THE BEAT GOES ON !
«Quel che hanno fatto i Beatles in grande noi lo abbiamo fatto
in piccolo, partendo dalla nostra Locarno. Ma non è
probabilmente tanto per la musica che meritiamo di essere
ricordati, quanto per aver dato il via a una trasformazione
culturale. E nel farlo, ancora giovanissimi, bisogna dire
che abbiamo dato prova di un certo coraggio».
Parole di Eliano Galbiati, fondatore dei Nightbirds, ai quali
è stato reso onore, il 29 febbraio, con la posa, all’ interno
del Kursaal di Locarno, di una targa commemorativa
realizzata dall’ artista Pedro Pedrazzini.
Il Kursaal?
Si, perchè è qui che, una sera del 1964, la band tenne il
suo primo concerto. Ed è ancora qui che, il
26 settembre 2014, con un indimenticabile spettacolo,
si congedò definitivamente dai fans.
La festa
Dapprima cerimonia di scopertura della targa, a seguire,
spettacolo musical-teatrale nel corso del quale Eliano
Galbiati, William Mazzoni, Mario Del Don, “Charlie”
De Marco e Corry Knobel, con il giornalista
Giorgio Fieschi a rinfrescare la memoria,
hanno ripercorso le principali tappe della loro breve
ma straordinaria carriera.
Sul palco con i “Night”, quale backing band e per un
tributo, i pugliesi Paipers, indiscussi protagonisti
dell’ edizione record, del 2022, della “Notte Bianca”.
A caratterizzarli, originalità (a cominciare
dall’ interpretazione dei brani “stile Mal dei
Primitives”), simpatia e molta professionalità.
“RADIO TAPES 1968”
A impreziosire l’ evento, la pubblicazione di imperdibile lp
contenente una decina di inediti ritrovati negli archivi della
Radio della Svizzera Italiana e incisi nel 1968 sotto la direzione
del maestro Mario Robbiani, nonchè due meravigliosi “live”,
anch’ essi partoriti, tantissimi anni dopo, negli studi
di Besso.
Foto di Carlo Reguzzi @
I Paipers con “Charlie” De Marco, Mario Del Don,
William Mazzoni, Eliano Galbiati e Corry Knobel
Eliano Galbiati, fondatore dei Nightbirds
I (beat) amici pugliesi Paipers
STORIA DI UNA
INDIMENTICABILE BAND
Mail di Mario Del Don per ricordare quanto la band
sia amata dai collezionisti di mezzo mondo:
“Curiosità! Te capii… al 45 da la “Strada bianca” a 650 euro
sü ebay!!!”
DETTO QUESTO …
parliamo dei programmi televisivi cui la band di Eliano
Galbiati ai tempi partecipò, dei quali, purtroppo, negli
archivi della TSI non c’ è più traccia.
Questa, che si riferisce allo “Special” realizzato poco
dopo la metà degli anni Sessanta con la regia di
Ivan Paganetti.
Un momento delle riprese nei pressi dell’ Imbarcadero
di Locarno
A “VIP PARADE” CON
LUCIO BATTISTI
Queste, invece foto, scattate negli studi di Paradiso dell’ allora
Televisione della Svizzera Italiana. Il programma s’ intitolava
“VIP Parade”, fra i protagonisti i “Night” e un ancora non
famosissimo Lucio Battisti (che eseguì “Balla Linda”)!
“SETTE GIORNI”
Qualcosina dei programmi televisivi realizzati dai Nightbirds
è però fortunatamente stato salvato.
Ad esempio, questi video di
“ALLA RESA DEI CONTI”
e
“BLACK MAGIC WOMAN”
Negli anni Sessanta, la domenica, la TSI proponeva un
programma intitolato «Sette giorni». Andava in onda
alle 19:55 ed offriva la cronaca della settimana
televisiva appena trascorsa e le anticipazioni di
quella che stava per iniziare.
Nella puntata del 4 febbraio 1968 i «Night»,
che eseguirono splendidamente
questo pezzone dei Fleetwood Mac.
DAL “PAX” AL TEATRO
DI LOCARNO
Fra gli eventi da me organizzati che ricordo con
particolare piacere c’ è il concerto del
cinquantesimo presso il Teatro di Locarno.
Per la verità, più che di un concerto si è trattato
di uno spettacolo musical – teatrale,
con proiezione di video, ospiti, tra cui Toni Vescoli,
leader delle Sauterelles di Zurigo,
e Mario Totaro, ex tastierista degli inossidabili
Dik Dik, e frequenti cambi di scena.
