PUNTATA … LEGALE
Apprestatevi a spostare di un’ ora in avanti le lancette dell’ orologio, sta per essere introdotta l’ ora legale.
Evento che sottolineeremo con un pezzo dal titolo che è un programma: “Out Of Time”, fuori tempo, di Chris Farlowe. Composto da Mick Jagger e Keith Richards e inciso pure dai Rolling Stones.
Puntata di “Non ho l’ età”, quella di domenica, all’ insegna dei favolosi Sixties.
Chris Farlowe (Out Of Time)
A seguire:
Swinging Blue Jeans (Hippy Hippy Shake), Lovin’ Spoonful (Do You Believe In Magic), Spencer Davis Group (Keep On Running), Young Rascals (Groovin’)
Doppietta dedicata all’ indimenticato cantante italo-francese Nino Ferrer. Due gettonatissimi brani:
Nino Ferrer (La pelle nera), Nino Ferrer (Al telefono)
Dopo Nino Ferrer, i Troggs con “I Can’t Control Myself”, in Italia ai tempi riinciso dai Nuovi Angeli con il titolo “Una caverna”.
Troggs (I Can’t Control Myself)
E ancora:
Otis Redding, (Sittin’ On The Dock Of The Bay), Sam & Dave (Soul Man), Procol Harum (A Whiter Shade Of Pale), Small Faces with P.P. Arnold (Tin Soldier), Beach Boys (Do It Again)
Vanity Fare, band britannica il cui più importante disco è “Hitchin’ A Ride”. Negli Stati Uniti il pezzo alimentò la mania del ballo Hitch Hitch, basato sul gesto dell’ autostop, agitare il pollice sporgente, danza per certi versi lanciata da Marvin Gaye nel 1963 con il brano “Hitch Hike”.
Vanity Fare (Hitchin’ A Ride)
Nel testo di “Indian Reservation“ si parla della difficile situazione degli indiani Cherokee, che nel 1838 furono fatti sfollare dai territori della Georgia a quelli di una riserva dell’ Oklahoma. Ecco perchè il frontman dei Raiders, Mark Lindsay, i cui antenati erano in parte nativi americani, insistette con la casa discografica per incidere il pezzo.
Raiders (Indian Reservation), Beatles (Get Back)
“CHE ORE SONO?”
A proposito di brani con riferimenti temporali, ce n’ è uno cui sono particolarmente affezionato: “Che ore sono?”, retro di “Mondo mio” dei Satelliti, fra i primi singoli ricevuti in regalo da ragazzo e che ancora gelosamente conservo.
Il cantante Roberto Guscelli – ne abbiamo ripetutamente parlato – ha pubblicato un imperdibile libro, “I Satelliti di Ricky Gianco. I ragazzi di via Bengasi” (Salomone Belforte Editore), libro che – precisa l’ autore – “non vuole essere la celebrazione di un gruppo musicale, quanto un viaggio nell’ atmosfera giovanile dei mitici anni Sessanta, quelli dei Beatles, dei Rolling Stones e di Woodstock”.
A Roberto ho posto alcune domande – confesso – destinate a soddisfare, più che la vostra, la mia curiosità, di appassionato collezionista di vinili e memorabilia.
L’ idea era di realizzare un lp, ma poi non se ne fece nulla. Avevate pezzi pronti nel cassetto? Se si, quali? Composizioni proprie o covers?
“Da un po’ di tempo si pensava ad un 33 giri e stavamo lavorando giusto per portare avanti questo progetto. Molti sarebbero stati dei pezzi nuovi di nostra composizione, oltre ai nostri successi maggiori già usciti (‘Finirà’, ‘La vita è come un giorno’, ‘Loro Sanno Dove’ ) e alcune cover – tra le quali ‘My Generation’ degli Who -, che a quei tempi funzionavano sempre”.
Mai pensato di produrre in proprio un cd dei Satelliti con rifacimenti o inediti?
Qualche provino, in particolare del periodo Ricordi, ci sarebbe ancora?
“C’ è stato un momento che abbiamo parlato di produrre in proprio un cd, questo dopo qualche anno che ci eravamo sciolti, ma poi non ne abbiamo fatto niente, presi ognuno dai propri impegni individuali, oltre che dalla difficoltà di riunirci, dato che il batterista Piero Baronti vive a Londra, Bob Ghiozzi, il tastierista diventato nel frattempo docente di Musicoterapia, è residente a Bolzano ed io, da trent’ anni giornalista, sono residente ad Aosta. Solo il chitarrista Franco Marcheschi e il bassista Giovanni Barontini infatti sono gli unici ad essere rimasti a Livorno, nostra città di origine”.
Ci sono negli archivi RAI video dei Satelliti?
“Si, qualcosa c’ è, come per esempio la nostra partecipazione a ‘Un disco per l’ Estate’ del 1967, una ripresa a Salsomaggiore per un programma televisivo in Rai con Ricky Gianco. Una nostra apparizione ad un programma televisivo serale con Mina fu stoppata all’ ultimo minuto perchè la canzone che dovevamo presentare, ‘Bababababa’ (cover di ‘With A Girl Like You’ dei Troggs, ndr), secondo la censura aveva un testo allusivo al sesso, così non andammo. A quei tempi succedeva anche questo…”
Gianco a parte, hai contatti con altri colleghi dell’ epoca?
“Oltre a Ricky, che sento spesso e incontro ogni volta che vado a Milano, ho ancora contatti con Gian Pieretti – al quale noi Satelliti facemmo la base musicale del ‘Vento dell’ Est’ – e Giovanni Poggio, batterista dei Ragazzi della via Gluck”.
