RECENTEMENTE …
mi sono recato a Mantova, dove, con Paolo Vandoni (Televisione della Svizzera Italiana), ho rincontrato carissimi amici, Gianni Dall’ Aglio dei “Ribelli” e Guido Mario Pavesi.
Occasione per parlare dei libri da poco pubblicati dai due, dei loro progetti, curiosare negli intriganti archivi, gustare tipici piatti e visitare, con una guida veramente d’ eccezione, Guido, la splendida città lombarda.
Con Guido Mario nel suo cinquecentesco appartamento
LA RAGAZZA CENSURATA
DI DON BACKY
E I FUGGIASCHI
Fra i miei primi amori, per quanto concerne la scena musicale italiana, ci sono Adriano Celentano e i “Ribelli”.
Ma ho amato (e continuo ad amare) tantissimo altri artisti del celebre Clan del “Molleggiato”. Ad esempio, Don Backy e i “Fuggiaschi”. Con loro, seppure separatamente e in epoche diverse, ho organizzato memorabili spettacoli e gettonatissimi programmi radiofonici e televisivi.
Nel raccontarvi, con l’ aiuto del chitarrista Guido Mario Pavesi, la storia del complesso, comincio con un aneddoto e proponendo un divertente giochino.
Fra i brani incisi dalla band con Don Backy c’ è “Una ragazza facile”, felice ma censurato rifacimento di “Memphis Tennessee” di Chuck Berry.
Ascoltate il testo del vinile Clan Celentano e confrontatelo con quello del video:
da facile la ragazza diventa …
C’ è da ridere, parola!
ASCOLTA IL VINILE DI “UNA RAGAZZA FACILE”
GUARDA IL VIDEO DI “UNA RAGAZZA … SEMPLICE”
RIECCO GLI INNOVATORI
DEL BEAT ITALIANO!
Da poco è nelle librerie un libro che racconta la storia della gloriosa band mantovana, di nicchia, si, ma innovatrice al massimo e i cui pochi vinili continuano ad essere contesi da una moltitudine di appassionati del Beat italiano.
Non ho perso tempo, ho chiesto all’ autore, Guido Mario Pavesi, che è stato un componente del gruppo, di scrivere qualcosa per il Blog, come pure di spedirmi foto e materiale promozionale.
Accontentato!
LA STORIA
“Tutta colpa del rock and roll. Era come se un terremoto avesse fatto crollare vecchie mura aprendo di colpo la strada a una luce abbagliante. Il rock ci ha fatto scoprire una nuova dimensione musicale, fatta su misura per rappresentare l’ esuberanza con cui cercavamo di dare un taglio netto alle forme del passato.” Così inizia “Gli anni belli dei Fuggiaschi”, il libro in cui ho riordinato i miei ricordi giovanili per raccontare l’ avventura vissuta negli anni ’60 dal nostro gruppo. C’ è una data fondamentale da cui sono partito: il 28 agosto 1962 ho acquistato la chitarra Fender Stratocaster Sunburst, strumento straordinario, rarissimo all’ epoca, che coincide con la nascita della nostra prima formazione. Con il nome “I Delfini”, io, mio fratello Aldo (basso), Claudio Paterlini (claviolino e pianoforte) e Rinaldo Schilingi (batteria) iniziamo ad esibirci nelle sale da ballo di Mantova e dintorni e a partecipare ai primi raduni di complessi.
Sono il rock e il sound inglese degli “Shadows” a dominare le nostre scelte, ma con un occhio di riguardo ai successi del momento e alle esigenze del pubblico delle balere. Con una rapida successione di affermazioni a livello locale giungiamo all’ incontro determinante con Don Backy, che ci sceglie come suo complesso, grazie a Gianni Dall’ Aglio, batterista dei “Ribelli”, in occasione di uno spettacolo di Adriano Celentano al Faro della Danza, nell’ immediata periferia di Mantova.
I “Fuggiaschi” nascono ufficialmente con un debutto esaltante al Teatro Smeraldo di Milano, nel corso dello spettacolo dell’ 11 dicembre 1963 durante il quale la straordinaria affluenza dei fans di Adriano Celentano creò non pochi problemi alle forze dell’ordine. Di colpo ci trovammo catapultati in un vortice di esibizioni in lungo e in largo per l’ Italia, protagonisti della prima edizione del Festivalbar, apparizioni televisive sempre al fianco del nostro “capo”, col quale si instaura immediatamente un fortissimo legame di amicizia. Don Backy ci apre le porte dell’ Organizzazione spettacoli del Clan e addirittura riesce a convincere Adriano a farci incidere il nostro primo disco per la sua etichetta “Ciao Ragazzi”.
