TI INSEGNO COME SI FA …
Nel locale scuola per batteristi di Mantova con Gianni durante
le riprese del documentario “Giorgio Fieschi, la musica che
gira intorno” (Televisione della Svizzera Italiana).
LA RISTAMPA DI “SERA-MATTINA”
L’ etichetta Love Records di Detto Mariano dovrebbe
ristampare, per gli amanti del vinile e i collezionisti,
“Sera-Mattina”, del 1972, primo lp solista di Gianni.
Lp dal sapore progressive realizzato in parte a casa sua,
in parte negli Studi Phonogram e ristampato nel
1993 su CD dalla Mellow.
Retrocopertina
PRIMA C’ ERA IL VOLO …
Gianni con Alberto Radius (chitarra), Bob Callero (basso),
Vince Tempera (tastiere), Gabriele Lorenzi (tastiere) e
Mario Lavezzi (chitarra).
SOGNAVO DI FARE
IL BATTERISTA
Da ragazzo sognavo una carriera come batterista, più
che altro per fare colpo sulle ragazze. Il mio modello?
Gianni “Cocaina” Dall’ Aglio dei Ribelli di Adriano
Celentano.
Il primo vinile della band per cui persi la testa è
“Chi sarà la ragazza del Clan?”, cover di “Keep On
Dancin'” di Brian Poole And The Tremeloes, pezzo
il cui attacco ancora oggi, di tanto in tanto,
tamburellando con mani e piedi, con scarsi
risultati tento di imitare
(questo il retrocopertina del vinile).
Fra i tanti altri titoli che ai tempi mi
mandarono in visibilio ci sono “Ribelli”,
“Ehi … voi!” e lo stravagante, ma
potente “Enchinza Bubu” (idem), fra
i primi pezzoni italiani di rock
demenziale.
Anziché darmi a piatti a tamburi,
sono invece diventato giornalista,
peraltro con entusiasmo e raccogliendo
grosse soddisfazioni. Idealmente
appese le bacchette al chiodo, non ho
però mai rinunciato all’ idea di
conoscere Gianni. E questo sogno
si che si è avverato!
Ci siamo incontrati e, da subito,
diventati fraterni amici.
Non solo, insieme abbiamo
realizzato innumerevoli intriganti
progetti musicali, dai concerti alle
produzioni discografiche.
“TAKING A CHANCE WITH LOVE”
Fra i tanti, due li ricordo con
particolare orgoglio.
Copertina realizzata da Ray Knobel,
fratello di Corry. Foto di Walter Piccoli
Il primo è il singolo “Taking A Chance With Love” del 1979,
cantato in un curioso ma apprezzato falsetto. Pezzo in stile
disco music, all’ epoca molto trendy, composto da Gianni
e Julie Scott, sorella di Virginia Scott, tastierista dei Beggars
Opera, gruppo scozzese di rock progressivo melodico.
Per un po’ il disco fu in classifica, davanti a … Roberto Benigni
con “L’ inno del corpo sciolto”! Ebbe pure l’ onore di una più
che ammirata recensione da parte di Maurizio Costanzo,
all’ epoca direttore de “L’ Occhio”.
Lo presentammo pure a “Domenica in”, quella di Pippo
Baudo, della cui band, diretta da Pippo Caruso, i Trans
Europe Express, in quel periodo Gianni faceva parte.
Grazie alla disponibilità della “Ciao Records”, fu per l’ occasione
possibile produrre pure un videoclip, fra i primi in Italia. Buona
parte delle riprese le effettuammo all’ Aeroporto militare di Aosta.
Nel promuovere il disco, ci recammo persino in Germania, invitati
dal produttore di un importante programma televisivo che aveva
precedente ammirato Gianni durante uno spettacolo di Celentano.
PS: “Dallaglio” volutamente senza apostrofo, per rimanere in
sintonia con le mode di allora pure in fatto di nomi d’ arte.
