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I SATELLITI

Ultimo aggiornamento 23 Maggio 2024

DAI CRICKER’S
AI SATELLITI

I primi passi Roberto Guscelli e soci li muovono a Livorno,
negli anni Sessanta, come The Cricker’s.

Dopo innumerevoli concerti nella loro Toscana,
l’ impresario che li gestisce fugge con gli incassi,
lasciandoli senza una lira e con l’ albergo
da pagare.

Rimuginando sul da farsi, la band fa tappa a Certaldo (FI),
dove è di scena un già molto gettonato Ricky Gianco.

L’ impresario del milanese, ascoltando il racconto dei ragazzi
(di cui da tempo è amico), propone al proprio pupillo di
farli suonare a fine concerto, con la speranza di così loro
procurare un contratto da parte del proprietario del
locale. Gianco accetta di buon grado. E fa bene.

La serata è un successone, i Cricker’s piacciono tantissimo,
pure a Gianco, al punto che decide di ingaggiarli come
suo complesso di accompagnamento.

E’ il 1964, abbandonato il primo nome, i Criker’s
diventano I Satelliti.

I SATELLITI
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Nel 1965 pubblicano, per l’ etichetta Jaguar, “Finirà”,
versione italiana di “For Your Love” degli Yardbirds,
che vende bene.

Segue l’ importante ingaggio al Piper Club di Roma,
dove I Satelliti si esibiscono per un mese di fila.

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Cartolina pubblicitaria Ricordi

I SATELLITI

L’ anno successivo, passati alla Ricordi, esce “Perché non
scegli me”, cover di “You Didn’t Have to be So Nice” dei
Lovin’ Spoonful; sul retro, “La vita è come un giorno”,
versione italiana di “Catch the Wind” di Donovan.

I SATELLITI
“Ragazzi, ecco un’ offerta straordinaria più straordinaria del
solito: un meraviglioso 
33 giri “tutto beat” (Ricordi), a sole
1980 lire. Dodici complessi famosi vi 
presentano le loro più
belle incisioni: un microsolco, dunque, che non 
può
assolutamente mancare nella vostra discoteca”.

(Edizione speciale per i lettori della rivista “Giovani”)

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Sarà “La vita è come un giorno”, contenuto in alcune raccolte
della Ricordi e ristampato, in anni recenti, su CD, a far
vincere ai Satelliti la “G” d’ oro, ambìto premio assegnato
dalla rivista “Giovani” attraverso una votazione da parte
dei lettori.

Il lancio del brano avviene durante la tournée italiana di
Antoine, tournée alla quale i Satelliti  partecipano
come “spalla” del francese.

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Sempre nel 1966, “Babababa-ba”, cover di  “With a Girl Like
You“ dei Troggs; sul retro “Quando sei con me”, fra i cui
autori c’ è il cantante della band, Roberto Guscelli.

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Nel 1967 i livornesi partecipano a “Un disco per l’ estate”,
popolarissima gara  canora radiotelevisiva,
con “Mondo mio”.
I SATELLITI

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Da sinistra, Bob Ghiozzi (tastiere), Franco Marcheschi
(chitarra), Giovanni Barontini (basso), Roberto Guscelli
(chitarra e voce) e Piero Baronti (batteria)

Passati all’ etichetta RT Club, nel ’68, pubblicano “Loro sanno
dove”, cover di “Holiday” dei Bee Gees; sul retro,
“Lo scatenato”, colonna sonora dell’ omonimo film
con Vittorio Gassman.

Fanno seguito tantissimi altri concerti in tutta Italia
e passaggi televisivi, dopodiché, però, principalmente
per divergenze di tipo artistico (concernenti il
percorso musicale per cui optare), si conclude
la breve ma intensa carriera dei Satelliti.

DALL’ ALBUM DI
ROBERTO GUSCELLI

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Eden Club, Modena

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Piper, Roma

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Piper, Milano

IL LIBRO

Roberto Guscelli, seguendo l’ esempio di illustri colleghi
(Dall’ Aglio dei Ribelli, Benassi dei Corvi, Papes dei
Giganti, Adda dei Kings, Copellini dei Nomadi e
tantissimi altri), ha pubblicato un libro, “I Satelliti
di Ricky Gianco. I ragazzi di via Bengasi”
(Salomone Belforte Editore). 

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Nel frattempo, qualche nota sul libro, che – si legge nella prefazione –
“non vuole essere la celebrazione di un gruppo musicale, quanto un
viaggio nell’ atmosfera giovanile dei mitici anni Sessanta, quelli
dei Beatles, dei Rolling Stones e di Woodstock.

Le truppe americane appena ritornate in patria avevano
lasciato a Livorno, oltre alle cicatrici della guerra, quella
musica che tanto ammaliava le nuove generazioni
e inorridiva i genitori. Si respirava un’ aria nuova,
che come un libeccio avrebbe spazzato via,
nell’ arco di un paio di lustri, i vecchi
“stornellatori” del cosiddetto “bel canto all’ italiana”;
un cambiamento rinforzato da dischi e film che
giungevano dagli States, dove i protagonisti
erano giovanissimi cantanti.

