi in proprio.
Alla band nel frattempo si aggrega l’ indimenticato Maurizio Bellini, all’ organo Hammond, in sostituzione di Roberto Margaria.
I Profeti tornano a vendere grazie a “Non si muore per amore” e, nel 1971, con “Era bella”, cover di “Nothing Rhymed” di Gilbert O’ Sullivan. Nello stesso anno pubblicano “Prima notte senza lei”, con cui partecipano al “Cantagiro”.
Nel 1973 il gruppo presenta a “Un disco per l’ estate“ “Io perché, io per chi”.
La band ci riprova a Saint-Vincent nel 1975 con “Dimmi papà”, mentre l’ anno successivo partecipa a Sanremo con “Cercati un’ anima”.
Nel 1977 i Profeti si sciolgono.
Nel 1989 fanno una breve apparizione nella trasmissione televisiva “Una rotonda sul mare” di Red Ronnie e, nel 1999, incidono un album di covers dei Bee Gees tradotte in italiano.
IL RE DEL ROCK FRANCESE AD ASCONA
Il 22 agosto del 1970 sul piazzale delle Scuole comunali di Ascona si esibì Johnny Hallyday. Concerto organizzato da Tito Bassi e Georges Frey della BAF, agenzia che all’ epoca portò nel Ticino numerosi altri popolari artisti. Con il francese, sul palco, un’ orchestra di nove elementi.
Fra il pubblico, come ricordato in precedenti Newsletters, pure il sottoscritto, in qualità di inviato del quotidiano “Giornale del Popolo”.
Serata “sold out” iniziata con ritardo sull’ orario annunciato (il cantante, non ricordo per quale motivo, si fece attendere parecchio prima di presentarsi in scena), della durata di un’ ora e un quarto circa e aperta dagli ottimi ma poco apprezzati Krokodil del batterista Düde Durst, la più importante prog band della Svizzera. «I brani, cinque in tutto, – scrissi – sono stati accolti piuttosto freddamente dal pubblico adulto: la cosa è comprensibilissima, poiché il genere dei Krokodil appartiene all’ avanguardia, quella cioè che esce dai tradizionali binari, i binari di “O Sole mio”, per intenderci».
Più avanti:
«Improvvisamente buio assoluto. Urla e fischi quando i riflettori si sono accesi e il “ribelle” con la sua orchestra sono letteralmente saltati sul palco. I nove elementi della band non hanno certo faticato a tener dietro al grande capo. Abiti stravaganti, tutti giovanissimi e una grande abilità nel suonare: questo il loro biglietto da visita. Particolarmente ammirato, oltre a Johnny, s’ intende, il solista di chitarra. Il “casse-cou” ha eseguito “Mal”, versione francese di “Hush”, “Travelin’ Band” e “Quanto t’ amo”, uno degli ultimi successi in ordine di tempo, che ha fatto il giro del mondo. Non sono mancati i pezzi tipicamente (ed esclusivamente) rock and roll, interminabili, da valanga».
Attesa anche la cantante Silvie Vartan, moglie di Halliday, che: «Il pubblico non l’ ha vista. A noi, possiamo però sbagliare, è sembrato di scorgerla dietro le quinte. Johnny, comunque, ha fatto per due».
Tito Bassi, da tempo trasferitosi in Guatemala, ricorda:
“Cenai con Johnny e alcuni amici presso l’ Hotel Elvezia. Simpatico, antitesi del personaggio sfottente sulla scena. Episodio mai dimenticato: alla toilette, mi confidò che prendeva pastiglie per sudare a fiotti, per soddisfare un’ esigenza delle ammiratrici, che volevano essere intrise di sudore nell’ abbracciarlo durante e alla fine del concerto”.
JOHNNY E LA SVIZZERA
La ricorrenza offre l’ occasione anche per ricordare che Johnny Hallyday in Svizzera, in particolare in Romandia, fu di casa già agli inizi di carriera.
Al cantante “Pop”, ai tempi una specie di “Melody Maker” svizzero, nel marzo del 1968 dedicò un ampio servizio con tanto di miniposter
Dal sito della Radiotelevisione della Svizzera romanda (RTS), in cui trovate intriganti spezzoni di interviste e fotografie:
“Fin dagli esordi, il cantante ha mantenuto un legame speciale con la Svizzera e la televisione francofona, che gli ha dedicato numerosi programmi. Così l’intervista, esercizio necessario quando sei una star, Johnny la affronta con un certo riserbo, ma anche con molta freschezza e naturalezza”.
PER ASCOLTARE LE INTERVISTE
Ancora dal sito della RTS:
“Nel 1973, la TSR con il regista Jean-Claude Chanel e il giornalista Christian Defaye gli proposero una tournée canora negli istituti penitenziari della Plaine de l’ Orbe, ed è così che il rocker si ritrovò davanti a un pubblico di detenuti di Bochuz. La star si esibì con il comico Raymond Devos e parlò con i prigionieri.
Johnny Hallyday et Raymond Devos. [RTS]
“Le pénitencier”, cover di “House Of The Rising Sun”
Volto d’ angelo e giacca nera, la scuola di strada condusse Johnny alle porte del penitenziario. Il cantante ripeterà spesso: “La musica mi ha salvato”. Forse è per questo che Johnny Hallyday ha voluto offrire un concerto ai detenuti?”.