Nell’ autobiografia “Batti un colpo” Gianni, parlando del tour 1979
con Adriano Celentano, ricorda:
“Il giorno del concerto a Cagliari mi ero svegliato al suono di una radio
che proveniva dalla strada e trasmetteva il mio nuovo disco ‘Taking
A Chance With Love’, ero talmente felice da raccontarlo il giorno
stesso ad Adriano.
‘Ma va’, hai fatto un disco…’
Non gliel’ avevo ancora detto, era difficile per me essere
contemporaneamente batterista e cantante, anche se mi sentivo più
nel primo ruolo. Ricordo quando, per promuovere il disco, mi
invitavano nei programmi televisivi e davanti a una telecamera
accesa mi sentivo spaesato; per anni avevo suonato la batteria dietro
a un cantante, e mi sentivo protetto, ora l’ emozione di essere solo
prevaleva sul desiderio di farmi conoscere. Ho superato il
problema molti anni dopo con l’ aiuto di Orietta (la moglie, n.d.r.)
e della ‘danzaterapia’, lavorando con il corpo e osservando
i miei limiti.
‘Taking A Chance With Love’ era nata in casa con il Polymoog mentre
sperimentavo un nuovo modo di cantare. Prodotta da Giorgio Fieschi
per la Ciao Records, avevamo girato anche un video ad Aosta mentre
volavo su un aliante, perchè la canzone mi ispirava l’ idea di un
viaggio solitario ad alta quota; peccato che di quel filmato
successivamente si siano perse le tracce. Ricordo una sera
a casa nostra, quando era venuto a cena Maurizio Arcieri
con Christina, sua moglie (i ‘Krisma, n.d.r.), di avergli
fatto ascoltare il brano senza dire il nome
del cantante:
‘È fortissimo, ma come si chiama …?’
Li stimavo, il loro entusiasmo e quello di Giorgio Fieschi
mi aveva caricato e convinto a cantare in inglese. Così
ero andato in studio portando Dino D’ Autorio e
Massimo Luca, successivamente avevo completato
l’ arrangiamento con il Polymoog e i cori. In
un paio di giorni avevo consegnato il master a Fieschi.”
“RIBELLI LIVE”
Il secondo importante progetto discografico di cui sono
orgoglioso è l’ album/musicassetta “live” da me
coprodotto con la CGD, inciso all’ Espocentro
di Bellinzona nel 1986.
Copertina realizzata da Fulvio Roth.
Intervista a Gianni
(da un dépliant promozionale)
Come mai si è dovuto attendere così a lungo per ascoltare la
vostra produzione?
“Le ragioni sono diverse. Cominciamo con il ricordare che
i Ribelli sono tornati non per riprendere l’ attività
(concerti, televisione, eccetera) al cento per cento. Ogni
componente è impegnato contemporaneamente su vari
fronti, per cui non è possibile concedersi un simile
lusso. Ci siamo ricostituiti per puro divertimento,
per evadere. musicalmente parlando, dal mondo
computerizzato in cui i normali impegni di lavoro
ci costringono a muoverci. Conseguentemente i
missaggi e tutto il resto sono stati effettuati con
tempi lunghi. Visto che il nostro lp è solo una
raccolta di successi, che conservano comunque
freschezza, abbiamo fatto le cose con calma.
Il disco è uscito prima in Italia, in quanto la CGD
(che l’ ha coprodotto e lo distribuisce) è rimasta
per un po’ di tempo senza partners, per ciò che
riguarda il mercato svizzero. Ora è tutto a
posto e sia l’ album che la musicassetta sono
reperibili anche nei negozi elvetici.”
Due parole sul contenuto.
“Si tratta prevalentemente, come detto, di canzoni
portate al successo dai Ribelli negli anni Sessanta.