I Nightbirds con Fabrizio Ghiringhelli della Scarp Da Tennis Band
(il secondo da sinistra), Oliviero Giovannoni (alle percussioni) e
Toni Vescoli de Les Sauterelles (al centro)
Per l’ occasione nell’ atrio del Teatro di Locarno venne allestita
un’ esposizione di fotografie, manifesti, strumenti e abiti dell’ epoca
e pubblicato un fumetto per raccontare, seppure sinteticamente,
la storia dei “Night”. Sold out in brevissimo tempo ed entusiasti
spettatori a ballare fra le eleganti poltrone del teatro!
Guarda il video del
SERVIZIO DEL “QUOTIDIANO”
LA PRIMA REUNION
Con i Nightbirds avevo però già organizzato concerti.
Il primo nel 1978 presso il Cinema Pax di Locarno, con la formazione
originale e il bassista degli inizi, Charlie De Marco, a suonare la
grancassa durante l’ esecuzione di “Yellow Submarine”.
I concerti al Pax di Locarno, uno nel pomeriggio, l’ altro la sera. Sold Out!
Era il 9 aprile e la prima volta che la band si riuniva dopo lo scioglimento
(avvenuto agli inizi degli anni Settanta).
Due gli spettacoli, uno al pomeriggio, l’ altro la sera, ripresi dalla Televisione
della Svizzera Italiana per un programma destinato al pubblico giovane.
“Con questa reunion” – precisai – “non intendiamo cadere nella mitizzazione,
bensì offrire uno spettacolo insolito, originale. I più giovani scopriranno
un complesso che è stato fra i primi ad importare nel nostro cantone
la musica e i costumi del Beat”.
L’ evento suscitò interesse pure oltre San Gottardo. Questa,
ad esempio, la lettera che mi scrisse Trudy Bosshard-Müller,
redattrice della prestigiosa rivista “Pop”: “Ho appreso con
interesse che i Nightbirds si ritroveranno per un concerto,
ne ho dato notizia nel numero 2. Indicami, il più presto
possibile, luogo/data dello spettacolo, affinchè ne possa
parlare pure nel numero 3”
Accontentata, la collega e amica zurighese fu di parola: dedicò
spazio all’ evento persino nell’ edizione tedesca del famosissimo
“Melody Maker”!
Fra quanti assistettero alle esibizioni di Eliano Galbiati e soci,
Jacky Marti (anni dopo direttore di Rete Uno), che, sul
Corriere del Ticino (titolo dell’ articolo: “Felicemente superato
il rischio della celebrazione”), scrisse :
“L’ era beat muoveva i primi passi rivelatori e subito fummo
intaccati anche noi. Nacquero i primi complessini all’ acqua di
rosa, i primi strimpellatori di chitarra, i primi ‘due centimetri
di capelli in più’ che facevano storcere il naso ai nostri padri.
Fu l’ inizio di una stagione scintillante, vissuta da noi di riflesso
con l’ illusione di toccare con mano ciò che i ragazzi inglesi
vivevano in prima persona.
Eccomi tra Mario e “Charlie” Il primo a sinistra è l’ ex bassista
dei leggendari Toad, il quale, con la sua “Happy Sound”,
assicurò suoni perfetti
L’ avvento dei ‘Nightbirds’, protagonisti intoccabili del beat nostrano,
ci esaltò. Tutti noi, quindicenni o poco più, ci riconoscemmo nella
loro musica, nell’ atteggiamento e nell’ abbigliamento. Le loro canzoni
furono le nostre, la mitizzazione di un nuovo ‘stile di vita’ appreso dai
ritagli di giornale e da lunghe ore trascorse ad ascoltare Radio
Luxemburg. I contorni erano ancora nebulosi ed incerti. Per noi
‘sbarbatelli’, i ‘Nightbirds’ rappresentarono il risveglio dal torpore
di un letargo, nel loro riflesso identificammo la radice beat che ci
sconvolgeva nel profondo. Il proseguio della storia li vide in vita
per parecchi anni, fino al 1970. Le speranze ben presto deluse,
forzatamente rannicchiati nella nostra provincia, senza quel
coraggio di emergere che si sarebbe comunque confermato
un’ illusione, su questi lidi. Infine, deposti abbozzi di successo
e ambizioni, si persero per strada, lasciandoci
un’ immagine nitida e un ricordo piacevolissimo.