URIAH HEEP
Negli anni Settanta anche gli inglesi Uriah Heep avrebbero dovuto fare tappa nel Locarnese, ma poi, non se ne conoscono i motivi, preferirono optare per il Luganese.
Concerto che ricordo in particolare, organizzato dall’ amico Sandro Blanditi della “Sunrise Agency”, è quello che la band tenne al palazzetto di Mezzovico il 26 marzo del 1977, poco prima che la struttura crollasse sotto il peso della neve. Parentesi nell’ ambito di una tournée in Germania, iniziata a Bochum e conclusasi ad Amburgo, nel corso della quale venne promosso l’ album “Firefly”, dal quale furono tratti i singoli “Sympathy” e “Wise Man”.
Agli Uriah Heep continuo ad essere affezionato pure perché il loro leader, il tastierista Ken Hensley, é stato una delle prime stars internazionali che ho avuto il piacere di intervistare. A destra, l’ articolo, pubblicato da “Illustrazione Ticinese”, che scrissi per promuovere il concerto di Mezzovico
L’ emozionante incontro con Hensley avvenne in un albergo di Zurigo nell’ ottobre del 1971, prima che la band salisse sul palco del Volkshaus. Fra i molti bootlegs contenenti materiale inciso durante quel concerto c’ è “Early Sessions And Rare Live Recording”, forse il migliore qualitativamente parlando
“Wise Man”, altro singolo tratto da “Firefly”
Spettacolo aperto dagli U-Boat, al quale assistetti come semplice spettatore e che un inviato del “Giornale del Popolo” così recensì:
«La serata, svoltasi nell’ ordine più perfetto, è stata un successo. Entrambi i complessi in cartello hanno soddisfatto i tremila giovani presenti (molti dei quali italiani) che non si sono lasciati pregare quando era il turno degli applausi. Naturalmente i maggiori consensi li hanno raccolti gil Uriah Heep. Il gruppo di Hensley ha saputo tenere “vivo” il pubblico per tutto il tempo in cui è stato in scena. Particolare interesse ha suscitato l’ inserimento dei due nuovi elementi nell’ organico (John Lawton, cantante, Trevor Boulder, bassista). Entrambi, pur non esaltando, hanno assolto il loro compito. Il migliore di tutti, comunque, è stato il tastierista, cantante, chitarrista (e compositore di quasi tutti i brani) Ken Hensley, tipico rragazzotto inglese dalla lunga chioma e dall’ accento Cockney.
La musica degli Heep, lo si sa da tempo, ormai non propone più nulla di nuovo. I brani migliori sono stati quelli vecchi, anche se qualche canzone del loro nuovo lp (“Firefly”) raggiunge ottimi livelli. Naturalmente gli Heep hanno basato il loro concerto sugli innumerevoli cavalli di battaglia creati nei sette anni che li hanno visti fra i protagonisti della scena europea. I più apprezzati di tutti sono senz’ altro stati “Easy Livin'” e il bis “Gypsy”.
Prima degli Uriah Heep si sono prodotti gli U-Boat, complesso formato da cinque musicisti di studio. Non si è trattato di nulla di particolare, anche se non sono mai scesi a banalità. L’ esperienza di questo concerto rock al Palazzetto dello Sport è stata più che positiva, Tutto regolare, tutto nell’ ordine migliore. Sta dunque sfatandosi la credenza che ogni raduno di giovani debba per forza finire in disordini e vandalismi».
ALLA TSI
Da parte mia, nel 1980 agli Uriah Heep dedicati uno “speciale” diffuso dalla Televisione della Svizzera Italiana.
Da un “Tele Radio 7” dell’ agosto di quell’ anno:
Sound-Check: Uriah Heep in concerto
«Fino a qualche anno fa, uno dei complessi più popolari, fra quelli appartenenti alla corrente dell’ heavy metal, erano gli Uriah Heep. I loro dischi, da “Very ‘Heavy … Very ‘Umble” fino ad “Uriah Heep Live”, nonostante l’ accoglienza non sempre calorosa da parte di taluni critici, si piazzavano regolarmente nei primi posti delle classifiche di vendita.
Poi, verso la metà degli anni Settanta, la crisi. Divergenze di carattere soprattutto personale hanno indotto tre dei cinque componenti il complesso ad andarsene. Da quel momento gli Uriah Heep, le cui redini sono ancora nelle mani del fondatore, il chitarrista-organista Ken Hensley, si sono trasformati in un vero e proprio porto di mare. Numerosi sono i musicisti che vi si sono aggregati e che poi, quasi subito, hanno gettato la spugna. Fra questi, ricordiamolo, un celebre bassista, John Wetton, che è stato legato anche ai Family, ai King Crimson e ai Roxy Music.
Il lungo periodo di crisi (anche a livello creativo) non sembra però abbia scalfito la popolarità della band. La recente tournée europea è stata, soprattutto in Italia, un grosso successo. È difficile dire se la nuova strada seguita dagli Heep sia veramente quella giusta. “Sound-Check” (programma da me ideato, ndr) vuole offrire ai telespettatori che non hanno assistito a questi spettacoli la possibilità di farsi un giudizio personale sul nuovo repertorio del complesso. I brani che verranno eseguiti nel corso della trasmissione, infatti, sono quelli contenuti nel nuovo album, “Conquest”, e sono stati presentati durante il tour destinato a promuoverlo».
La band sarà di scena ad Aarburg (Argovia) sabato. Si esibirà nell’ ambito del “Riverside Festival”.
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Giorgio