Con un pizzico di giustificato orgoglio ricordiamo che “Droga”/ “Nulla di me” è la prima incisione (13 marzo 1964) di un complesso italiano protagonista in autonomia sia dal punto di vista strumentale che di quello canoro, sull’ onda del successo dei “Beatles” e dei vari gruppi d’ oltremanica.
Sticker della band ai tempi del Clan Celentano
All’ entusiasmo giovanile e alla gioia di quell’ esaltante impatto con i personaggi ai vertici del mondo musicale italiano si contrappone, purtroppo, il terribile dolore per la tragica morte di mio fratello Aldo, vittima di un incidente stradale.
“La vita continua, anche quando sembra impossibile… – scrivo nel libro – “I Fuggiaschi” non si arrendono: entrano nel gruppo Carlo Alberto Paterlini, fratello di Claudio, e Maurizio Bellini, due diciassettenni che avevano iniziato a suonare nelle ‘Ombre’, gruppo mantovano di giovanissimi emuli dei ‘Beatles’”.
Il Clan ci dà la possibilità di realizzare altri dischi. In qualità di band “Proprio lei”/ “Tipperary” e “Mah… se”/”Alleluja” (in cui ci proponiamo anche come autori), con Don Backy, “in diretta” in studio, “Una ragazza facile” e “Mr.Tamburino”, versione italiana del pezzo di Bob Dylan.
L’ inarrestabile fantasia e voglia di divertirci ci spinge a un’ estemporanea esperienza discografica con un nome fittizio – “Black Sheep” – fingendoci addirittura degli apolidi e, come ultima esperienza al Clan, registriamo “Vale più di noi”, brano di Ico Cerutti, per la partecipazione radiofonica in diretta RAI al Festival delle Rose.
Agli inizi del 1967 lasciamo Don Backy – un distacco sofferto, ma che mantiene intatte l’ amicizia e la stima reciproca – alla ricerca di una nostra identità come gruppo autosufficiente e di uno spazio espressivo personale. La nuova casa discografica (Saar-Jolly) ci fa incidere “Gira Gira”, versione italiana di “Reach out I’ll be there” dei “Four Tops”, abbinata a un pezzo tutto nostro, “Saludos amigos”, prima traccia dell’ approccio al Rhythm & Blues.
Il gruppo si arricchisce di quattro “fiati” (Renato Soccornini e Angelo Gastaldi, sax, e Giannino Bergamaschi, tromba, e Mauro Malatesta, flicorno) e negli spettacoli ormai puntiamo decisamente sul Rhythm & Blues, chiaramente in anticipo sui gusti del pubblico dell’ epoca, riuscendo a ottenere apprezzamenti anche per lo spirito che anima le nostre performances.
È del 1968 il successivo disco per la Jolly, due brani totalmente nostri, “Niente di niente” e “Cos’ è l’ amore”: una proposta sicuramente originale, fuori dagli schemi del momento, ma che non gode di un adeguato sostegno promozionale. Sono le esibizioni “live” a tenere accesa la nostra passione ed è ancora una volta il nostro grande amico Don Backy a offrirci una nuova opportunità. Si tratta di rielaborare la canzone di Lucio Battisti “Io vivrò…” di cui i “Rokes” avevano realizzato la prima versione, decisamente poco felice. Seguendo il nostro gusto, la trasformiamo radicalmente con l’ inserimento di incisive frasi ritmiche affidate ai fiati, con nuove sonorità e registriamo un provino. L’ esito, pur provvisorio, è decisamente incoraggiante e ottiene l’ approvazione dello stesso Lucio Battisti, interpellato per ottenere l’ autorizzazione a incidere il disco. Benestare che purtroppo viene promesso ma non arriva e, alla fine, Lucio Battisti lancia lui “Io vivrò…”, utilizzando le fondamentali caratteristiche della nostra versione. Peccato: forse sarebbe stata l’ occasione buona per fare il passo giusto verso il successo. Pian piano viene meno l’ entusiasmo che giustifica il nostro grande impegno e, di comune accordo, si decide di dare l’ addio alle scene con un’ ultima serata là dove era cominciata la storia dei “Fuggiaschi”: al Faro della Danza si mette la parola fine alla nostra avventura, il 5 ottobre 1969.