Ieri, dopo lustri di dimenticatoio, si sono ritrovati a Locarno,
quasi per gioco, ad offrirci un rigurgito nostalgico, una festa
di emozioni risucchiate dagli anni per riannodare i fili di una
smunta leggenda, per ricordare ai ‘teenagers’ (pochi) che
tutto ebbe inizio allora, in quegli scantinati che noi volentieri
identificavamo con il ‘Cavern’ di Liverpool.
Il rischio di questa celebrazione era evidente: lo spettro di una
sublimazione, il ‘revival’ che si morde la coda disarcionato
dall’ attualità. Niente di tutto ciò. I ‘Nightbirds’ hanno suonato
bene, hanno soprattutto divertito. La loro coesione occasionale
non si è mai trasformata in epitaffio, non ha mai richiamato la
lacrimuccia dei rimpianti.
Su questi appunti frettolosi potrei soffermarmi sulla bravura e
sulla professionalità di Corry Knobel, sul ‘feeling’ di Mario Del Don,
sulla disinvoltura scenica e sulla raffinata voce di William Mazzoni,
sui limiti più che accettabili del vigoroso Eliano Galbiati, e così via.
Preferisco annotare semplicemente che si è trattato di una buona
esibizione, di un concerto onesto, umile e soprattutto sincero”.
I NIGHTBIRDS A “FEEDBACK”
Altra importante reunion, quella del 1995 in piazza del Sole a Bellinzona,
in occasione del festival “Feedback”: più di quindicimila spettatori!
Le prove dello spettacolo si tennero presso l’ allora studio fotografico
di Walter Piccoli, a Giubiasco.
Le prove a Giubiasco (Chris Achermann, Roby Wezel, Eliano Galbiati,
William Mazzoni e Mario Del Don; Roby, Corry, Chris ed Eliano Galbiati)
Soundcheck in piazza del Sole
Roby, William, Eliano, Mario e Chris “live”
Poco tempo dopo produssi, con la collaborazione di Corry Knobel, un cd
contenente incisioni effettuate in quell’ occasione, presso il “Rock Cafè”
di Eliano Galbiati e reperite negli archivi della RSI. Ciliegina, un
provino, “Io corro”.
La copertina del CD prodotto per l’ etichetta “Feedback”
Questo, invece, il CD con pezzi originali dei Nightbirds e delle Sauterelles
pubblicato in collaborazione con Italo Gnocchi della “On Sale Music”
UN PO’ DI STORIA
Quando Elvis Presley, verso la fine degli anni ’50, cominciò a furoreggiare
anche in Europa, quattro ragazzi di Liverpool decisero di seguirne le orme,
senza sapere che avrebbero cambiato il mondo: erano i Beatles.
Giorgio Gomelsky, che abitava a Losone e grande amante del blues,
nella prima metà dei ’60 emigrò a Londra per iniziare la carriera di
manager e produttore discografico con gli Yardbirds, i Rolling Stones,
Brian Auger & Julie Driscoll e molti altri.
In quegli anni, era proprietario di uno dei più famosi club londinesi,
il «Craw Daddy», aperto nel vecchio Station Hotel di Richmond, dove
regolarmente si esibivano i più importanti complessi del momento.
Proprio in quel locale i Beatles, già famosi, fecero la conoscenza
degli Stones.
Giorgio Gomelsky, nell’ estate del 1964, prese i suoi pupilli – gli Yardbirds –
li caricò con gli amplificatori e il resto su un Ford Transit, attraversò la
Manica e giunse a Locarno per una breve vacanza, dove organizzò
alcuni memorabili concerti al Lido di Locarno, ai grandi magazzini
Innovazione (oggi Manor) e alla «Taverna» di Ascona, altro famoso
locale notturno, poi raso al suolo.
Gli Yardbirds sconvolsero letteralmente la vita del giovane batterista
Eliano Galbiati, che decise pertanto di abbandonare l’ orchestrina
Jolly Rogers e fondare il gruppo “The Nightbirds”.
A Roberto Wezel (chitarra solista) e Charlie De Marco (bassista),
che con Galbiati componevano il precedente complesso, si aggiunsero
Guido Margaroli (chitarra ritmica) e William Mazzoni (canto e armonica):
la prima rock band professionista in Ticino, alla quale più tardi e in
epoche diverse si unirono Mario Del Don (prima chitarra e poi basso),
Chris Achermann (chitarra solista) e Corry Knobel (chitarra solista
e canto).
SANREMO?
Sempre a proposito dei “Night”, ecco la copertina del numero del
primo ottobre 1966 di “Pop”, il “Melody Maker” svizzero.