In ogni rione di Livorno nacquero diversi gruppi, un po’
per emulazione, un po’ ‘per far colpo sulle ragazze’,
ma anche per vera passione musicale, quella
passione che improvvisamente faceva
passare tutto il resto in second’ ordine. 

Voglia di avventura, dunque, un’ avventura senza una
certezza né un futuro. Sì, perché vista la numerosa
concorrenza, arrivare al disco e alla tv era come
un salto nel vuoto, che molti tentarono, convinti
e caparbi, pronti ad affrontare l’ ignoto,
un ignoto fatto di fregature, delusioni, ma
per alcuni dell’ agognato successo”.

“A volte la vita è strana: noi, allora col nome The Criker’s,
grazie a una fregatura colossale – prosegue Guscelli –
trovammo la via per arrivare al successo, incontrando
per puro caso Ricky Gianco, uno dei più popolari
cantanti di quegli anni.

Questo libro è un viaggio che riporta – magari
con un po’ di nostalgia – i ‘non più giovani’ a
quei tempi spensierati, mostrando ai giovani
di oggi uno spaccato di vita degli anni
Sessanta, dove anche i sogni a volte
diventavano realtà…”.

A ROBERTO …

ho posto alcune domande – confesso – destinate a soddisfare,
più che la vostra, la mia curiosità, di appassionato
collezionista di vinili e memorabilia.

I SATELLITI
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L’ idea era di realizzare un lp, ma poi non se ne fece nulla.
Avevate pezzi pronti nel cassetto? Se si, quali? Composizioni
proprie o covers?

“Da un po’ di tempo si pensava ad un 33 giri e stavamo
lavorando giusto per portare avanti questo progetto. Molti
sarebbero stati dei pezzi nuovi di nostra composizione,
oltre ai nostri successi maggiori già usciti  (‘Finirà’,
‘La vita è come un giorno’, ‘Loro Sanno Dove’ ) e alcune
cover – tra le quali ‘My Generation’ degli Who -, che
a quei tempi funzionavano sempre”.

Mai pensato di produrre in proprio un cd dei Satelliti con
rifacimenti o inediti? 
Qualche provino, in particolare del
periodo Ricordi, ci sarebbe ancora?

“C’ è stato un momento che abbiamo parlato di produrre
in proprio un cd, questo dopo qualche anno che ci eravamo
sciolti, ma poi non ne abbiamo fatto niente, presi ognuno
dai propri impegni individuali, oltre che dalla difficoltà
di riunirci, dato che il batterista Piero Baronti vive
a Londra, Bob Ghiozzi, il tastierista diventato nel
frattempo docente di Musicoterapia, è residente a

Bolzano ed io, da trent’ anni giornalista, sono residente
ad Aosta. Solo il chitarrista Franco Marcheschi e il
bassista Giovanni Barontini infatti sono gli unici
ad essere rimasti a Livorno, nostra città di origine”.

Ci sono negli archivi RAI video dei Satelliti?

“Si, qualcosa c’ è, come per esempio la nostra partecipazione
a ‘Un disco per l’ Estate’ del 1967, una ripresa a
Salsomaggiore per un programma televisivo in Rai con
Ricky Gianco. Una nostra apparizione ad un programma
televisivo serale con Mina fu stoppata all’ ultimo minuto
perchè la canzone che dovevamo presentare, ‘Bababababa’
(cover di ‘With A Girl Like You’ dei Troggs, ndr), secondo
la censura aveva un testo allusivo al sesso, così
non andammo. A quei tempi succedeva anche questo…”

Gianco a parte, hai contatti con altri colleghi dell’ epoca?

“Oltre a Ricky, che sento spesso e incontro ogni volta
che vado a Milano, ho ancora contatti con Gian Pieretti
– al quale noi Satelliti facemmo la base musicale del
‘Vento dell’ Est’ – e Giovanni Poggio, batterista dei
Ragazzi della via Gluck”. 

Fai ancora, in qualche modo, musica? Se si, pensabile
tornare sul palco (magari in Svizzera) per ricantare
con una cover band perle come “Mondo mio”,
“Che ore sono” e “Quando sei con me”?

“Si, faccio ancora musica, ma per me stesso, componendo,
una cosa che mi viene spontanea e che mi piace coltivare.
Possibilità di tornare tutti e cinque sul palco? No, non
succederà. Siamo sempre stati restii a fare il revival
di noi stessi. In quelli che ci hanno conosciuto e apprezzato,
meglio lasciare i ricordi di come eravamo, di quello che
nel breve spazio di cinque anni abbiamo fatto. Ogni
cosa ha il suo tempo…”

 

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