LI AVEVO VISTI
A MILANO
al Palalido, l’ 8 aprile.
Solo visti, poichè, come conferma più avanti Düde Durst delle Sauterelles, l’ inadeguato impianto audio e le urla isteriche del pubblico coprirono voci e suoni per praticamente l’ intera durata del concerto .
A rendere la giornata movimentata contribuirono un lancio di sassi da parte di fans che non poterono accedere all’ imponente impianto sportivo e una conseguente carica della polizia, con tanto di scudi trasparenti e manganelli, non ricordo se prima o dopo lo spettacolo degli Stones.
“ARRIVANO!”
“Pop”, il “Melody Maker” svizzero dell’ epoca, lo aveva annunciato a caratteri cubitali con un certo anticipo.
Foto: ETH Bibliothek Zurigo
In effetti il 14 aprile del 1967 i Rolling Stones scesero dalla scaletta di un aereo atterrato a Zurigo – Kloten per tenere il loro primo, storico (per aver un po’ anticipato i fermenti del 1968) concerto in terra elvetica, alla pista del ghiaccio dell’ Hallenstadion.
Organizzatore: Hans-Ruedi Jäggi, che in seguito avrebbe reclutato altri eccellenti “agitatori”, Jimi Hendrix e Muhammad Ali.
IL VIDEO DELL’ ARRIVO A ZURIGO
La polizia – come si vede nel servizio, senza commento, preso in prestito dagli archivi della Televisione della Svizzera Tedesca – a fatica contenne l’ esuberanza dei fans, e, per farlo, dovette ricorrere agli idranti.
LA PIETRA DORATA CHE SUSI
REGALÒ A MICK
Questa la copertina del primo maggio 1967 di “Pop”.
All’ interno, fra i tanti servizi, il resoconto di Suzanne “Susi” Klee, cantante country zurighese, dell’ indimenticabile giornata dai lei trascorsa in compagnia dei Rolling Stones.
Nell’ articolo la Klee racconta che, quando “Pop” le propose di trascorrere una giornata con la band (che conosceva, essendo stata per un po’ di tempo a Londra), pensò a uno scherzo. Ma poi capì che quelli della rivista facevano sul serio, e allora si recò all’ aeroporto di Zurigo-Kloten per accogliere, con giornalisti e un esercito di fans, le “pietre rotolanti”.
Quale omaggio da consegnare agli Stones “Pop” ideò una pietra dipinta d’ oro, il “Golden Stone Of Zurich”, che la country woman nostrana diede a uno sbalordito Mick Jagger (vedi foto).
Nel frattempo gli altri della band erano saliti a bordo di una limousine. Mick – prosegue la Klee – “mi invitò ad andare con loro, facendo però attenzione a non rovinare con il mio peloso mantello una giacca vellutata posata sul sedile.”
Giunti in albergo Bill Wyman, le chiese di sistemargli un po’ i capelli e, poi, di accompagnarlo a fare spese.
Andarono dapprima da un antiquario per acquistare oggetti per la casa nel Surrey del bassista; in seguito, nei pressi della stazione, Bill, ancora oggi grande collezionista di apparecchi video ed audio, si procurò una cinepresa e alcune paia di scarpe per il figlioletto di sei anni.
Rientrati all’ albergo, breve conferenza-stampa, dopodichè tornò in città con Charlie Watts e Brian Jones per fare questa volta tappa alla Bob Boutique, nel Niederdorf.
Cenato, gli Stones tennero il loro movimentato concerto all’ Hallenstadion.
Gli unici, dopo lo show, ad accettare di trascorrere con lei ancora un po’ di tempo in un locale di tendenza furono – confida Susi – Mick e Brian.
IL CONCERTO
Le fibrillazioni aumentarono all’ interno dell’ impianto sportivo, dove i dodicimila spettatori iniziarono a distruggere sedie e a divellere recinzioni, specialmente per far spazio e ballare sulle note di Jagger e soci; i più esagitati riuscirono a salire sul palco, per cui le forze dell’ ordine dovettero nuovamente intervenire.
DUDE E TONI
RICORDANO
A fare da “spalla” agli Stones alcuni gruppi svizzeri, i Sevens, i Times, il Walti Anselmo Set, i Dog e Les Sauterelles, ai tempi la più celebre beat band svizzera, il cui batterista, Düde Durst, così ricorda il concerto:
“Dopo la nostra esibizione mi fu possibile appostarmi per alcuni minuti su un lato del palco da dove potevo vedere l’ intera sala. Questo perchè era un palco particolarmente alto, almeno cinque metri, per evitare che vi salissero gli spettatori. Uno di loro, però, riuscì a raggiungerlo e, poco dopo, a far cadere Mick Jagger.