All’ interno un articoletto con tanto di foto e un annuncio con cui il
supermercato Globus Grammorama di Zurigo pubblicizzava il primo
vinile della band, “La strada bianca” (EMI/ Columbia), oggi
ricercatissimo dai collezionisti.
“Sono ticinesi, si chiamano William, Eliano, Charly, Roberto
e Chris, definiscono la loro musica R&B, in Italia hanno riscosso
grande successo e in breve tempo sono diventati popolari grazie
a Radio Luxemburg e Monte Carlo, come pure alla Televisione
Svizzera. In anteprima vi presentiamo il loro primo disco:
‘La strada bianca’ e ‘The Nightbirds’, questi i titoli dei pezzi.
Chi li ha ascoltati (al prezzo di 4.75 franchi) li vedrebbe
volentieri a Sanremo” (!).
A quei tempi, però, i capelloni erano visti come il fumo negli occhi,
per cui niente festival per Eliano e soci. Meglio così, avrebbero
altrimenti fatto la fine dei più famosi Yardbirds di Jeff Beck,
i quali, con “Paff … bum” e in coppia con Lucio Dalla, alcuni
mesi prima erano stati irrisi e velocemente esclusi dalla
gara da giurie e pubblico.
EVENTI
VINILI
I Nightbirds, tra il 1965 e il 1969, incisero cinque singoli, di cui quattro
per la Columbia/EMI Italiana e uno per un’ etichetta indipendente, il
CDA di Ascona (vedi articolo “Laico Burkhalter”).
ANCORA PIÙ RARA …
questa stampa, senza copertina, del secondo singolo, “Io non guardo con
gli occhi della gente”/”Quelli”.
Negli negli studi della EMI italiana a Milano
Durante le sessioni allo Studio di incisione «La Basilica» di Milano,
dove in quel periodo registrava pure Mina, fu registrato un brano
scritto da Mario Del Don, «Io corro», mai uscito in versione singola,
felicemente recuperato e pubblicato, molti anni dopo, nel CD
prodotto per “Feedback”.
CON LUCIO DALLA
AL “PIPER CLUB”
DI MILANO
Nel novembre del 1966 i “Night” – vedi lancio del “Corriere della Sera” –
si esibirono per diverse sere al “Piper Club” di Milano con Lucio Dalla
e gli Idoli.
William, Eliano e Roby con il tastierista Bruno Cabassi degli Idoli
ALTRE FOTO DALL’ ALBUM
DI ELIANO
Eliano, William, Roby e Mario. A destra, “Charlie” e Roby
“Charlie” De Marco, prima bassista, poi “Roadie” della band
POSTERS
Con Guido Margaroli (quarto da sinistra) e Mario Del Don (idem)
Manifesto stampato ai tempi dei primi vinili per la Columbia (EMI) italiana
Con Corry Knobel (terzo poster). Manifesti realizzati da Mario Del Don
ALL’ ESTERO
Questi alcuni dei vinili ristampati e raccolte con pezzi dei Nightbirds
pubblicate all’ estero.
PAPERBACK WRITER
Alla band ai tempi dedicai diversi articoli, pubblicati anche da riviste
della Svizzera tedesca, specialmente dal gettonatissimo e mitico “Pop”.
Questo, ad esempio, lo scrissi per “Illustrazione Ticinese”.
LA PRIMA VOLTA CON LA SEDIA
POI FU … LA “LUDWIG”!
Che fine hanno fatto le foto prestatemi per una serie di articoli tanti anni fa?
Eliano, il legittimo proprietario, è convinto che il sottoscritto, in quanto
sfegatato fan della band, le abbia fatte sparire.
Ma, almeno voi credetemi, non è così!
È invece probabile che le preziose immagini ai tempi consegnate ai tipografi
de “Il Dovere” stiano accumulando polvere negli archivi di quel giornale
(oggi “La Regione”) o siano divenute (inconfessabile) patrimonio di
qualche suo collaboratore di vecchia data.
Pazienza, prima o poi riuscirò a far cambiare idea all’ amico locarnese.
Per contro ammetto di avergli scippato ricordi e aneddoti, tra cui questi.
TESSERETE, PRIMI
ANNI SESSANTA
“Ho cominciato nei primi anni Sessanta, a Tesserete con un amico, Paride
Notari, fantastico pianista innamorato di Elvis Presley. Ogni sera ci
trovavamo al Bar della Stazione e, poco prima che accendessero il televisore
per il ‘Telegiornale’, ci esibivamo, lui al piano, io tenendo il tempo battendo
le mani su una sedia. È Paride che, colpito dal mio innato senso del ritmo,
dopo un po’ mi stimolò a passare alla batteria, cosa che feci andando a
La prima batteria?