Essendo stati sempre un gruppo di palco, abbiamo
preferito ricorrere alle registrazioni in pubblico,
seppure con mezzi modestissimi, per rispettare
il budget a disposizione. Il nostro è un ‘live’
volutamente ‘sporco’, grezzo, niente lavorazioni
particolari, ma indubbiamente di ottima qualità
e in grado di far muovere i piedi a chiunque lo
ascolti. Pure in televisione, quando ciò sia
possibile, suoneremo e canteremo dal vivo.”
Intervista per “Il Quotidiano” (TSI) poco prima del concerto
Veniamo ai brani …
“‘Ciao ragazzi’ è dedicato ad Adriano Celentano, che ci ha creati e con
il quale due di noi (il sottoscritto e il sassofonista Mauro Negri)
tuttora lavorano.
Stessa cosa dicasi per ‘Come Adriano’, che i Ribelli presentarono
al Festival delle Rose agli inizi degli anni Sessanta. Il debutto di
Demetrio Stratos al Clan di Celentano.
‘Per una lira’ è stato scritto da Lucio Battisti, siamo stati i primi
a cantare sue composizioni.
‘Chi mi aiuterà’, cover di un pezzone delle Supremes, recentemente
riinciso da Kim Wilde, ci fece entrare in classifica verso il 1968.
‘Ehi … voi’ ci ha offerto l’ occasione di alternarci con interventi solistici.
‘Pugni chiusi’ è stato, nel 1968, il nostro maggiore successo,
il più ricordato.
‘Ribelli’, del 1966, è stato, in Italia, una delle prime canzoni di protesta.
‘Chi sarà la ragazza del Clan’ la dedicammo, quando stavamo
con Celentano, alla sua prima fidanzata, Milena Cantù.
‘A la Buena De Dios’ ci portò a Sanremo nel 1966, con Celentano,
che presentò ‘Il ragazzo della via Gluck’.
‘Niente per niente’ l’ ho scritto io ed è inedito. Il testo non ha un
senso, mi sono divertito a mettere insieme parole senza
seguire particolari criteri. Importante che fossero però ‘musicali’.
Porta la mia firma pure ‘Jukebox’, lo incisi, agli inizi degli anni
Settanta, con Besquet e Pasetti dei Nuovi Angeli.
‘Un posto al sole’, bellissimo ‘lento’, è il retro di
‘Yummy Yummy Yummy’, brano non particolarmente
interessante che ci fu imposto all’ epoca dalla casa
discografica.”
Le voci, fra i fiori all’ occhiello di questo album …
“Si, nel gruppo ci sono ben tre solisti, tra cui io. La parte del leone
tocca a Maurizio Bellini, in passato con i Fuggiaschi e
i Profeti e la cui voce somiglia in modo impressionante
a quella del grande e purtroppo scomparso Demetrio Stratos,
per anni frontman dei Ribelli.”
E Celentano?
“Si sta riposando dalle fatiche di ‘Fantastico’, programma RAI
che ha trionfato nonostante le polemiche, ma ha già in mente
un mucchio di altri progetti. Chissà, potrebbe tornare per un po’ con
noi … Il disco gli è piaciuto moltissimo. Ricordo che proprio lui
mi ha autorizzato e invogliato a utilizzare artisticamente il
marchio Ribelli (il nome è ispirato da uno dei primi
successi di Adriano, ‘Il ribelle’).”
Ci saranno altre pubblicazioni?
“L’ interesse suscitato dal disco è superiore a ogni previsione,
per cui potrebbero esserci altri album. Volendo, potremmo
pubblicare un secondo ‘live’, poichè a Bellinzona abbiamo
inciso oltre una quarantina di titoli. Comunque non c’ è fretta.
Per il momento ci dedichiamo alla promozione dell’ album
e della musicassetta appena apparsi.”
Dovessero accusarvi di essere dei nostalgici?
“Quattro Ribelli 1986 su sei non superano la trentina. Alcuni,
addirittura, mai avevano sentito le canzoni che abbiamo
inciso. Il rock e il r&b sono sempre attuali: Zucchero,
Joe Cocker, Chuck Berry, i Blues Brothers e altri
insegnano! Perchè allora parlare di nostalgia?