“Gli anni belli dei Fuggiaschi” propone una rivisitazione di quello straordinario periodo di grande creatività, di apertura alla possibilità di affermazione di un nuovo spirito, non solo musicale, e di un’ evoluzione del costume di cui sono stati assoluti protagonisti i giovani. “Eravamo giovani e avevamo la consapevolezza di poter affermare le nostre idee: era il nostro tempo” – ho scritto -. Senza alcun intento celebrativo, il libro racconta la storia di un gruppo di ragazzi come tanti, che hanno avuto la fortuna di vivere un’ esperienza indimenticabile ed essere protagonisti di quel fermento di passioni e spirito di iniziativa che ha indelebilmente segnato gli anni ’60.
“Gli anni belli dei Fuggiaschi” può essere acquistato online (https://www.ektglobe.com/)
SVIZZERA 1964
Tanto per cambiare, ci hanno avvisato all’ ultimo momento. “Ragazzi, non dovete lamentarvi: è la prima occasione per diventare artisti internazionali!” Con la sua simpatica aria signorile, accentuata dall’ inconfondibile accento napoletano, Ugo Dragone ha rintuzzato sul nascere il nostro timido tentativo di protesta. “Tranquilli: fate subito l’ elenco degli strumenti, ma preciso preciso, perché sapete come sono quelli lì alla dogana. Per il resto è già tutto programmato a puntino: sono o non sono l’ impresario più autorevole del Clan Celentano?” Ha ragione Dragone: è la prima volta che oltrepassiamo il confine italiano e l’ idea di poterci esibire in Svizzera è particolarmente attraente.
E’ il 16 aprile, giovedì: partenza col nostro furgone da Mantova alle 6.45, per giungere a Milano alle 9.30, alla sede del Clan. Da lì ripartiamo alle 11.30 seguendo l’ auto su cui viaggiano Don Backy e Dragone. Giunti alla dogana di Chiasso, ecco l’ imprevisto: Don Backy non ha con sé il passaporto. Dragone si dimostra un abile diplomatico e, dopo una lunga trattativa e alcuni contatti telefonici con uffici italiani a garanzia dell’ identità di Don Backy, riusciamo a superare la frontiera. Un po’ in ritardo, ma comunque arriviamo a Bodio poco dopo le 18, in tempo per la cena all’ albergo Monteforno. E’ una serata passata in allegria e ci sentiamo effettivamente eccitati al pensiero che anche qui nel Ticino sia seguita la nostra musica. L’ esibizione al Teatro Fax per la Radio della Svizzera Italiana è un successo. Don Backy e Dragone ripartono subito per Milano, noi “Fuggiaschi” ci concediamo il meritato riposo tornando in albergo con ancora viva l’ emozione vissuta. Ce la prendiamo comoda, il mattino seguente partenza da Bodio alle 10.30; pranzo a Lugano al ristorante Rialto e, dopo una sosta a Milano, arriviamo a casa, a Mantova, intorno alle 24.
Se riesco a ricostruire in modo assolutamente attendibile questo avvenimento di ben 56 anni fa, lo devo al fatto che all’ epoca avevo l’ abitudine di annotare giorno per giorno, con dettagliata precisione, tutto ciò che riguardava la nostra attività musicale. Riesaminando la mia infallibile agendina del 1964 scopro anche un’ altra nostra “emigrazione” in Svizzera.
Lunedì 23 novembre: mio fratello Aldo mi viene a prendere all’ uscita dalla scuola e alle 13 riusciamo a partire da Mantova con la nostra Fiat 500 per raggiungere gli altri “Fuggiaschi” e Don Backy a Milano. Si riparte, tutti insieme sul furgone, intorno alle 20 e, dopo la cena a Chiasso, arriviamo a Lugano alle 23.30. Quando apriamo le tende e ci affacciamo alla finestra, la mattina seguente, l’ Hotel San Gottardo è immerso in una coltre chiara di nebbia. Il tempo per la colazione e poi veloci e infreddoliti verso la sede della Televisione Svizzera per le prove e la registrazione dello spettacolo “Uno del Clan: Don Backy”.