“Una ‘Trixon’, utilizzata quando iniziai con i Nightbirds. Per un certo
tempo ho avuto pure una ‘Hayman’ (l’ ho acquistata quasi
contemporaneamente a Düde Durst delle Sauterelles). Ma la mia
preferita rimane la ‘Ludwig’, quella di Ringo Starr!”.
Cosa ascoltavi prima di essere folgorato dagli Yardbirds?
“I Beatles e i più gettonati cantanti inglesi ed americani
dell’ epoca, Paul Anka, Neil Sedaka, Bill Haley e gli altri.
Ero invece meno attratto dagli italiani”.
Il periodo più felice?
“Quello dei concerti a Zurigo, che ai tempi era un po’ come
Londra. Ambiente, atmosfera fantastici! Noi eravamo di casa,
in quanto molto apprezzati. Eravamo i più votati. Per rendere l’ idea,
il proprietario del ‘Tropic’ (poi divenuto ‘Blow Up’) ogni sera
distribuiva al pubblico schede su cui indicare i nomi dei preferiti:
il nostro era immancabile su quei foglietti, per cui gli ingaggi non
si contavano, eravamo gettonatissimi! Periodo d’ oro veramente,
la gente veniva per ascoltarci, con attenzione. È il periodo dei primi
abiti beat stile England, degli impianti trendy. Ci ha fatto un gran bene”.
Pochi i vinili incisi, cinque in tutto, quattro dei quali per la prestigiosa
EMI/Columbia italiana. A quale sei maggiormente affezionato?
“Il primo, indubbiamente, ‘La strada bianca’, ballata composta da
Mario Del Don, sul cui retro c’ è lo strumentale ‘Nightbirds’, che ben
rispecchia quanto andavamo proponendo a quei tempi. Il ‘tiro’ è quello
degli Yardbirds, band che, come ben ricordi, mi ha ispirato e invogliato
a passare, per un po’ di anni, addirittura al professionismo”.
La maggior soddisfazione?
“L’ ho detto più volte: aver fatto in piccolo quel che in grande
hanno fatto i Beatles, partendo dalla piccola Locarno”.
Cosa vi ha portato allo scioglimento?
“Il fatto che, nonostante gli sforzi, non si sia mai riusciti a
trovare un manager dotato di grinta come, ad esempio, quello
delle più famose Sauterelles. Questo ci ha demoralizzati. Poi
altri motivi, fra i tanti l’ abbandono del gruppo da parte del
chitarrista Chris Ackerman. Gli subentrò l’ altrettanto
talentuoso Corry Knobel, che aveva però un difetto: quello
di non essere mai completamente soddisfatto delle
performances. Troppi cambi di chitarre, mai un
arrangiamento che lo soddisfasse. Pensare che era un
ottimo, invidiatissimo chitarrista rock! Perdippiù parlava
(e ancora parla) perfettamente inglese. Inizialmente le cose
funzionarono, divenne più esigente e puntiglioso dopo
aver sentito i ‘Toad’ di Vic Vergeat al ‘Nibbio’ di Lugano
e Ollie Halsall dei Patto al ‘Marquee’ di Londra (dopo
quel concerto Corry avrebbe voluto passare dal rock al jazz!).
Ecco perchè a un certo punto gettammo la spugna”.
Il periodo più felice?
“Quello dei concerti a Zurigo, che ai tempi era un po’ come Londra.
Ambiente, atmosfera fantastici! Noi eravamo di casa, in quanto
molto apprezzati. Eravamo i più votati. Per rendere l’ idea, il
proprietario del ‘Tropic’ (poi divenuto ‘Blow Up’) ogni sera
distribuiva al pubblico schede su cui indicare i nomi dei
preferiti: il nostro era immancabile su quei foglietti, per cui
gli ingaggi non si contavano, eravamo gettonatissimi!
Periodo d’ oro veramente, la gente veniva per ascoltarci con
attenzione. È il periodo dei primi abiti beat stile England,
degli impianti trendy. Ci ha fatto un gran bene”.
Pochi i vinili incisi; a quale di questi sei maggiormente
affezionato?
“Il primo indubbiamente, ‘La strada bianca’, ballata composta da
Mario Del Don, sul cui retro c’ è lo strumentale ‘Nightbirds’.