C’ erano poliziotti ovunque, con i cani, cosa che irritò il pubblico, nel quale non mancavano le teste calde intenzionate a fare casino; poche, comunque, buona parte degli altri fans, quelli sugli spalti, rimase invece tranquillamente seduta sentendo poco o niente, dato che l’ impianto audio era debole, non minimamente paragonabile a quelli odierni. Come non bastasse, a coprire la musica, le urla isteriche per tutta la durata del concerto. Un fracasso tale da impedire persino a me, che ero abbastanza vicino agli Stones, di captare qualche suono in modo chiaro.
Quanto alle sedie, pieghevoli, (alcune di esse, a ricordo della giornata, sono adesso al Museo nazionale di Zurigo), ne vennero in realtà fatte a pezzi poche. Le rimanenti, come si vede nelle foto scattate quel giorno, furono ammucchiate in un angolo della pista.
Noi Sauterelles arrivammo all’ Hallenstadion nel pomeriggio per il soundcheck, che però in pratica non potemmo fare, semplicemente abbiamo verificato che tutto fosse impostato correttamente.
C’ erano pochissimi microfoni, niente “spie”, monitors.
Poco prima che salissimo sul palco, passai davanti al guardaroba degli Stones. Vidi il batterista Charlie Watts attraverso una fessura della porta, ma non mi permisero di scambiare qualche parola con lui e gli altri blindatissimi Stones.”
Rolf Antener, Düde Durst, Heinz Hernst e Toni Vescoli
Foto: ETH Bibliothek Zurigo
Dal canto suo, Toni Vescoli, il fondatore delle Sauterelles, racconta:
«Eravamo appena rientrati in Svizzera dopo essere stati per diversi mesi in tour in Italia con i New Dada, Antoine e un sacco di altra gente. Avevamo il timore che qui nessuno più si ricordasse di noi, e invece il pubblico ci riservò un’ accoglienza straordinaria, un po’ come quando i Beatles tornarono a suonare a casa loro, a Liverpool…»
Les Sauterelles riuscirono a vedere per alcuni minuti Jagger, Richards e gli altri prima del concerto:
«Erano lì, tutti e cinque: Mick Jagger, Keith Richards, Bill Wyman, Charlie Watts e Brian Jones… Conservo ancora i loro autografi, fatti, su una cartolina del Duomo di Milano che mia moglie aveva nella borsetta… Curiosamente quel giorno nessuno di loro aveva con sè foto da autografare. Ricordo che Jagger mi chiese della scena musicale svizzera, gli dissi, tra l’ altro, che Les Sauterelles, come i Rolling Stones, sono nate nel 1962.”
IL CONCERTO
Foto: ETH Bibliothek Zurigo
In occasione dell’ arrivo in Svizzera dei Rolling Stones ci fu anche una conferenza stampa nel Nightclub “Hazyland” del Kongresshaus di Zurigo moderata dal giornalista Beat Hirt, cofondatore della rivista “Pop”. Durò una decina di minuti.
Il concerto, nell’ ambito del tour promozionale dell’ lp “Between the Buttons”, da cui fu tratto il singolo “Let’s Spend the Night Together”, durò appena trentacinque minuti.
Mick Jagger
Foto: ETH Bibliothek Zurigo
Foto: Sam’s Collection
Questi i pezzi eseguiti: “The last Time”, “Paint It Black”, “19th Nervous Breakdown”, “Lady Jane”, “Get Off of My Cloud”, “Yesterday’s Papers”, “Ruby Tuesday”, “Let’s Spend the Night Together”, “Goin’ Home” e (I Can’t Get No) Satisfaction”.
Il tour cominciò il 25 marzo in Svezia e si concluse il 17 aprile 1967 in Grecia. Fu l’ ultimo con Brian Jones in formazione.
GLI ACQUISTI ZURIGHESI
DEGLI STONES
Il concerto, come detto, offrì alla già nota Bob Boutique, facente parte degli inserzionisti di “Pop”, di assicurarsi un’ ottima pubblicità, prima e dopo, con le foto del bassista Bill Wyman e del chitarrista Brian Jones mentre escono dal negozio con gli acquisti in mano.