I BEATLES SVIZZERI
L’ appellativo non l’ ho coniato io, certo è che Les Sauterelles, la più longeva rock band nazionale, lo meritano pienamente. Negli anni Sessanta dominarono infatti, in modo assoluto, la scena rossocrociata, facendosi molto apprezzare pure in altri paesi, tra cui l’ Italia. Non a caso, nel 1967, la band ebbe l’ onore di partecipare al “Cantagiro”, ai tempi la più importante manifestazione canora dell’ estate, fu gratificata da articoloni su riviste musicali cult come “Giovani” e “Ciao Amici” e incise dischi per la EMI, la stessa etichetta dei Beatles, vinili oggi ricercatissimi dai collezionisti.
TONI E DUEDE
Colonne portanti del complesso sono il chitarrista Toni Vescoli e il batterista Düde Durst, preziosi e fedeli amici da diversi decenni, con i quali ho organizzato un’ infinità di concerti. Il primo con il solo Toni (di tanto in tanto ogni musicista si dedicava – e continua a dedicarsi – ad altri progetti), presso il Cinema di Acquarossa nel 1974.
Concerto “sold out” aperto da Les Aiglons di Biasca e The Flying Dutchman di Bellinzona.
RIPRENDIAMO IL DISCORSO
SAUTERELLES
Tornando a Les Sauterelles, storica l’ esibizione nell’ ambito di “Feedback”, a Bellinzona (vedi articolo “Feedback: il festival che ha fatto scuola”).
Evento che ebbe importanti echi pure nella Svizzera tedesca. Quindicimila entusiasti spettatori in piazza del Sole!
RICORDANDO
“HEAVENLY CLUB”
Altro memorabile concerto con Les Sauterelles da me ideato, quello del 15 aprile 2017 in piazza Grande a Locarno (organizzazione: Swinging Locarno in collaborazione con il Comune). Concerto brillantemente aperto, con tanto di proiezione di fumetti realizzati da Mario Del Don, dalla Scarp da Tennis Band.
Spunto per la splendida serata: la Giornata mondiale del vinile (Record Store Day).
I “Beatles svizzeri”, che, ricordiamolo, nel 1967 all’ Hallenstadion di Zurigo ebbero l’ onore di aprire l’ esibizione dei Rolling Stones, per l’ occasione rispolverarono i pezzi in lingua italiana incisi per la prestigiosa etichetta discografica Emi.
Il concerto locarnese servì anche a promuovere la ristampa del mitico LP “View To Heaven”, arricchita da foto e un EP con quattro brani inediti.
Poco dopo il concerto in Piazza Grande, Les Sauterelles fecero tappa tappa a Liverpool, all’ International “Beatleweek Festival”. Ad accompagnarli nella trasferta circa duecento fan, ai quali fu riservato un libro fotografico esclusivo che, in immagini, racconta la lunga storia della band. Numerosi gli scatti inediti raccolti al suo interno: uno dei tanti ritrae Les Sauterelles mentre si esibiscono all’ aeroporto di Kloten nel 1965, dove, ad ascoltarli, si vedono nientemeno che i Beatles…
Con lo splendido pubblico di piazza Grande
L’ anno dopo, poi, sono riuscito a convincere la band ad esibirsi, eccezionalmente, con una quindicina di elementi della Lucerne Concert Band in piazza ad Ascona, nell’ ambito del “Yesterday Festival” (organizzazione AMA) e a riproporre buona parte dei brani eseguiti durante l’ applauditissimo concerto tenuto poco tempo prima presso il prestigioso KKL di Lucerna.
A proposito della manifestazione asconese, giusto ricordare che ne ha realizzato lo splendido logo Düde Durst.
UN PO’ DI STORIA
Da "Ticinonline"
Di Marco Sestito
Una band, Les Sauterelles, che nella prima metà degli anni Sessanta – insieme a poche altre – dà una sferzata alla scena musicale elvetica: il rock’n’roll, in barba al perbenismo, da qualche anno stava ammaliando i teenagers del mondo intero, mentre le prime sonorità beat prendevano forma. A sagomare quei suoni, quelle strutture, in territorio rossocrociato c’ era Toni, che, appena ventenne, dà vita alla primissima line-up de Les Sauterelles.
Nel 1965 il gruppo pubblica i primi due singoli – “Hong Kong”/“Forget It All” (Columbia), “I’m A Prisoner”/“Tonight (Pretty Baby)” (Columbia) – e l’ anno successivo registra il primo album, omonimo (Columbia).
Nel 1967 Toni e suoi compagni di viaggio incidono anche in italiano (“Aiuto!… Va sempre male?”/“Il quinto non lo paghi”), sbarcando nella vicina Penisola sul palco del ‘Cantagiro’.
Segue “Routine”/”Senza di te” (n.d.r.).
