PENSIERI E PAROLE
A PROPOSITO
DELL’ ULTIMA INTERVISTA DI BATTISTI
Molte le cose scritte a proposito della famosa ultima intervista concessa da Lucio Battisti, molti pure i libri che la riportano (in questa pagina ne segnalo alcuni).
Fra gli articoli che più ho apprezzato, quello di Francesco Vignaroli, pubblicato online dal “Corriere dello Spettacolo” nell’ edizione del 18 maggio 2019.
Nel riproporlo, doverosa precisazione: Lucio lo intervistai in un albergo di Zurigo, non negli studi della RSI.
Foto di Walter Piccoli
“In questo stesso giorno di quarant’ anni fa, Lucio Battisti rilasciava quella che sarebbe rimasta la sua ultima intervista in assoluto, prima della volontaria e definitiva sottrazione di sé al Mondo (a partire dal 1980 non comparirà più in pubblico, in nessuna modalità, a parte qualche scatto fotografico “rubato” da paparazzi e curiosi); il fortunato intervistatore a poter vantare questo privilegio – più unico che raro, trattandosi di Battisti – è il giornalista e conduttore radiofonico Giorgio Fieschi, di Radio Svizzera Italiana, nei cui studi di Lugano è avvenuto l’ incontro. L’ intervista, di circa diciotto minuti, costituisce un documento dal valore inestimabile per ogni battistiano che si rispetti, dato che il protagonista si racconta in un momento cruciale della propria carriera, e lo fa con un’ onestà e una semplicità cristalline, coerentemente con il suo profilo da antipersonaggio per eccellenza. Per capire meglio l’ opportunità delle domande e il significato delle risposte, è utile contestualizzare l’ evento sia da un punto di vista cronologico che artistico.
Foto di Walter Piccoli
In quella primavera del 1979 Battisti è reduce dall’ ennesimo successo discografico nazionale, l’ album “Una donna per amico” (pubblicato nell’ ottobre del 1978), ultimo capolavoro di un decennio irripetibile che lo ha visto dominatore incontrastato della scena italiana; parallelamente a ciò, è ancora cocente la delusione per il fallito assalto al mercato internazionale (con gli USA quali obiettivo principale) con” Images” (1977), progetto interessante, ma minato da alcuni errori “strategici” e artistici che ne hanno compromesso la riuscita. Un Battisti diviso a metà, quindi: da un lato, una certa stanchezza e insofferenza per il suo “cronico” primato in Italia (lui sì, che è stato profeta in patria!), sensazioni negative aggravate dal progressivo deterioramento del rapporto umano e artistico con Mogol; dall’ altro lato, il bisogno di nuovi stimoli e il sogno mai abbandonato di affermarsi anche all’ estero, e quindi la volontà di riprovarci nonostante l’ esito scoraggiante del primo tentativo.
Pur impegnato, forse un po’ svogliatamente e senza troppa convinzione, nella realizzazione del prossimo disco in italiano (che ancora non ha un nome, ma che poi diventerà “Una giornata uggiosa”, 1980), che sarà anche l’ ultimo con Mogol, Battisti, ha dunque la mente rivolta altrove, e vuole valicare quella “SIEPE, CHE DA TANTA PARTE DELL’ ORIZZONTE IL GUARDO ESCLUDE”.
Ma non è solo questione di passare dalla lingua italiana all’ inglese: attentissimo a tutto ciò che lo circonda, Lucio ha capito che anche la musica sta cambiando, e che l’ incombente nuovo decennio degli Ottanta farà piazza pulita – aggiungerei “purtroppo”, sotto molti aspetti – di ciò che è stato finora. La tendenza è chiara: l’ elettronica sta progressivamente guadagnando spazio a spese degli strumenti, e quindi dei musicisti. L’ album “E già” del 1982, realizzato interamente con strumenti elettronici e computer, è la manifestazione più estrema di questa svolta radicale – che subirà però un’ attenuazione nei successivi dischi “bianchi”, in cui gli strumenti torneranno ad affiancare l’ elettronica -, ma non è da escludere che già in questo 1979 Battisti stesse elaborando le prime idee di musica “sintetica”, come potrebbe far supporre la frase riportata in apertura, riferita a certe nuove composizioni in via di sviluppo…
Il 2 giugno 2018, nell’ ambito della “Notte Bianca di Locarno”
(foto: le prove), omaggio a Battisti con lo spettacolo
“Il nostro canto libero” sul palco di piazza Grande.
