LADDOVE GLI ALTRI NON SCAVANO
Saranno gli Empty Hearts, una garage band a stelle e strisce, con “Don’t Want Your Love, If You Don’t Want Me”, ad aprire la puntata di domenica di “Non ho l’ età”, in onda su Radio Ticino dalle 13:00 alle 14:00 e dalle 20:00 alle 21:00.
A seguire:
Weeklings ft Peter Noone (Mr Soul Satisfaction), Mott The Hoople (All The Young Dudes), Supertramp (My Kind Of Lady), Eric Clapton (Lay Down Sally), Oasis (Don’t Look Back In Anger), Jeff Lynne’s ELO (Help Yourself), Rino Gaetano (Gianna), Rod Stewart (Ain’t Love A Bitch), Rod Stewart & Jools Holland (Almost Like Being In Love), Guess Who (Albert Flasher), Paul Heaton (Fish ‘N’ Chip Supper), John Fogerty (Blue Boy), John Fogerty ft Bruce Springsteen (When Will I Be Loved), Ringo Starr (Gonna Need Someone).
“Non ho l’ età”
Ricordo, è, idealmente, la continuazione dello storico e seguitissimo “Galassia Sessanta”, per decenni andato in onda sulla Rete Uno della RSI.
L’ ho scherzosamente sottotitolato “Quasi programma di archeologia musicale” perché ogni puntata viene confezionata con brani/video in parte un po’ dimenticati, in parte che, nelle versioni proposte, raramente o mai è possibile ascoltare alla radio/televisione, brani, anche recenti, appartenenti ad artisti, generi, epoche e paesi diversi. Un’ offerta che va dal rock al soul, dallo ska alla bubble gum music, dal reggae alla disco, insomma in grado di soddisfare i gusti di un eterogeneo pubblico.
“Non ho l’ età” può essere seguito pure televisivamente, sintonizzandovi su https://radioticino.com/tv/
“My Kind Of Lady”
Come avrete letto, fra i pezzoni che ascolterete domenica c’ è anche questo dei Supertramp , titolo facente parte del secondo singolo estratto dall’ album del 1982 “… Famous Last Words …”, ballata d’ amore mid-tempo in stile anni ’50.
Quanto al video che andrà in onda, è stato diretto da Kenny Ortega, il quale ha proposto ai membri della band di vestirsi come un gruppo doo-wop/rock degli anni ’50 e rasarsi barba e i baffi. Riprese effettuate, però, senza il cantante e tastierista Roger Hodgson, arrivato tardi sul set.
Brindiamo!
Nel 1980 con il sassofonista John Helliwell, quello con gli occhiali, vero gentleman inglese, realizzai, con la mia “YOU Productions”, uno “speciale” per l’ allora Televisione della Svizzera Italiana.
Girammo le scene nella camera d’ albergo zurighese in cui alloggiava, fingendo di conversare al telefono, John seduto su una poltrona, io fuori, in corridoio. A un certo punto dell’ intervista, un cameriere cui poco prima delle riprese era stato chiesto di procurare dell’ acqua minerale irruppe sul set senza bussare, disturbando così il lavoro di regista, cameraman e fonico.
John prontamente, evitando in questo modo che le riprese venissero interrotte, esclamò: «Sai, Giorgio, è arrivato l’ impiegato dell’ albergo con la bottiglia di vino che gentilmente mi hai inviato. Quando riappenderò la cornetta, brinderò alla salute vostra». Sospiro di sollievo e prolungati applausi da parte della troupe una volta finito di girare. Poi brindammo, e questa volta (foto di Massimo Pacciorini-Job) per davvero.
A proposito di “…Famous Last Words… “, ultimo album inciso con Roger Hodgson, che lasciò la band dopo il tour promozionale per intraprendere la carriera di solista, molti interpretarono il titolo e l’ immagine di copertina come un’ indicazione poco velata che i Supertramp si stessero sciogliendo.
Fu Helliwell a spiegare il vero significato del titolo:
«Volevamo una frase che avesse una relazione con quello che stavamo facendo, ma fosse enigmatica allo stesso tempo. Ci sono sempre piaciuti titoli enigmatici come “Crime of the Century”… Pensavamo che questo LP dovesse essere veloce. Avremmo dovuto provarlo e registrarlo in fretta, mentre alla fine richiese più tempo di ogni altro album, perciò dovemmo rimangiarci le nostre parole».
SYD ED I PINK
“Testa matta ride. La vita di Syd Barrett, il diamante pazzo dei Pink Floyd” è il titolo dell’ intrigante originale radiofonico in onda, ogni sera alle 20:00 e fino a lunedì 7 ottobre, su Rete Due.
Musiche originali composte ed eseguite da Giacomo Carini, presa del suono, sonorizzazione ed editing di Yuri Ruspini, regia di Giorgio Ginex, produce Francesca Giorzi.
Se chiedi chi era Syd Barrett, ti diranno che è stato il fondatore e leader dei Pink Floyd, cantante, chitarrista ed autore dei singoli che li hanno fatti conoscere e del loro primo album “The Piper at the Gates of Dawn”, il disco che ha proiettato la band dallo scantinato-sala prove della casa nel nord di Londra dove Roger Waters, Nick Mason, Richard Wright e Barrett vivevano ai tempi dei primi (che furono anche gli ultimi) anni di università, fino alle vette del successo commerciale e di critica, influenzando con un nuovo genere psichedelico di matrice britannica musicisti emergenti che avrebbero scritto pagine fondamentali della musica rock pop di fine 900 e oltre. David Bowie, Jimmy Page, Brian Eno, sono solo alcuni dei giganti che hanno dichiarato di dovere tanto al genio di Cambridge che all’vetà di quattordici anni da autentico autodidatta imbracciò la sua prima chitarra in compagnia del grande amico, e poi sostituto, David Gilmour esplorando nuovi modi di concepire la musica bianca partendo dalle immancabili radici blues. Se chiedi chi era Syd Barrett ti diranno che ad un certo punto è stato allontanato dagli stessi compagni di band per l’ ingestibilità dovuta all’buso di LSD che lo ha portato ad una condizione di follia senza via di ritorno. Se chiedi chi era Syd Barrett alcuni (i più autentici estimatori) ti diranno che era dotato di un promettente talento per la pittura che è stata sua compagna per tutta la vita, anche dopo il suo addio alla musica. Fino a qui la “versione ufficiale”, quella cara alla stampa e ai media che hanno spesso superficialmente raccontato Syd come un ragazzo ridottosi allo stato vegetale dopo il crollo psicologico attribuibile all’ abuso di sostanze psicotrope, ad un precoce depauperamento creativo e alla marginalizzazione decretata dallo show business.
Siamo sicuri che la “versione ufficiale” sia quella più fedele agli accadimenti che portarono Syd, innovatore assoluto, a liberarsi delle vesti di rock star? Tale spoliazione è stata una scelta in buona parte volontaria e consapevole o, al contrario, fu completamente imposta da circostanze non dovute alle intenzioni di uno dei musicisti più influenti della musica “elettrica” che negli anni’ 60 ha plasmato il brano “Vegetable Man” poi riconosciuto come l’ embrione del punk, che ha definito gli stilemi della psichedelia, che ha suggellato i canoni melodici dell’ alternative rock ?
Ovunque si trovi adesso, Syd, la “Testa Matta”, sa di non essere quello che molti pensano lui sia o sia stato. E ride.
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Alla prossima e … siateci!
Giorgio