TEMPO
Puntata speciale, quella che andrà in onda su Radio Ticino domenica dalle 13:00 alle 14:00 e dalle 20:00 alle 21:00, confezionata con brani contenenti, nel titolo o nel testo, riferimenti temporali.
Aperta dalla punk band britannica Undertones con “Here Comes The Summer”.
Altri pezzi dedicati all’ estate:
Lovin’ Spoonful (Summer In The City), Mungo Jerry (In The Summertime), Joe Dibrutto (Estate d’ istanti), Skar & Manfree, Marvin X, Bobby Solo (Domenica d’ agosto), Aphrodite’s Child (Spring, Summer, Winter & Fall), Hollies (The Day That Curly), Beatles (Eight Days A Week), Beatles (Day Tripper), Rolling Stones (Ruby Tuesday), Moody Blues (Nights In White Satin), David McWilliams (Days Of Pearly Spencer), Chicago (Saturday In
The Park), Kinks (Sitting In The Midday Sun), Kirsty MacColl (Days),
Taron Egerton (Saturday Night’s Alright For Fighting).
“Non ho l’ età” può essere seguito anche televisivamente, sintonizzandovi su https://radioticino.com/tv/
GRAZIE, “CHECCO”!
“Checco” Marsella, ex tastierista dei mitici Giganti, è uno di quegli artisti che non deludono mai. Al recente, ottimo CD “Una grande canzone” ha fatto seguire, per iniziativa di Luigi Mattarelli e della figlia Helga, titolare delle edizioni musicali HGM, un altrettanto imperdibile produzione, un singolo, “L’ Aquilone”, inciso con Francesca Muja e di cui ho parlato in una precedente Newsletter.
In settimana l’ amico romagnolo me ne ha fatta pervenire una copia, che, come i tantissimi vinili raccolti nel corso del tempo, conserverò gelosamente.
Disco a tiratura limitata, per cui gli interessati all’ acquisto devono contattare direttamente il produttore. Questi i numeri (WhatsApp):
00 39 348/0384868 – 0039 338/8733943.
I NEW TROLLS E LA SVIZZERA ITALIANA
Se ben ricordo, la prima volta che i New Trolls avrebbero dovuto fare tappa nella Svizzera italiana è nell’ ottobre del 1977, concerto in programma in un capannone di via Mirasole a Bellinzona.
Condizionale d’ obbligo, perché la band, poco prima di mettersi in viaggio, gettò la spugna, facendo sapere che erano subentrati importanti impegni televisivi: la partecipazione, con Ornella Vanoni, alla Mostra internazionale di musica leggera “Gondola d’ Oro” di Venezia.
Il suo posto fu preso dagli altrettanti validi, ma (allora) da noi ancora poco apprezzati, Area di Demetrio Stratos, accolti, più che da applausi, da fischi.
Alcuni mesi dopo, 9 gennaio del 1978, i genovesi furono ingaggiati dal Teatro Apollo Kursaal, dove si esibirono con la Vanoni. Concerto nel corso del quale eseguirono brani tratti dal doppio album “Io dentro, io fuori”, inciso con la cantante milanese.
Concerto che non piacque al famoso critico Giuseppe Biscossa, il quale, sul “Giornale del Popolo” dell’ 11 gennaio 1978, scrisse:
«All’ aprirsi del sipario, lunedì sera nel Teatro Apollo gremito fin sugli strapuntini, uno spettacolo invero non comune per il “recital” d’ una cantante di musica leggera.
Nello spazio del palcoscenico alcuni nuclei in forma di elementi geometrici, ciascuno nido d’ uno strumento musicale o d’ un insieme di strumenti. E, su quei blocchi geometrico-sonori, un guizzare di luci, in parte scaturenti da un riflettore,
in parte sgorganti da fonti luminose incorporate. Una vasta macchina che faceva
da quasi avveniristico sfondo alla figura somaticamente patetica di Ornella Vanoni e che, ci si aspettava all’ inizio, ne avrebbe accompagnato la voce nell’ esecuzione di quelle canzoni che l’ hanno resa celebre e di quelle del “nuovo corso”, senza più “mala”, ma con molto amore in primo piano. Poi cominciò il concerto della gentile creatura e di quelli che lei chiamava i suoi “ragazzi”.