Fai ancora, in qualche modo, musica? Se si, pensabile tornare sul palco (magari in Svizzera) per ricantare con una cover band perle come “Mondo mio”, “Che ore sono” e “Quando sei con me”?
“Si, faccio ancora musica, ma per me stesso, componendo, una cosa che mi viene spontanea e che mi piace coltivare. Possibilità di tornare tutti e cinque sul palco? No, non succederà. Siamo sempre stati restii a fare il revival di noi stessi. In quelli che ci hanno conosciuto e apprezzato, meglio lasciare i ricordi di come eravamo, di quello che nel breve spazio di cinque anni abbiamo fatto. Ogni cosa ha il suo tempo…”
DALLA “BOOGIE WOOGIE AGENCY” ALLA “YOU PRODUCTIONS”
Ventunesimo capitolo della cronistoria degli eventi musicali da me proposti nel tempo.
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IL ROCK AND ROLL
DI TERRY
Da un ritaglio di giornale del novembre 1989:
“Appuntamento d’ eccezione, quello che la Sezione moesana della Pro Grigioni Italiano, in collaborazione con World Music e You Productions, proporrà venerdi 17 novembre presso la Sala multiuso di Grono. Sarà
infatti di scena una delle migliori formazioni svizzere di rock and roll, Terry & The Hot Sox, che coglierà l’ occasione per presentare il nuovo ‘ellepi’, ‘Real Rock Drive’. Una proposta, come si può constatare, destinata ad una platea eterogenea, comprendente sia i giovanissimi sia chi ha già superato i famosi ‘anta’.
Il repertorio degli Hot Sox (la band è sorta agli inizi degli anni Ottanta) è, come detto, influenzato dalle idee musicali degli anni Cinquanta, da artisti quali Elvis Presley, tanto per fare un nome, ma è confezionato con i suoni di oggi. Durante gli spettacoli vengono ‘rivisitati’ brani dell’ epoca, ma anche e soprattutto eseguite canzoni firmate dai sette strumentisti, il cui ‘front man’ è il responsabile del settore musicale di Radio 21, Walter ‘Terry’ Senn”.
La band zurighese fece tappa, la sera seguente, sempre per iniziativa della basilese World Music e You Productions, alla Discoteca “Jumbo” di Faido.
Ecco, dopo aver assistito ai due concerti, cosa scrisse M.Ro. sul “Corriere del Ticino”:
“Una vecchia ‘Plymouth’ rossa degli anni Cinquanta al cui interno è stata sistemata una tastiera, un juke-box d’ annata messo in bella mostra, giacche in pelle ricolme di lustrini, nonché pettinature e mosse rigidamente ‘fifties’. Tutto questo il simpatico contorno che ha accompagnato la doppia esibizione ticinese di ‘Terry & The Hot Sox’, esibitisi venerdì sera a Grono e sabato sera alla discoteca Jumbo di Faido, dove hanno fatto rivivere, per la gioia dei numerosi appassionati, l’ inalterata magia dei ‘favolosi’ anni Cinquanta. Un’ epoca caratterizzata dal rock & roll che non aveva, nella maggior parte dei casi, una finalità solamente musicale, ma era considerato un modo di vivere, una vera e propria filosofia abbracciata da una grande moltitudine di adolescenti del mondo intero.
E nonostante siano passati ormai parecchi lustri, il fascino di questa musica ‘ruspante’, composta da semplici accordi e veloci riff di chitarra e basso, è rimasto pressoché immutato, soprattutto quando a proporla è una formazione in grado di calarsi completamente nel personaggio o rivisitando, non senza una pungente dose di ironia accompagnata però da un sano amore nei confronti di questo filone musicale, sia i ‘classici’ del settore (da Bill Haley ad Elvis Presley), oppure proponendo motivi propri che però, pur trattando di argomenti dei nostri giorni, ricalcano, fedelmente la musicalità di quei tempi.
La ‘Plymouth’ rossa di Terry e, dietro, il piano
Ed è quanto hanno fatto gli scatenatissimi Hot Sox guidati da Walter ‘Terry’ Senn, che hanno riproposto canzoni ‘datate’, tratte prevalentemente dai repertori di Elvis Presley, Chuck Berry e Jerry Lee Lewis ed altre, di recente composizione ed incluse nei loro lp tra cui il recentissimo ‘Real Rock Drive’, che costituisce un simbolico omaggio ad uno dei grandi del r’n’r, Bill Haley:
il tutto infarcito di simpatiche coreografie (nella canzone ‘Rock Planet’ Terry è comparso sul palcoscenico travestito da astronauta, in un altro motivo ha finto una lunghissima conversazione telefonica con un commissariato di polizia, girovagando con questo telefono-microfono tra il pubblico seduto in sala…) che hanno contribuito a riscaldare ulteriormente l’ ambiente.
Il supporto di una band composta da ottimi elementi (tra cui il sassofonista Alan Solomon ed il bassista Heinz Krapf) ha poi creato un ricco tappeto sonoro sul quale l’ indiscussa ’verve’ di Terry ha potuto costruire una serie di esilaranti situazioni coinvolgendo direttamente il pubblico che più volte è stato colto da una febbrile voglia di scatenarsi dinnanzi alle loro trovate.
Niente di nuovo sotto il sole, si potrebbe dire a commento della loro apparizione in Ticino, niente di nuovo ma solo vecchio sano e robusto rock and roll che ha però il pregio di proporre, senza nessunissima pretesa filosofica e trascendentale, del sano divertimento per tutti: nostalgici dei bei tempi andati, ma soprattutto frotte di giovanissimi in grado di apprezzare un genere musicale che, nonostante il passare degli anni e delle mode, è ancora lungi dall’ aver esaurito tutte le sue potenzialità”.
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Alla prossima e … siateci!
Giorgio