PRIMI AMORI
La prima band, a livello locale, di cui mi sono appassionato?
I Monks, complesso (come si diceva allora) da ballo. Per me, poco più che quindicenne, però, quasi i Beatles!
La prima intervista, con Orlando Gallarotti nei pressi del locale prove di via Carmagnola, ad Arbedo
È a loro che ho dedicato i primi scritti, temi scolastici generosamente ospitati da settimanali e mensili, tra cui “Illustrazione Ticinese” e “Teleradio 7”, “articoli” ispirati da quelli, non meno ingenui, pubblicati dalle riviste di tendenza dell’ epoca, “Giovani” e “Ciao Amici” in prima linea.
I Monks, vincitori del (primo ed unico) Festival complessi di Noranco 1969: Ovidio Ravelli (batteria), Daniele Gozzer (sax), Ernesto (basso), Antonio Allegrini (chitarra), Armando Fiala (tastiere) e Orlando Gallarotti (cantante)
Ed è ai Monks, ancora, che devo le prime conquiste in ambito sentimentale, per la precisione al cantante Orlando “Checco” Gallarotti, autore di alcune foto del sottoscritto davanti ai tamburi dell’ ignaro batterista Ovidio Ravelli, foto servite a rendermi importante agli occhi di una ragazzina che incontravo sul treno ad ogni rientro dal collegio di Zugo in cui studiavo.
IL CONCORSO COMPLESSI
DI NORANCO
Avendo vinto il Festival complessi di Noranco, nel 1969 avrebbero persino dovuto incidere un disco.
Ma erano altri tempi e Milano sembrava lontana quanto la Cina, cosicché non se ne fece niente.
Rimane comunque la soddisfazione di essere stati per anni fra i più amati e richiesti gruppi da ballo della Svizzera italiana, aver riempito locali e campetti di calcio pure al di fuori dei confini regionali.
Con Leo Sardo, ospite d’ onore del festival
Leo Sardo, di Carbonia, nel 1966 partecipò al Festivalbar e a Un disco per l’estate, popolarissime manifestazioni canore estive italiane.
“CHECCO”
Così lo descrissi su “Illustrazione Ticinese”:
“Non alto, capelli lunghi per condiscendenza alla nuova moda e una grande carica di simpatia: Checco.
L’ abbiamo scovato in un angolo del locale dove si reca per le prove col suo complesso. Seduto sull’ amplificatore, spartito alla mano e il microfono a portata di bocca, sta discutendo animatamente con gli amici.
Orlando è il suo vero nome.
Ha incominciato a cantare due anni fa in una sala da ballo.
Dotato di una voce particolarmente bella e calda, non ha impiegato molto per farsi conoscere.
Nonostante le venti primavere, ha conservato la figura del ragazzino terribile, è difficile rimanere seri con lui.
Adora le automobili sportive e la sua ragazza, ma gli piace moltissimo anche il Rhythm and Blues.
Semplici i suoi progetti per l’ avvenire. Per il momento continua con il lavoro, che gli dà soddisfazioni. Più tardi, se tutto andrà bene, inciderà un disco.
Essendo le manifestazioni canore da noi piuttosto rare, per ora è impegnato in Lombardia. Gelosissimo della sua voce, frequenta, due volte per settimana, un corso di musica durante il quale alle nozioni di canto abbina l’ allenamento con il solfeggio.
Quando Checco canta, la sua voce echeggia negli amplificatori regolati al massimo e i vetri dei locali vibrano paurosamente, quasi vogliano rompersi. Di tanto in tanto abbassa lo sguardo, poi riprende a fissare il soffitto intensamente e a battere il tempo con un piede”.
ATTENTI A QUEI DUE!
Più di cinquant’ anni dopo, “Checco” Gallarotti e Antonio “Tonino” Allegrini, il chitarrista, hanno riscoperto il piacere di fare musica insieme.
“Tonino” on guitar
A dare loro il “la”, il recente documentario realizzato da Paolo Vandoni per “Storie” (RSI), occasione per ritrovarsi e progettare nuove avventure.
Tolta la polvere a una trentina di pezzi facenti parte del repertorio dei Monks, brani rigorosamente anni Sessanta, in prevalenza di solisti e gruppi italiani, il 15 luglio dello scorso anno i due si sono esibiti al Grotto Pippo di Lodrino, prima esibizione in pubblico dopo tanto tempo.