E allora la macchina si trasformò nel “rumorarmonio” dai trenta mezzi fonici inventato sessantacinque anni fa dal futurista Luigi Russolo, e la bocca di Ornella in una fauce di drago ululante su sterminate praterie antidiluviane.
Non che i musicisti non fossero valenti, non che la cantante non sapesse porgere le proprie interpretazioni con mimica e dizione suasive. No, si trattava semplicemente del fatto che il sistema di diffusione sonora del complesso ospite era stato lasciato al volume massimo, quello – abbiamo sentito dire – destinato al teatro lirico di Milano, capace di circa quattro volte gli spettatori del “Cìvico” Apollo luganese.
Le parole perdevano il loro significato nell’ urto violento contro i timpani, e le note diventavano solamente rumori traboccanti di decibel. E tutta la sala si trasformava nell’ ambiente fonico d’ una sagra in mezzo a cui abbia fatto irruzione un toro infuriato.
A Lugano, si sa, il pubblico applaude sempre: specie quando non capisce, ritenendo sia qualcosa di “nuovo” su cui bisogni aggiornarsi al più presto con il consenso. Ma nel ridotto, durante l’ intervallo, si ribellava alla propria acquiescenza e imprecava a quella tregenda di suoni che sarebbe potuta essere evitata facilmente, solo girando il bottone del volume.
Noi non possiamo pronunciarci sulla verità di quanto s’ affermava in quelle discussioni: cioè gli impresari di musica leggera ospiti fissano inesorabilmente il volume a cui devono essere diffuse in sala le loro esecuzioni sia “in diretta”, sia in “play back”. Sappiamo, però, che è doveroso per chi riscuote un prezzo
d’ ingresso tutelare i timpani del pubblico contro lo strazio fattone in nome del “prestigio volumetrico”.
A questo rilievo, aggiungiamo solo che quando la Vanoni e i New Trolls, incidentalmente, hanno cantato con un volume “umano”, hanno fatto rimpiangere la bellissima serata che si sarebbe potuta godere se tutto fosse stato tenuto a quel livello fonico ragionevole ed armonico».
Nel febbraio del 1984 i Trolls tornarono nella Svizzera italiana per prendere parte
a un programma della Televisione della Svizzera Italiana, “Sale e pepe”, cui pure
io ero stato invitato in qualità di ospite. Ne approfittai per intervistare il leader,
l’ indimenticato Vittorio De Scalzi.
IL VETO DI MOGOL
Da poco era stato pubblicato l’ lp ”America OK”, con la regia di Mogol, il quale, non si sa perché, aveva imposto ai musicisti di girare alla larga dai giornalisti. Intervista, dunque, realizzata, in barba alle disposizioni del mitico paroliere, diffusa dalla Radio della Svizzera Italiana e, in seguito, in parte ripresa dall’ “Eco di Locarno”.
Vittorio De Scalzi
La copertina dell’ album e i New Trolls in posa per il fido fotografo Massimo Pacciorini-Job: Gianni Belleno, Ricky Belloni, Nico Di Palo e Vittorio De Scalzi
Lavorare con Mogol …
«È stata un’ esperienza positiva, che ha lasciato in noi un bel segno, anche se
all’ inizio abbiamo avuto qualche difficoltà nel comunicare. Probabilmente ciò è successo perché Mogol era abituato a lavorare più con artisti singoli che con un gruppo. Dopo la realizzazione del primo pezzo, però, ci siamo sciolti, trovandoci benissimo».
È un paroliere-dittatore, come sostiene qualcuno?
«Direi di no, anche se, avendo idee molto, molto chiare, può permetterselo. È proprio per questo motivo che inizialmente c’ è stata un po’ di tensione, ma in seguito, accorgendoci che quasi sempre aveva ragione lui, non abbiamo più avuto l’ impressione di trovarci sotto una dittatura, si è operato in perfetto accordo».
Secondo te, quali sono gli aspetti del nuovo album che vanno evidenziati?