Spettacolo da me ideato con Gianni Dall’ Aglio (batteria)
e Massimo Luca (chitarra e voce, il primo a destra),
che con il cantautore hanno inciso più di
quaranta successi
Grazie anche alle domande ficcanti e mirate di Fieschi, l’ intervista ci restituisce fedelmente il Battisti di allora: evidentemente a suo agio e in pieno controllo, Lucio non si sottrae nemmeno alle sollecitazioni più spinose, mostrandosi invece affabile, ironico e a tratti perfino divertito. Molti i temi affrontati: la recente passione per la disco music e il tentativo di innestarne i ritmi nelle melodie delle sue canzoni (da questi esperimenti sono nati frutti come ” Ancora tu” e “Una donna per amico“); l’ irrisolta e affascinante dicotomia, nelle sue musiche, tra ambizioni artistiche “alte” ed esigenza di semplicità (le “canzonette”) per catturare il grande pubblico; la lucida autocritica sull’operazione “Images“, e la volontà/necessità di ritentare l’ avventura estera sia per ragioni artistiche che commerciali (più sincero di così…); le motivazioni alla base del suo rifiuto, dal 1970 in poi, di esibirsi dal vivo; il difficoltoso rapporto con Mogol; il sentimento ambivalente nei confronti del cinema, forma d’ arte che lo attrae ma lo lascia perplesso al tempo stesso; il nuovo album in preparazione (il già citato “Una giornata uggiosa“), sospeso tra richiami al passato e innovazioni.
Questo evento rappresenta senz’ altro una testimonianza unica e affascinante, tanto nelle anticipazioni di ciò che accadrà (dalla risposta relativa all’argomento “Mogol”, Lucio lascia intendere che il sodalizio è prossimo alla fine…) quanto nelle affermazioni poi smentite dai fatti; mi soffermo brevemente su queste ultime, premettendo che tali contraddizioni, emerse col senno del poi, non fanno altro che rendere l’ artista ancora più umano e vero (a chi non capita di cambiare idea nella vita?).
Parlando del materiale per il nuovo album, Battisti descrive le liriche di Mogol come innovative ma semplici, perché insieme hanno deciso di evitare l’ ermetismo, giudicato una facile scappatoia: ebbene, chiuso il rapporto con Mogol, Battisti si legherà proprio all’ autore ermetico per eccellenza, Pasquale Panella, cantando testi a dir poco spiazzanti, ma dotati comunque di un loro fascino misterioso e sfuggente (mi vengono in mente brani capolavoro come “La metro eccetera“, “L’ apparenza“, “Le cose che pensano“, “Che vita ha fatto“, “Così gli dei sarebbero…”).
A proposito di “Images” invece, pur riconoscendone l’ insuccesso, Battisti difende l’ idea alla base del disco e afferma di essere più che mai deciso a insistere con l’ inglese, non disponendo di alternative convincenti: ma del suo secondo e promettente album “straniero” “Friends” resterà, purtroppo, solo il singolo ufficiale “Baby it’s you” (“Ancora tu“)/”Lady” (“Donna selvaggia donna“), mentre le altre canzoni, di fatto tutte registrate, affioreranno solo in seguito nel circuito dei collezionisti e poi anche in internet (si possono facilmente trovare su Youtube). Saranno le sue ultime incisioni conosciute in inglese”.
BATTISTI SECONDO SCANZI
Terzo libro di Andrea Scanzi dedicato ai cantautori italiani.