Amiamo generi musicali intramontabili.”
Alcuni importanti
lanci
Album da cui anni dopo la DeAgostini pescò il brano “Per una lira” per inserirlo
nel CD “Lucio ti canto”, CD facente parte della collana “Emozioni in musica”.
“IL NOSTRO CANTO LIBERO” IN
PIAZZA GRANDE A LOCARNO
Gianni è recentemente tornato in Ticino, a Locarno prima
e Lodrino poi, per, rispettivamente, rendere omaggio
a Battisti nel corso della “Notte bianca” e parlare
di sè in occasione di uno showcase.
In diretta dalla vetrina della Manor di Locarno per RT
Da "Ticinonline"
«VI RACCONTO BATTISTI, TRA
CANZONI E ANEDDOTI»
Di Marco Sestito
Uno spettacolo (ideato dal giornalista Giorgio Fieschi) che – tra brani
passati alla storia e aneddoti – porterà sul palco nientemeno che
Gianni Dall’Aglio – batterista, nonché fondatore, dei Ribelli – e il
chitarrista Massimo Luca, i quali con il cantautore hanno inciso
più di quaranta successi e suonato in occasione dello storico
duetto televisivo Mina-Battisti del 1972. A Locarno saranno
affiancati da Franco Malgioglio (basso, voce) e
Johnny Pozzi (tastiere).
Il pubblico di “Il nostro canto libero”
Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Dall’ Aglio.
Gianni, i brani firmati Mogol-Battisti pare non risentano dello scorrere del tempo…
«Anno dopo anno vengono amati e apprezzati sempre di più. Sono brani
che non stancano e che non invecchiano. In qualche modo è come se
Lucio continuasse a cantarli…».
Che tipo era in realtà?
«Molto modesto, riservato».
Gianni mentre incide con Lucio Battisti
Come lo ricorda in studio di registrazione?
«Era un perfezionista. Quasi maniacale. Fino a quando non
otteneva il risultato che voleva, lavorava a una sola idea
per ore… Il suo metodo mi ha talmente condizionato che
dopo una giornata con lui in studio tornavo a casa e iniziavo
a comporre… Quei giorni con lui in sala di incisione per me
sono stati una masterclass micidiale di composizione
e di arrangiamento…».
Come fu costituita la band che nel 1972 accompagnò il duetto
televisivo con Mina?
«Lucio ci fece contattare uno a uno, dandoci appuntamento
sul treno che da Milano, la notte precedente alla performance,
ci portò a Roma. Nessuno di noi musicisti, fino a quegli istanti,
sapeva dello speciale televisivo: ci informò Lucio non appena
il treno partì, chiedendoci, nel contempo, di andare nella
sua cabina a provare i pezzi… Lui e Massimo imbracciarono
la chitarra acustica, mentre io, bacchette alla mano, picchiavo
sul cuscino del suo letto come se fosse una batteria…
Gli altri, intanto, ascoltavano cercando di memorizzare
tutto quanto… Il mattino arrivammo a Roma
stanchi morti…».
E Mina, l’ avete incontrata subito?
«No, alle sei del pomeriggio… E, dopo una prova veloce,
andammo in onda…».
“BATTI UN COLPO”
So che a Locarno presenterà anche la sua autobiografia,
“Batti un colpo” (Gabrielli Editori, 2014)…
«In quelle pagine ho messo a nudo tutti i miei sentimenti.
Tutti i ricordi di questa mia fortunata vita…». E un capitoletto
dedicato a me. Grazie, Gianni! (ndr)
LA MITICA PELLE
In occasione di uno dei primi incontri Gianni mi regalò, in segno
di profonda amicizia, la mitica pelle con la scritta “I Ribelli”.
Alcuni anni fa gliel’ ho prestata per qualche ora perchè potesse
mostrarla ai numerosi giornalisti presenti al Circolo della stampa
di Milano per il lancio di “Batti un colpo”. In quell’ occasione
con piacere ho rivisto altri amici, Giorgio Benacchio, Natale
Massara, il compianto Gino Santercole e Milena Cantù,
l’ ex Ragazza del Clan, quella del famoso disco.