Di ritorno in territorio elvetico, sempre in quell’ anno, aprono il memorabile concerto che i Rolling Stones tengono tra le mura dell’ Hallenstadion di Zurigo: «Rientravamo in Svizzera dopo essere stati per diversi mesi in tour in Italia con i New Dada, Antoine e un sacco di altra gente – ricorda Toni – Avevamo il timore che qui nessuno si ricordasse di noi, e invece il pubblico ci riservò un’accoglienza straordinaria, un po’ come quando i Beatles tornarono a suonare a casa, a Liverpool…».
IL PRIMO LP
Il primo lp della band viene pubblicato, etichetta EMI/Columbia, il 3 novembre del 1966.
A rinfrescarmi la memoria un articolo di “Pop”, ai tempi considerato il “Melody Maker” nazionale.
«Nel progettare questo disco» – spiegava il direttore della rivista – «con il produttore Teddy Meier per prima cosa abbiamo ascoltato una ventina di altri album, al fine di trovare i migliori pezzi da coverizzare. Una volta decisi i titoli, Toni Vescoli e soci li hanno provati, e in seguito incisi, nel giro di una settimana.
Toni Vescoli con Düde Durst e il quartetto d’ archi mentre si incide «Four Strong Winds» e, sotto, con il flauto
Strumenti utilizzati: chitarra solista, chitarra ritmica, basso, batteria, cetra, flauto, organo, sax tenore, sax alto, tromba e un quartetto d’ archi completo.
Brano trainante dell’ album, pubblicato pure su singolo, “Routine”, che fu inciso anche in italiano e presentato al “Cantagiro” del 1966
Dal canto loro, Les Sauterelles hanno scritto due nuovi brani: “Springtime” e “Routine”, caratterizzato da un grande coro di sottofondo e una inaudita carica, senza dubbio la migliore composizione originale della band fino ad oggi.
Ma le cose più belle del disco sono sicuramente le due tracce di Dylan, arrangiate in modo estremamente unico, “She Belongs To Me” e “Desolation Row”.
Les Sauterelles rompono gli schemi con questo album, hanno dimostrato di essere molto più che semplici eroi locali e che stanno lentamente acquisendo una statura internazionale».
LA PRIMA VOLTA DEI “BEATLES SVIZZERI” IN ITALIA
Articolo, firmato da Beppe Bonazzoli, che avevo dimenticato e che con piacere ho riletto. È contenuto nel numero del 12 novembre 1967 di “Giovani”, all’ epoca una delle più gettonate riviste musicali italiane. Racconta, sintetizzandola, la storia della band zurighese.
Quando il presentatore urlò al microfono: «Ed ecco a voi Les Sauterelles» riuscì a malapena a strappare un paio di battimani fiacchi. Tutti rimasero piuttosto scettici di fronte a quel complesso che ascoltavano per la prima volta. Così qualcuno ne approfittò per guardarsi le unghie o la punta delle scarpe; intanto i ragazzi del complesso infilarono le spine delle chitarre negli amplificatori e si misero in posizione. Heinz sulla destra e quasi di profilo, Rolf sulla sinistra leggermente piegato in avanti, Toni al centro con le labbra incollate al microfono e alle sue spalle Dude.
«One… two… three… » e attaccarono “Monday Monday” dei Mamas and Papas. La loro musica uscì dagli altoparlanti pulita, nitida ed elegante, con toni moderati e nello stesso tempo aggressiva ed entusiasmante. Ogni secondo che passava ghermivano sempre di più il pubblico sorpreso, tanto che al secondo passaggio del brano, dove si ripete l’ accordo felicissimo del titolo, si scatenò un applauso caldo e scrosciante. Era fatta, e prima della fine del pezzo erano tutti d’ accordo sul fatto che Les Sauterelles avevano dimostrato di essere un complesso veramente in gamba.
Questo accadeva a Torino, alla “prima” della tournée di Antoine.
Di loro si sapeva pochissimo, quasi niente. Che sono tutti e quattro purosangue della Svizzera tedesca, popolarissimi nel loro Paese per essere stati la prima formazione beat locale per questo soprannominati. “I Beatles della Svizzera”, che erano venuti in Italia per opera di Leo Wächter, che avevvano suonato un paio di settimane al Piper Club di Milano. Alla fine dello spettacolo andai nei camerini per congratularmi con loro e cercare di sapere qualcosa della “Sauterelles story”.
Toni Vescoli, quello con i capelli che gli cadono fin sulle spalle e che porta gli occhiali, capo, mente, fondatore e cantante del complesso cominciò.
«Bene, dovendo rifare la nostra storia ti dirò che Les Sauterelles sono nati quando decisi di piantare il mio lavoro di disegnatore per cominciare a suonare la chitarra. Siccome gli amici dicevano che non suonavo poi tanto male mi iscrissi ad un Festival per chitarristi che si svolge ogni anno a Losanna. Fu una catastrofe perché fui squalificato, ma come si sa, non tutto il male viene per nuocere. Incontrai Heinz e Rolf, anche loro eliminati, e ci mettemmo insieme.