“Dopo i best seller su Franco Battiato e Giorgio Gaber, – scrivono gli editori – il volo si sposta sopra Lucio Battisti. Come spiega lo stesso autore, ci sono almeno dieci motivi per scrivere di Battisti: perché è la più grande e geniale espressione italiana del concetto di ‘canzone popolare’; perché sta all’ Italia come i Beatles stanno al mondo; perché credono di conoscerlo tutti, ma in realtà lo conoscono in pochi; perché era un genio: un implacabile costruttore di melodie, ora immediatissime e ora ricercatissime; perché nessuno, tra i miti italiani, ha coltivato così ostinatamente il concetto più assoluto e totale di assenza; perché se ne fregava della politica, ma è stato uno dei più grandi rivoluzionari del Novecento; perché ancora oggi viene chiamato da molti ‘papà dei cantautori’, eppure ‘cantautore’ in senso classico non lo era per niente; perché quando Mogol gli dava dei testi splendidi sapeva esaltarli, e quando gli propinava dei testi bruttini sapeva esaltarli lo stesso; perché non ha parlato quasi mai, ma ha detto tutto. E, infine, perché Scanzi lo ha sempre adorato”.
L’ amico e collega Enrico Lombardi, per il sito www.naufraghi.ch, ha intervistato lo scrittore e opinionista toscano. Pensieri e parole in parte ripresi dalla “Regione”, con accenni – ringrazio sentitamente per il gentil pensiero – alla mia famosa chiacchierata con Battisti.
Eccoli, per quanti non avessero visto l’ articolo.
Riprendi dichiarazioni dall’ ultima intervista, quella del 1979 rilasciata da Battisti a Giorgio Fieschi, cruciale per capire l’ artista e non solo perché è l’ ultima…
“Faccio i complimenti a Fieschi perché quell’ intervista è fondamentale. Intanto, do atto a voi svizzeri di avere ‘antennine’ particolarmente senzienti, perché è una costante il fatto che molti grandi artisti italiani abbiano fatto le loro ultime apparizioni radiofoniche e televisive, o rilasciato le ultime interviste, in Svizzera. Gaber fece lo stesso.
Quelli di Fieschi sono diciotto minuti che possiamo ascoltare in qualsiasi momento, su YouTube, non confutabili. Ci sono due elementi che riporto nel libro, molto importanti. Il primo è il rapporto con Mogol. L’intervista è del ’79, cioè tra ‘Una donna per amico’, album dal successo fragoroso uscito un anno prima e ‘Una giornata uggiosa’, che uscirà nel 1980 e sarà l’ ultimo disco Mogol-Battisti. Ancora oggi ci si chiede perché i due si siano lasciati, e le motivazioni sono molteplici: economiche, anche di bassa lega, relative ai confini tra le due ville, ma soprattutto, e in questa intervista Battisti lo dice un anno prima di rompere i rapporti, i due avevano intrapreso strade diverse, si vedevano solo un mese l’ anno per scrivere le canzoni, le loro vite non avevano più nulla in comune. Evidentemente, le loro strade erano destinate a separarsi, perché Mogol voleva reiterare la ricetta perfetta e invece Battisti voleva cambiare, e infatti arriverà Panella.
L’ altra cosa tanto importante da indurmi a cominciare il libro con una citazione da quell’ intervista, è la definizione che Battisti dà a Fieschi della propria musica: pur incespicando nelle parole, dice di fare fatica a definirla, perché in essa convivono una componente molto colta, molto alta, e una componente molto popolare, definita addirittura “rozza”. Lucio dice di cercare ogni volta di tenere insieme la componente del musicista che studia, sperimenta, che vuole provare nuove sonorità, con la componente rozza, così che la sua musica arrivi a quel pubblico che non ha voglia di studiare, di sentire chissà quali cose e vuole che la sua musica gli arrivi direttamente”.
“CON IL NASTRO ROSA”
DI DONATO ZOPPO
18 maggio 1979. In una camera d’albergo di Zurigo Lucio Battisti dialoga un intero pomeriggio con un giovane giornalista di nome Giorgio Fieschi. Sarà la sua ultima intervista. Il mese dopo è a Londra con Geoff Westley e uno staff di grandi musicisti inglesi: comincia la lavorazione di un album molto atteso, “Una giornata uggiosa”. Uscirà nel mese di febbraio 1980, sarà l’ultimo disco di Mogol e Battisti insieme. Una separazione chiacchieratissima, quella tra i due principali protagonisti della musica italiana. Alla fine dell’ album, con la copertina piovosa divenuta un’ icona pop, una canzone celebre. La più citata nel linguaggio comune italiano. Quando chiudiamo una conversazione dicendo «Lo scopriremo solo vivendo», parliamo di “Con il nastro rosa”.