Angel Salvador, Giorgio Benacchio, Gianni,
Natale Massara e il mitico Demetrio Stratos in concert
RIBELLE SI RACCONTA
Il progetto più recente realizzato insieme è lo showcase
che ha riempito i locali della ex Fabbrica del vetro
di Lodrino. Serata a base di aneddoti, filmati rari
e pezzi famosi riproposti con l’ aiuto di alcuni
sessionmen, tra cui il mitico corista
Silvio Pozzoli e il chitarrista Corry Knobel.
L’ intervista rilasciata a Fabio Caironi (“Ticinonline”)
La telefonata lo raggiunge il giorno successivo alla fine di “Adrian”,
l’ ultimo show di Adriano Celentano. Gianni Dall’ Aglio, leggenda
della musica italiana, è un po’ stanco, «ma va bene: è sempre
molto gradevole se si suona».
Cos’ ha da raccontare questo Ribelle al pubblico ticinese?
(riferimento specialmente a “Batti un colpo”. ndr)
«La sua vita, che è la cosa più semplice da raccontare per un ribelle.
È stato un viaggio musicale infinito, molto bello, che mi ha regalato
momenti indimenticabili. Ho voluto fare un racconto che fosse
facile e leggero da leggere. Lo scopo di questa mia autobiografia
è fare in modo che ci si possa immedesimare in questo
percorso di vita».
Questo desiderio di raccontarsi nasce da un episodio particolare?
«Sì, ce n’ è uno che ha fatto scattare in me questo desiderio.
Ed è qualcosa che non mi piace raccontare, ma che svelerò
durante l’ incontro. Sarà una piccola sorpresa».
A 13 anni suonavi insieme ad Adriano Celentano e l’ anno dopo
eri nei Ribelli, il suo storico gruppo: che tempi sono stati
quelli per te?
«Il primo gruppo che Adriano aveva formato ruotava su me e
su Gino Santercole (ovvero suo nipote) alla chitarra. E chitarra
anche Adriano. Era un gruppo rock anomalo: mancavano
il basso, il pianoforte e anche il sassofono. Eravamo agli
albori di un nuovo genere musicale: non c’ è mai stato
un cambio così radicale come quello che è avvenuto
con l’ avvento del rock ‘n roll. Non c’ è più stata una
spinta verso qualcosa di così completamente
nuovo. Per questo è stato possibile quel “miracolo”
avvenuto nella mia vita».
Potrebbe capitare oggi, a un ragazzino di quell’ età,
un debutto musicale così folgorante?
«È improbabile».
Ti consideri un pioniere musicale?
«Ai miei tempi quelli forti o erano i jazzisti, ma non c’ entravano
niente, oppure erano i “vecchi”, quelli che facevano la musica
tradizionale. Io sono stato un antesignano del rock: mi sono
infilato in quello spazio e devo ringraziare l’ aver sempre
avuto il senso del ritmo, che è la prima cosa che serve a
un batterista. Avevo questa dote e, da autodidatta, ho
imparato replicando quello che sentivo nei dischi. Quando
andavo a fare le prime serate con Adriano, nel primo
“giro” tra locali e teatri, il pubblico assisteva per la
prima volta a questo rock ‘n roll. Era innovativo
nel modo di suonarla, di come posizionarla, il volume…
È questo che ha permesso a un 13enne di entrare
in un gruppo che ha fatto la storia della musica italiana».
Torniamo a Celentano: senza questo incontro la
tua vita sarebbe stata totalmente diversa?