Il buonumore ci fa, come sempre, compagnia: Paolo si mette al volante della spider storica che si trova nello studio fingendosi Tazio Nuvolari e ciò gli vale l’ inevitabile risposta scherzosa di Aldo che gli rifila un accenno di scappellotto. La nostra ilarità scompiglia un poco i piani ben definiti dei tecnici e del regista, ma alla fine la registrazione fila liscia con noi alle spalle di Don Backy sulle note, in playback, di “Ho rimasto”.
Soddisfatti per la buona riuscita della registrazione, che i tecnici della TV Svizzera ci hanno fatto vedere in anteprima, andiamo a pranzo al ristorante Canova. Una passeggiata per Lugano, l’ immancabile scorta di cioccolato e, finalmente, verso le 20 tutti in furgone per ritornare a Milano. Sono le 22 quando io e Aldo risaliamo sulla nostra 500 per avviarci verso Mantova. Purtroppo il motore va in tilt quando siamo poco oltre il casello autostradale di Rovato e non ci resta che spingere la 500 fino al casello successivo di Ospitaletto dove, per fortuna, un provvidenziale meccanico notturno armeggia abilmente sullo spinterogeno e riesce a farci ripartire. Sono le 2 di notte quando arriviamo a casa. So bene che, immancabile, tra pochissime ore mi attende la campanella della scuola, perché il patto stretto con mia madre fin dagli inizi del mio impegno musicale non ammette deroghe: “La scuola prima di tutto. Se non sei promosso a giugno smetti di suonare”. Stanchissimo, mi corico ripensando allo studio della TV svizzera, alla grande telecamera puntata su di noi, all’ allegria del viaggio in furgone, alla cioccolata Lindt…
AL “MORANDI” DI LUGANO
CON DON BACKY
PER I “CIACCHISTI”
Guido Mario non ricorda con precisione, comunque molto tempo dopo i “Fuggiaschi” e Don Backy tornarono nel Ticino, a Lugano, presso il mitico “Morandi”.
I “ciacchisti” sono i lettori che (quelli di Lugano erano guidati da Gilberto Fagone, dinamico esercente), ai tempi, organizzavano spettacoli con il sostegno dell’ ambitissima rivista “Ciao Amici”, che più volte dedicò articoli agli eventi in terra ticinese.
QUELLA MEMORABILE SERATA
NELLA PALESTRA DI GIORNICO
Fra gli spettacoli da me organizzati che ricordo con particolare piacere c’ è quello del 31 dicembre del 1985 nella Palestra comunale di Giornico. Protagonisti della splendida serata i “Fuggiaschi” e il loro conterraneo Gianni Dall’ Aglio.
Nella foto: il sottoscritto con Guido Mario Pavesi
ANCORA “ON THE ROAD”
A Guido Mario ho chiesto di scrivere qualcosa – si fa per dire, perché il mio amico è un meraviglioso fiume in piena quando si mette alla tastiera – pure a proposito degli spettacoli che, di tanto in tanto, i “Fuggiaschi” tengono con Don Backy.
Una volta ancora non si è fatto pregare.
Quella che dà la musica mentre si suona – scrive – è un’ emozione inimitabile, inesauribile e ogni volta sorprendente. E’ così, indipendentemente da qualsiasi classificazione di genere, quando lo si fa con passione sapendo cogliere il senso di partecipazione che accomuna gli esecutori agli ascoltatori. Ne ho l’ ennesima prova ogni volta che mi ritrovo al fianco degli altri “Fuggiaschi” e di Don Backy. Anche se appare scontato, in questo caso il senso dell’ amicizia è sicuramente l’ elemento determinante del nostro ritrovarci, ancora una volta, a percorrere tratti di quell’ esperienza musicale che abbiamo condiviso tanti anni fa, a partire dal nostro primo incontro, nel 1963!, con questo cantante dell’ allora Clan Celentano.