Il libro di Donato Zoppo, il terzo che lo scrittore campano ha dedicato alla figura di Lucio Battisti, racconta la storia di una canzone che chiude il sipario su un decennio e su un sogno. È stato pubblicato in occasione del settantasettesimo compleanno di Lucio Battisti – 5 marzo 1943 – e del quarantennale di “Una giornata uggiosa”. Per l’ occasione Zoppo ha dialogato con alcuni protagonisti del disco: il produttore Geoff Westley, il chitarrista Phil Palmer – l’ artefice dello straordinario assolo che chiude “Con il nastro rosa” – e il batterista Stuart Elliott; insieme a loro anche Ilvio Gallo (il fotografo autore della copertina) e Giorgio Fieschi della RSI, autore dell’ ultima intervista a Battisti.
Il libro racconta la genesi dell’ album partendo proprio dalla storica ultima conversazione con Fieschi a Zurigo e termina con l’ uscita: un viaggio nei motivi che hanno spinto i due alla separazione, nell’ esperienza londinese di Battisti, nel rapporto con Westley, nei lati più oscuri di questa personalità enigmatica e silenziosa, che scelse anche di non apparire più in copertina. Prefazione di Paolo Morando, giornalista e scrittore.
Donato Zoppo, giornalista, scrittore e conduttore radiofonico, collabora con Audio Review e Jam. Dal 2007 conduce sulle frequenze di Radio Città BN Rock City Nights, uno dei programmi rock più seguiti. Ha pubblicato vari testi di argomento musicale con Hoepli, Mimesis e Arcana.
“BATTISTI TALK”
DI FRANCESCO MIRENZI
Questo libro è frutto di una meticolosa ricerca storica tra carta stampata, radio e filmati di repertorio televisivo e raccoglie tutte le interviste, le dichiarazioni, i commenti rilasciati da Lucio Battisti dal febbraio 1966 fino all’ultima intervista radiofonica concessa alla Radio Svizzera nel maggio 1979. E’ la ristampa aggiornata, ampliata e raddoppiata con recenti ritrovamenti, della prima edizione del 1988. E’ un libro senza tempo, uno scrigno che raccoglie tutte le parole “pubbliche” e pubblicate attribuibili con certezza a Lucio Battisti, il più grande autore italiano di musica, di cui erano noti la ritrosia e i modi ironici e scontrosi delle sue sporadiche e rare concessioni verbali alla stampa. Un prezioso e unico strumento di indagine per i musicologi e di piacere per tutti gli appassionati battistiani.
“LUCIO BATTISTI
AL DI LA DEL MITO”
DI ALFONSO AMODIO
E MAURO RONCONI
“LUCIO BATTISTI
INNOCENTI EVASIONI”
DI ALFONSO AMODIO
MAURO RONCONI E
ITALO GNOCCHI
Il 9 settembre 1998 muore Lucio Battisti. A distanza di anni, il suo mito e la sua musica sono ancora vivi. “Innocenti evasioni” è un tributo alla sua arte, oltre ad essere una prima bio-discografia illustrata dedicata a Battiti. La prima parte del libro ripercorre la carriera del cantautore attraverso un’ analisi dei suoi album, dal fortunato sodalizio con Mogol, sino alle raffinate collaborazioni col paroliere Pasquale Panella. La seconda parte del volume è composta da una serie di interviste con amici e collaboratori di Lucio.
Da notiziemusica.it
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Da rockit.it
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Da luciobattististory.wixsite.com
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IL PODCAST DI “REPUBBLICA”
Sono trascorsi tanti anni dalla famosa ultima intervista a Lucio Battisti, ciò nonostante continua a far parlare, destare interesse.