«Assolutamente sì. L’ incontro con Adriano è stato l’ evento
fondamentale del pezzo iniziale della mia vita. Mi ha permesso
di entrare, uso una metafora, nel campionato di calcio
di Serie A e io ero il centravanti della squadra prima
in classifica, o seconda. Tutti mi guardavano
e io mi mettevo in mostra, perchè ero un ragazzino timido
per certi versi, ma quando ero dietro la batteria diventavo
esuberante, egocentrico. Dopo ho avuto tutte le porte
spalancate e noi, come Ribelli, siamo stati co-partecipi
del successo di Celentano».
A un certo punto i Ribelli hanno iniziato a brillare di luce propria…
«Dopo esserci separati da Adriano siamo diventati autonomi,
soprattutto con l’ arrivo di Demetrio Stratos alla voce e organo Hammond.
Da lì siamo diventati veramente competitivi. Lo saremmo stati anche
in Europa, purtroppo abbiamo avuto poco sostegno da parte della
casa discografica Ricordi. Ma fu anche colpa nostra: non
sapevamo bene dove andare e, anche se avevamo le carte in
regola e una grandissima esperienza in studio, non abbiamo
mai fatto il grande salto. È l’ unica cosa di cui mi rammarico
nella mia vita artistica: che abbiamo dato forse il 50% di quello
che potevamo dimostrare. Avremmo dovuto essere un po’
più megalomani».
Che mi dici di Demetrio Stratos?
«Lo ricordo come un fratello meraviglioso. Era umile,
semplice, ma di grandissimo spessore artistico. Una persona
simpatica, con il quale ero in perfetta sintonia musicale. In cinque
anni di vita con Demetrio non ho mai avuto una minima
discussione con lui. Un mite che aveva un angelo
in gola, e cantava come un angelo».
Gianni Dall’ Aglio, Demetrio Stratos, Giorgio Benacchio,
Natale Massara e Angel Salvador
“Adrian” è il progetto appena terminato che ti ha visto di nuovo accanto
a Celentano. Tu hai preso parte a tutti i suoi show televisivi, giusto?
«Direi di sì, ho mancato solo quella prima parte di “Adrian” che ha
fatto a gennaio a Verona e che è stata un disastro. Tutto sommato
sono contento di non esserci stato! (ride, ndr)».
Come ti spieghi che i precedenti spettacoli sono stati dei grandi
successi, mentre questo passerà probabilmente alla storia
come il suo flop più clamoroso?
«La mia opinione personale è questa: Adriano negli anni ha sempre
anticipato i tempi, con la musica, la scenografia, il dialogo con
il pubblico e queste sue prediche o sermoni, le pause… Erano
delle primizie che in tv non si erano mai viste e tutti i giornali
ne parlavano. Però ha sempre avuto, nel cassetto dei
suoi desideri, un personaggio “messianico” che ci
riporta a Joan Lui (protagonista del controverso musical
del 1985, ndr). Che è poi il suo alter ego».
E questo è molto nello stile di Celentano. C’è quindi stato un problema
in quello che ha voluto dire al pubblico?
«Il messaggio che Adriano vorrebbe dare alla gente è quello di un
mondo pulito, ecologicamente consapevole del dono ricevuto,
nel quale possano coesistere una città moderna e le tradizioni
culturali, storiche e naturali. Una perfetta unione di nuovo
e tradizionale. Nel 2019 riproporre questo tipo di
messaggio sa di già visto, anche un po’ di vecchio se
vogliamo. Vuoi perché Greta Thunberg ha dato questa
grossa spinta all’ ecologia, vuoi che le persone mettono
tutto insieme e fanno confusione… Tutto è talmente
accelerato che quello che lui dice è banale e non fa
più notizia. Questo, unitamente alla scelta del
personaggio animato, ha creato sconcerto da parte
dei suoi fan. Loro non capivano che “Adrian” è la
sintesi di ciò che lui vorrebbe essere
nella vita (ride, ndr)».