«In Svizzera nessuno sapeva cosa fosse il beat. Trovammo Dude, il batterista, e decidemmo di chiamarci Les Sauterelles. Ma dovevamo farci conoscere; così il giorno del debutto ufficiale investimmo tutti i nostri risparmi in amplificatori nuovi e ci presentammo con le teste coperte di cappucci neri, come i membri del Ku-Klux-Klan. Sulle prime rimasero tutti sorpresi, ma il giorno dopo avevamo in tasca sette importantissimi contratti».
Rolf continuò: «Siccome la Svizzera è piccola e avevamo già suonato dappertutto, pensammo di tentare in Germania. Anche lì ci andò bene, e vendemmo con tre incisioni un milione di dischi. Poi ci stancò anche la Germania ed eccoci in Italia, come illustri sconosciuti. Quando ci saremo stancati anche dell’ Italia ripartiremo forse per il Marocco. A noi piace vivere così ».
Dude mi batté una mano sulla spalla e cercò di concludere. «Vedi, Les Sauterelles in italiano vuol dire le cavallette, quegli insetti che saltano sempre da una parte e dall’ altra, proprio come noi. Il nome che ci siamo scelti calza perfettamente con le nostre personalità. Il motto dei Sauterelles è: “Suona beat, non fare quello che hai fatto ieri e non ripetere domani quello che stai facendo oggi”. Ciao».
AGOSTO 1968
Numero speciale estivo di “Pop”, fra le mie letture preferite ai tempi del Beat. In copertina Brigitte Bardot. All’ interno – titolo: “Les Sauterelles: invasione estiva della Hitparade!” – un servizio concernente i “Beatles svizzeri”.
«L’ estate, come molti sanno, – scrive l’ anonimo articolista – per gli agricoltori africani significa tempo di locuste. Ma le cavallette in francese si chiamano sauterelles. Questo, anche, è il nome del gruppo pop svizzero numero uno. E non da ieri. Sono trascorsi almeno sei anni da quando le prime «locuste» effettuarono la prima tournee all’ estero. Da allora si sono parecchio rinvigorite. Già dai primi giorni della loro esistenza hanno saputo affermarsi come migliore formazione svizzera. Grazie, questo, a idee nuove, repertorio costantemente migliorato, insolite ed eccellenti gags, composizioni originali e adattamento alle ultime tendenze. Sono stati uno dei primi gruppi del continente a farsi influenzare ed assimilare dal pop americano e inglese».
Dopo aver decantato altre qualità della band, l’ articolista presenta la nuova line up:
«Toni Vescoli (chitarra ritmica, voce, flauto, armonium, arpa ebraica), Kurt «Düde» Dürst (batteria, vibrafono, marimbas), Peter Rietmann (basso) e Rolf Antener (chitarra solista, congas).
L’ organista e pianista «Little» Fritz Trippel è il quinto Sauterelle solo dalla fine dello scorso aprile, ma non per questo considerato un principiante. Nei primi anni del rock and roll si è fatto un solido nome come pianista solista di boogie-woogie. Successivamente si è aggregato a vari gruppi, come «The Tremble Kids» e «Nick Killer and The Shakins». Prima di unirsi alle Sauterelles, Fritz ha suonato con «Berry Window and The Move-ments»”.
“I gelati che Toni e soci stanno gustando – precisa la (ingenua) didascalia della foto – sono frutto di ricette molto personali».
Quanto all’ album che in quell’ estate permise alla band di farsi apprezzare anche all’ estero, si tratta del già citato “View To Heaven”.
L’ edizione italiana di “Heavenly Club”
Dall’ originale dello splendido vinile, ricordiamolo, fu tratto il 45 giri ‘Heavenly Club’, che nell’ estate del 1968 rimase per ben tredici settimane nei ‘Top Ten’, sei delle quali al primo posto.
“Ticino Online”:
Toni, cosa ricordi delle registrazioni dell’ album?
«Per la prima volta entrammo in uno studio dotato di un otto piste… Eravamo elettrizzati! Calcola che i Beatles registrarono album straordinari su un quattro piste… Con noi in studio c’erano una sezione archi di sedici elementi, una sezione fiati, una dixieland band e un coro di bambini con cui – per cinque giorni interi – sperimentammo suoni… Furono istanti straordinari…».
Che musica ascoltavi durante il processo di lavorazione del disco?
«Qualche tempo prima di entrare in studio ruppi il gomito e per forza di cose dovetti fermarmi. Incominciai ad ascoltare musica barocca: mi colpì così tanto che non avrebbe non potuto influenzare “View To Heaven”…».
ALTRE (MERAVIGLIOSE)
IMMAGINI
LES SAUTERELLES WEBSIDE
LES SAUTERELLES OPEN AIR MEDLEY
LES SAUTERELLES A LIVERPOOL
TONI & DUEDE SOLISTI
Fra i vinili realizzati da Toni e Düde in qualità di solisti che conservo nella mia collezione con particolare gelosia ci sono l’ album “Information” di Toni e “Krokodil Solo” di Düde.
TONI …
recentemente ha pubblicato un libro, “Faccio quel che voglio”, e rinnovato il sito web.
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