Una strada comune, “Fuggiaschi” e Don Backy, che è durata alcuni anni indimenticabili per intensità, anni in cui eravamo giovanissimi e consapevoli di vivere una condizione privilegiata. Se, però, anche dopo aver chiuso quella preziosa parentesi abbiamo continuato a tenerci in contatto e a creare frequenti occasioni per ritrovarci e fare musica insieme, è evidente che quel seme originario di gioiosa amicizia lo abbiamo custodito e coltivato bene. Non ce lo diciamo mai, ma lì sul palco, davanti a tutte quelle persone che ancora ci accolgono con straordinario affetto, io, Claudio, Rinaldo Maurizio, Charlie, Giorgio e Aldo (alias Don Backy) viviamo sempre un emozionante flash back colmo di quel patrimonio di immagini, ricordi e sensazioni che ognuno di noi custodisce con giustificata cura e soddisfazione. E se teniamo a sottolineare di essere probabilmente il complesso musicale più longevo d’ Italia – nella stessa formazione originale del 1965 – non è per presunzione, ma perché riteniamo giusto manifestare l’ orgoglio per il privilegio e la fortuna di esserci ancora tutti noi, a suonare e cantare insieme la canzoni della nostra gioventù. Quello che ci auguriamo, è che almeno un po’ di questa emozione riesca a contagiare chi è lì ad applaudirci.
Come è capitato spesso in questi ultimi anni, in occasioni del tutto speciali Don Backy propone uno spettacolo che cronologicamente ripercorre la sua lunga carriera, a partire dai primi successi legati all’ ingresso nel Clan Celentano, per proseguire, attraverso le tappe musicali più note, fino agli esiti della sua attività più recente, sostenuta da un’ inesauribile vena creativa.
In occasioni così speciali non può mancare al fianco di Don Backy lo storico complesso “I Fuggiaschi”, quello con cui ha condiviso i primi anni del suo percorso artistico, che lo accompagna suonando dal vero, proprio come si faceva ai tempi del loro sodalizio. Un ricongiungimento, a più di cinquant’ anni dagli esordi, che offre al pubblico un risultato musicale autentico sotto l’ aspetto tecnico e coinvolgente dal punto di vista sentimentale. La seconda parte vede, poi, Don Backy impegnato nell’ interpretazione di un’ ampia selezione dei suoi più famosi successi discografici, come “Canzone”, “Poesia”, “Sognando”, “L’ immensità”, affiancato dagli eccellenti strumentisti del suo trio.
Lo spettacolo dei “Fuggiaschi”:
dal Beat al Rhythm & Blues
“Dal Beat al Rhythm & Blues – Tributo a Don Backy” è il titolo del programma con cui la band propone uno speciale percorso musicale. Il gruppo mantovano torna solo eccezionalmente ad esibirsi in pubblico, presentandosi ancora nella formazione storica con Charlie e Claudio Paterlini, Maurizio Bellini, Mario Pavesi e Rinaldo Schilingi, ai quali si uniscono Alberto Ferrarini (basso) e Giorgio Campana, l’ ex bassista della R&B Band di Don Backy.
Il programma dello spettacolo vuole ricostruire, con esecuzioni rigorosamente dal vivo, l’ evoluzione stilistica dei “Fuggiaschi”, a partire addirittura dalla fase strumentale e dall’ origine del Beat per approdare al Rhythm & Blues, esperienza vissuta nel periodo finale della loro attività artistica, conclusasi ufficialmente nel 1969. Non manca “Droga”, il brano inciso nel 1964, il primo 45 giri italiano suonato e cantato da un complesso autonomamente, e non mancano alcune delle covers che hanno fatto la storia di quegli anni, un significativo estratto della musica Soul che animava le performances dei “Fuggiaschi” alla fine degli anni ’60. Eppoi spazio ai grandi successi di Don Backy, un tributo alla creatività artistica dell’ autore de “L’ immensità” e viva testimonianza di un’ amicizia che lo lega ai “Fuggiaschi”, coi quali ancora in tempi recenti ha avuto modo di esibirsi in spettacoli di prestigio e a scopo umanitario.
Un evento particolare, dunque, capace di far rivivere piacevoli emozioni legate a un’ epoca che conserva intatto un fascino inimitabile e che può appassionare anche il pubblico più giovane offrendogli l’ opportunità di riscoprire tracce di un patrimonio musicale tuttora vivo e vegeto.
ALTRO DEL
PERIODO CLAN
I Fuggiaschi con Adriano Celentano