Dopo gennaio non dev’ essere stato facile gestire questa situazione…
«Le persone hanno visto la débâcle come un insuccesso diretto
di Celentano, e non del progetto televisivo. In più aggiungiamo
che Adriano non ha un successo discografico recente: l’ ultimo
è il disco fatto con Mina, ma è dovuto all’ incontro dei
due personaggi. Quindi, dopo il calo vertiginoso
dell’ audience di gennaio, la lunga pausa, la nuova promozione
è stato studiato qualcosa che modificasse un po’ le cose: quindi
ha deciso di cantare. E di parlare, e ha diviso l’ Italia. In più
c’era il personaggio di Adrian, che è stato ancora il piombo
che ha tirato a fondo lo spettacolo».
In conclusione: è stato un fiasco assoluto o c’ è qualcosa da salvare?
«Tre milioni di persone davanti a uno schermo, oggi, capendo
che non c’ è più un Celentano che può fare 8-9 milioni di
telespettatori come una volta: non è un risultato da
sottovalutare».
Hai parlato con Adriano di questo? Che giudizio ne ha tratto?
«Sia lui che i produttori di Mediaset, tutto sommato, sono contenti
dell’ audience di quest’ ultima parte».
L’ altro giorno ha ricevuto il Tapiro d’ Oro di “Striscia la Notizia”
e ha detto con grandissima umiltà e lucidità: “Non sono più
un maestro, sono tornato ad essere alunno”. Si è accorto
di non essere più un “profeta” e che la contemporaneità l’ ha
superato e raggiunto?
«Esattamente. Penso che si aspettasse un’ audience maggiore,
ma da questa esperienza ha ricavato uno stimolo nuovo per
fare qualcosa, anche a breve. Pure a me dice le cose a rate,
vuole sempre che siano sorprese; lui gioca moltissimo
con gli amici. Da quello che ho percepito, però, presto
tornerà a sorprenderci».
Invece Lucio Battisti?
«È stata l’ altra figura musicale importante della mia vita».
Che ne pensi dell’ arrivo della sua musica sulle piattaforme di streaming?
La vedi positivamente o sei sulle posizioni della sua vedova, che l’ ha osteggiato in tutti i modi?
«La vedova di Battisti, francamente, ha fatto esattamente quello
che avrebbe fatto lui. Non era tanto gratificato dal successo
stratosferico. Era una loro legittima e sacrosanta volontà;
ciò non toglie che oggi sia giusto e bello che i giovani
crescano nella loro cultura attraverso le canzoni
di Lucio Battisti».
E il riscontro è stato immediato: “Il mio canto libero” è
arrivato in cima alla classifica di Spotify.
«Quando l’ ho saputo ho detto che non avrei mai pensato che
la mia batteria, nel 2019, sarebbe stata in classifica su un sistema
di fruizione così futuristico. Mi fa piacere che i ragazzi,
ascoltando le canzoni di Lucio, avranno una crescita musicale
che mancava e che deve esserci».
Anche il leggendario duetto tv Mina-Battisti va fortissimo
su YouTube: cosa ti ricordi di quello show, che tra
l ‘altro ti vide in posizione privilegiata?
«Grazie alla pedana sotto la batteria! (ride, ndr). Il destino
ha voluto che fosse lì e così, mio malgrado, fossi sempre in
mezzo all’ inquadratura, tra loro due. Sono fiero di aver
fatto quella cosa, che sa anche quella di un mezzo
miracolo. Nessuno di noi era cosciente che
sarebbe diventata una trasmissione
così importante».
Voi quindi siete andati alla Rai convinti di fare un’esibizione
come tante altre, vero?
«La nostra parte l’ abbiamo imparata sul treno, in vagone letto,
di notte, andando da Milano verso Roma. Lucio ci chiamò
nella sua cabina, ci spiegò che avremmo fatto delle
canzoni con Mina e che in quel momento avremmo dovuto
trovare la chiave per metterle insieme in un medley. Così mi
misi a suonare la batteria sui cuscini del letto di Lucio,
lui aveva la chitarra acustica e così anche
Massimo Luca. Pensavamo però che il giorno dopo
avremmo fatto le prove serie in studio. Cosa che non
è avvenuta, perché Mina arrivò in ritardo. Facemmo
un’ unica prova con lei, che fu bravissima;
sembrava che avesse già cantato insieme
a Lucio per chissà quante ore».
