RITORNO ALLE TASTIERE
Fra gli amici che nel tempo ho un po’ trascurato, ma non scordato, c’ è Roberto Carlotto, in arte “Hunka Munka”.
Con Roby ho organizzato così tanti concerti da averne perso il conto.
Roby: un po’ pasticcione, con la testa spesso fra le nuvole, ma geniale musicista, dal sound inconfondibile.
Io, Roberto e Flavio Premoli, tastierista prima dei Quellli, in seguito
della Premiata Forneria Marconi
Recentemente gli ha dedicato attenzione, in un suo programma, Red Ronnie. Ecco come ne ha parlato nel sito “OptiMagazine”:
“Erano gli anni in cui avevamo ancora la curiosità per ciò che non conoscevamo. Così andai a vedere un concerto di questo ‘Hunka Munka’ e rimossi folgorato. Da solo, con una giacca di pelle con lunghe frange, si agitava su un organo Hammond, amplificato da vari Leslie. Con i piedi pestava tasti ottenendo l’ effetto del basso. Io amavo alla follia la chitarra elettrica, ma lui non mi faceva sentire la mancanza, tanto svisava con quelle mani sulla tastiera.
Comprai anche il suo unico album, “Dedicato a Giovanna G.”, con una copertina molto particolare. C’ era un water giallo e, sollevando il coperchio, la foto in bianco e nero di Hunka Munka che faceva pipì. Nel disco c’erano canzoni di un altro mio mito, Herbert Pagani, e la chitarra di Ivan Graziani.”
Telefonicamente ho contattato Roby pure io, nella sua abituale residenza, quella di Lamezia Terme, in Calabria, o, meglio, come lui scherzosamente ama ripetere in “Calabria Saudita”.
“Dopo essermi concentrato in questi anni più sulle macchine, gli aerei e … le donne, mie grandi passioni, che sulla musica, sono tornato a comporre. Merito, si fa per dire, principalmente della pandemia. Trascorro parecchio tempo nel mio bunker, in mezzo alle mie tastiere, cui ho tolto la povere. Ho ancora facilità nel fare gli accordi, ma stentò a dare loro un nome, insomma fatico a scrivere le note sullo spartito. Ma è solo questione di allenamento.
Fra le tante cose, sto componendo pezzi per un tenore della zona.”
Voli ancora?
“Si, si, ho conservato i brevetti, i libretti necessari. L’ aereo, piccolo, è quello di un mio amico di Firenze.”
Vieni a Lugano di tanto in tanto?
“Fino a poco tempo fa frequentemente, adesso meglio essere prudenti. Lì ho ancora amici e … amiche! Qui sto bene, ma il richiamo del Ticino è forte, prima o poi tornerò a vivere da voi””
A quando un altro album?
“Per il momento compongo, poi si vedrà. Alcuni sono pezzi di rock progressivo, genere che amo particolarmente.”
ROBY IN SINTESI
Varesino, Roberto Carlotto ha cominciato a suonare le tastiere fin da piccolo. Un incidente aereo in gioventù rischiò di mettere fine alla sua carriera.
Queste le tappe più importanti, che così riassume:
“Varese, gruppi, cinque amici, I Cuccioli. Abitando a Lugano, sempre gruppi. Underground (poi diventati Frog), per un po’ i Nightbirds e, per finire, Les Sauterelles.
Roberto con Les Sauterelles
In seguito, ingaggio con Amazing Blondie a Londra, da lì come apripista per gruppi come Colosseum, Uriah Heep ed altri, fino al Teatro Massimo di Milano, come ‘spalla’ , credo, degli Yes.
Teatro in cui successe il finimondo, tra fumi, qualche scoppio e il fuggi fuggi, fu necessario annullare il concerto. Erano gli anni di piombo.
Poi l’ Anonima Sound di Ivan Graziani, quindi diverse collaborazioni. Ivan, però, dopo un po’ venne chiamato dallo Stato per il servizio militare. Mi contattò allora Amati, patron della discoteca
‘L’ altro mondo’ di Rimini, che divenne mio produttore, affibbiandomi il nomignolo ‘Hunka Munka’. Debuttai al Festival di Venezia con grandi aspettative per il futuro.
Mi chiamarono pure i Toad, che già conoscevo: Vic Vergeat, chitarra, Werner Fröhlich, basso, e Cosimo Lampis, batteria. Un mese di prove estenuanti, poi il grande salto internazionale.
E la beffa: Amati, al ritorno da Milano con i contratti per il decollo del progetto, ebbe un incidente spaventoso, perse la vita nel rogo dell’ auto.
Ricominciando, incisi un album a lui dedicato.
Il singolo ‘La dolce mela’ per l’ etichetta ‘Numero Uno’ di Battisti e Mogol.
In seguito vari contratti discografici, alcuni dei quali con Alberto Radius della Formula Tre come produttore.
Mi chiamarono poi i Dik Dik per sostituire Mario Totaro, che aveva deciso di fare il pilota. Il primo disco fu ‘Piccola mia’, un mio pezzo, che presentammo al Festival di Saint Vincent, dove ci piazzammo ai primi posti. Seguirono ‘Volando’, ‘I’ te vurria vasà’’ e l’ album ‘Volando’.
Poi altri dischi, generi diversi, incisi con nomi diversi.
Per finire: un vinile ‘live’ con il gruppo progressive Analogy, poi le macchine, gli aerei ….”
Di Roberto torneremo a parlare prossimamente, pubblicando altro interessante materiale.