«Mah, è difficile rispondere. Intanto diciamo che è un disco meno corale, abbiamo usato molto meno le armonizzazioni vocali, siamo stati un po’ più sintetici, diretti verso una musica più moderna (non elettronica, però). Seguiamo continuamente
l’ evoluzione della musica, non vogliamo radicarci troppo in quel che eravamo. Ci siamo sempre evoluti, questa volta in modo felicissimo. C’ è stata una fusione positiva, è nata una musica con meno fronzoli».
A proposito di evoluzione, ce n’ è stata una pure sul piano dell’ immagine, del look…
«Anche questo è un discorso di sintesi. Attraverso l’ evoluzione graduale siamo passati dal barocco (capello lungo col ricciolo, oppure la giacca con tanti bottoni) alla semplicità (capelli corti, vestito semplice, giacca-cravatta, martingala tipo vecchi Beatles). Ovviamente ci siamo affidati a degli stilisti, nulla è stato fatto in modo casuale».
Ho l’ impressione che ai New Trolls l’ estero, inteso come mercato, interessi meno che a tanti loro colleghi.
«Noi abbiamo avuto un periodo di grande successo all’ estero, prima con “Concerto grosso”, poi con una serie di cose che abbiamo fatto in maniera
leggermente “discomusicheggiante”. Abbiamo venduto in Spagna, in America del Sud, in Germania. In Italia c’ è adesso una preoccupante crisi non solo discografica, ma pure a livello di concerti, per cui il nuovo LP uscirà all’ estero,
ma promozionalmente non saremo noi a curarlo, ci penseranno altre persone. Se poi l’ album funzionerà, allora ci muoveremo. Per ora preferiamo concentrarci
sull’ Italia; abbiamo in programma una tournée teatrale, che non vivevamo più da anni, perché si andava sempre negli stadi o nei palasport, dove l’ acustica è drammatica. Il nuovo look e, soprattutto, la nuova musica, potranno essere
apprezzati maggiormente nei teatri. Se vuoi, è un po’ come ascoltare dischi servendosi di un buon HiFi».
Si parla tanto della crisi discografica: sarà possibile uscirne?
«Un modo c’ è: proporre buoni prodotti, cose vere. Puntare su artisti realmente dotati di talento e aiutarli concretamente. Lasciare da parte i cantanti belli ma con la brutta voce e i finti personaggi».
Al festival “Feedback”
Altre tappe dei New Trolls nella Svizzera italiana da ricordare: Ambrì, pista di pattinaggio, il 7 luglio 1984, e Bellinzona, festival “Feedback” in piazza del Sole, da me ideato e organizzato, il 6 settembre 1991.
Loro concerti dalle nostre parti ce ne sono stati – e ce ne saranno – pure in seguito, ma li considero meno interessanti, in quanto tenuti da quelle che definirei tranquillamente “coverbands”, seppure composte da ottimi musicisti e guidate da ancora pimpanti elementi originali.
JIMI E IL FESTIVAL DI ATLANTA
Martedì, alle 23:25, Rai 5 metterà in onda il documentario, diretto da John McDermott, “Jimi Hendrix Electric Church”, che ricostruisce il festival passato alla storia come la “Woodstock del Sud” e riconosciuto come l’ ultimo grande rock festival dell’ era hippie.
4 luglio 1970: il più venerato chitarrista rock della storia sale sul palco dell’ Atlanta Pop Festival davanti a una folla di 300.000 spettatori
Il film contiene la performance (in 16mm a colori) di Jimi Hendrix nel giorno dell’ Independence Day, a sole dieci settimane dalla sua prematura scomparsa, e include classici come “Hey Joe”, “Voodoo Child (Slight Return)”, “Purple Haze”, “Freedom” e “Straight Ahead”, all’ epoca inedite e destinate a far parte del disco a cui il chitarrista stava lavorando quell’ estate.
GUARDA IL TRAILER
Alle immagini storiche, attentamente restaurate, si alternano interviste a Paul McCartney, Steve Winwood, Rich Robinson, Kirk Hammett, Derek Trucks e Susan Tedeschi.
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Giorgio