Come ritieni che sia andata quella performance?
«Fu come l’ acqua di un fiume, che va avanti in continuazione
e non si ferma mai. Siamo partiti e non ci siamo più fermati.
Sono orgoglioso che questo duetto abbia un successo
continuo e sia diventato oggetto di culto televisivo. Sono
contento di come suonai: sono sempre abbastanza critico,
ma lì non trovo niente di sbagliato. Fu tutto perfetto.
Ma il momento migliore fu quando ci accorgemmo che
dietro di noi c’ era l’orchestra della Rai, tutta composta da
grandi maestri. Sentivo i loro occhi sulla schiena, così mi
sono girato timidamente come per chiedere scusa. Invece
li ho visti che applaudivano. Dentro di me ho detto:
“Allora è andata bene”».
ALTRO DI GIANNI
A soli quattordici anni diventa il batterista di Adriano
Celentano. Nel 1960 nascono I Ribelli.
Nel 1966 la band lascia il Clan Celentano per passare
alla Dischi Ricordi e, nel 1967, compone, con Ricky
Gianco, la splendida “Pugni chiusi”, straordinariamente
eseguita dal tastierista Demetrio Stratos.
Il batterista continua comunque a collaborare con l’ amico Adriano,
al suo fianco in alcuni film (“Uno strano tipo”, “Geppo il folle”
e “Joan lui”), nei tours e in ogni spettacolo televisivo del
“Molleggiato” (“Notte Rock”, “Svalutation”, “Francamente
me ne infischio”, “125 milioni di caz..te”, “Rockpolitik”,
Festival Sanremo 2012, “Rock Economy”,
“Live Arena di Verona”).
Gianni sul set di “Adrian” (Canale Cinque)
Nel 1969 entra a far parte del Supergruppo, formato da Ricky
Gianco e musicisti di vari complessi, Giganti, Dik Dik, Equipe84,
e che incide tre 45 giri, “Accidenti”, “Bocca Dolce”
e “Star con te è morir”, oltre l’ abum
“Il Supergruppo”.
Incomincia anche una carriera da solista, esordendo
nel 1970 con “Notte d’ inverno”.
Negli anni Gianni collabora pure con
numerosi altri artisti italiani, tra cui Lucio Battisti, con il
quale lavora dal 1968 al 1975. Il 23 aprile 1972 è a fianco di Lucio
e Mina nello storico duetto televisivo a “Teatro 10” (RAI).
Nel 1973 esce un 45 per Polygram a nome Pasetti,
B. Besquet & Dall’Aglio: “Eri tutto, eri niente, eri la mia mente”.
Nel 1974 nasce Il Volo, band prog della Numero1 di Battisti
e Mogol. Gianni ne fa parte insieme con Mario Lavezzi,
Alberto Radius, Vince Tempera, Gabriele Lorenzi e Bob Callero.
Realizzano due album, “Il Volo” e “Essere o non Essere?”,
molto ambiti dai collezionisti di mezzo mondo.
Nel 1971 pubblica il suo primo album, “Sera, mattina”
per la Love Records di Mariano Detto, ristampato
nel 1993 su CD.
Nel 1977 per la CGD incide “Aria triste” e suona
la batteria per patty Pravo in una delle più belle canzoni
da lei interpretate, “Pensiero stupendo”.
Nel 1980 collabora alla realizzazione dell’ album
“Certi momenti” di Pierangelo Bertoli.
Partecipa alla Carovana del Mediterraneo nel 1978 e 1979
come batterista di Angelo Branduardi.
Negli anni Ottanta incide, come detto,
“Taking A Chance With Love” e “Ribelli Live”.
Oltre continuare la carriera di musicista,
Dall’Aglio dirige una scuola di musica a Mantova
e conduce seminari di batteria.
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