Numerosi i libri che la contengono unitamente a pensieri e parole miei, di Mogol e altri personaggi che con il cantautore hanno strettamente collaborato.
Ad essi viene ora ad aggiungersi uno scrupoloso e interessante lavoro di ricostruzione (che trovate in rete) di Antonio Iovane.
Scrive il collega italiano: “Sono sempre stato affascinato dagli artisti che a un certo punto dicono basta alla vita pubblica e si chiudono nel silenzio: Greta Garbo, Salinger, Mina. Per questo ho amato la vicenda umana e musicale di Lucio Battisti, anch’ egli scomparso dalle scene alla fine degli anni ’70.
Ho voluto indagare su quella scelta, ricostruire, grazie ad Alberto Radius, la metamorfosi del suo percorso musicale diventato così somigliante al suo isolamento, con quelle sonorità fredde e distanti; e poi approfondire il suo “basta” partendo dall’ ultima intervista, quella rilasciata a Giorgio Fieschi il 18 maggio del 1979 per la Radio svizzera. Giorgio mi ha aperto le porte della memoria rivelandomi anche particolari inediti su quanto andò perduto di quell’ intervista.
‘L’ intervista perduta di Lucio Battisti’, che fa parte della serie del Gruppo Gedi “ITALIAN POP – Storie e personaggi del nostro immaginario”, la trovate sulla app OnePodcast o su Repubblica, nella sezione dedicata a OnePodcast”.
ANTONIO IOVANE È
un giornalista e scrittore romano. Esordisce nel 2005 con la raccolta di racconti (Barbera editore) “La gang dei senzamore”, cui segue, nel 2006, “Ti credevo più romantico”, storia di un comico dalla fine degli anni ’60 fino ai primi anni duemila.
Nel 2019 passa a Minimum fax pubblicando “Il Brigatista”, in cui racconta in forma romanzata la storia delle Brigate Rosse dal 1969 fino al 1982.
Nello stesso anno esce, per Albe edizioni, “Il segreto di Mago Bubù”, favola illustrata dalla vignettista di “Repubblica” Ellekappa, ossia Laura Pellegrini.
Nel marzo dello scorso anno ha pubblicato “La seduta spiritica“, in cui racconta un episodio controverso della storia d’ Italia avvenuto il 2 aprile 1978: l’ evocazione degli spiriti da parte di Romano Prodi, Alberto Clò, Mario Baldassarri e altri professori bolognesi per rintracciare Aldo Moro, rapito diciassette giorni prima.
Il 25 gennaio di quest’ anno è uscito (Mondadori, collana “Strade blu”) il romanzo “Un uomo solo – Le ultime ore di Luigi Tenco”.
Dal 2003 al 2020 ha lavorato come giornalista per Radio Capital.
Da inviato ha seguito soprattutto eventi di cronaca: dal terremoto dell’ Aquila al naufragio della Costa Concordia passando per il processo di Perugia per l’ omicidio di Meredith Kercher.
Nel 2015 è stato inviato a Tunisi per l’ attentato al Museo del Bardo, ad Atene per il referendum in Grecia e in Ungheria, Serbia e Croazia per la vicenda dei migranti.
Fingendosi un foreign fighter ha inoltre rivelato le procedure per arruolarsi nelle forze curde che combattono l’ ISIS.
Dal settembre del 2020 lavora per GEDI Digital. È autore di diversi podcast, fra cui “Colpo di Stato – La storia del Golpe Borghese”, “Moby Prince – Cronaca di un disastro” e “Io sono leggenda – Come si diventa Muhammad Alì”.
BATTISTI … OGGI
Ringrazio l’ amica Stella Sole per avermi fatto pervenire questo interessante articolo di Enzo Gentile, che non avevo visto e nel quale si accenna all’ intervista da me realizzata con Lucio Battisti. “Non parlerò mai più, perché un artista deve comunicare solo per mezzo del suo lavoro. L’ artista non esiste, esiste la sua arte”: questa la sua ultima dichiarazione pubblica, poco dopo l’ intervista, definitiva, concessa il 18 maggio 1979 a Giorgio Fieschi della Radio della Svizzera italiana.