Strumentale che ben rispecchia quanto andavamo proponendo
a quei tempi, il ‘tiro’ è quello degli Yardbirds, band che, come
ben ricordi, mi ha ispirato. Al punto di passare per un po’ di
anni addirittura al professionismo”.
Cosa vi ha portato allo scioglimento?
“Il fatto che, nonostante gli sforzi, non si sia mai riusciti a
trovare un vero manager, dotato di grinta come, ad esempio,
quello delle Sauterelles. Questo ci ha un po’ demoralizzato.
Poi altri motivi, fra i tanti l’ abbandono del gruppo da parte
del mitico chitarrista Chris Ackerman. Gli subentrò l’ altrettanto
talentuoso Corry Knobel, che aveva però un difetto: quello di
non essere mai completamente soddisfatto delle performances.
Troppi cambi di chitarre, mai un arrangiamento che lo
soddisfasse. Pensare che era un ottimo, invidiatissimo
chitarrista rock! Perdippiù parlava (e ancora parla) perfettamente
inglese. Inizialmente le cose funzionarono, divenne più esigente
e puntiglioso dopo aver sentito i Toad’ di Vic Vergeat al ‘Nibbio’
di Lugano e Ollie Halsall dei Patto al ‘Marquee’ di Londra
(dopo quel concerto Corry voleva passare dal rock al jazz).
Ecco perchè a un certo punto mollammo la spugna”.
I Nightbirds perdono Roby Wezel, “uomo educato
e modesto”
Il primo chitarrista dei ‘Night’, storia del
rock ticinese, nel ricordo dell’ amico e
cofondatore Eliano Galbiati e in quello
di Giorgio Fieschi
di Beppe Donadio
«Io e lui siamo stati i primi Nightbirds. Per cinquant’ anni ho suonato a
fianco di una persona incredibilmente educata e modesta». Eliano Galbiati,
batterista e cofondatore della storica band locarnese, ricorda l’ amico
Roby Wezel, spentosi dopo lunga malattia. Con Galbiati e Charlie De Marco
(basso), nei Jolly Rogers, diventati Nightbirds con Guido Margaroli
(chitarra ritmica) e William Mazzoni (canto e armonica), Wezel è stato
parte della prima band professionista del Ticino, nata dalla folgorazione
di Galbiati per i britannici Yardbirds, in concerto nel Locarnese nell’ estate
del 1964. Ai Nightbirds – o ‘Beatles del Ticino’ – si sarebbero uniti poi
Mario Del Don (chitarra e poi basso), il defunto Chris Achermann
(chitarra solista) e Corry Knobel (chitarra solista e voce). «Uno dei primi
ricordi di musica suonata insieme a Roby, quando ancora non avevamo
un cantante – dice Galbiati – è una versione di ‘Apache’ degli Shadows,
riproposta per i cinquant’ anni festeggiati al Teatro di Locarno». Era il
settembre del 2014. «Con l’ arrivo di Del Don – ricorda il batterista –
Wezel passò alla chitarra ritmica, un segno di grande umiltà, la
dimostrazione dell’ essere musicisti».
Giorgio Fieschi, dei Nightbirds (e non solo dei Nightbirds) è archivio
vivente. «Ho conosciuto Wezel dopo gli altri componenti. Di lui sapevo
che aveva trascritto un pezzo dei Byrds per Les Sauterelles, in gara al
Cantagiro nel 1967 con ‘Senza te’. Persona adorabile, discreta, riservata.
A casa sua, tempo fa, mi mostrò le tante lettere e le cartoline spedite
dai fan, tenendomi d’ occhio come si tengono d’ occhio tutti i
collezionisti che mettono le mani nei ricordi dei musicisti». Gli ultimi
incontri sotto i portici di Locarno, prima di sapere della malattia.
Il resto è nel ‘Ciao Roby’ sulla pagina di facebook, con Wezel, Galbiati
e gli altri alle spalle di un vecchio Transporter, segno distintivo di
un’ epoca e di una generazione.
PROG ROCK MADE
IN TICINO
Sciolta la band, Eliano Galbiati e Corry Knobel si misero insieme
per realizzare un album, “Waterfall”, pubblicato nel 1972, che all’ epoca,
per quanto concerne le vendite, riscosse scarso successo, ma fu molto
(e continua ad essere) molto apprezzato dai critici musicali.
A cominciare da quello del trisettimanale “Eco di Locarno”.
26 febbraio del 1972
«Waterfall», ovvero le peripezie
di due locarnesi per un 33 giri
“«Waterfall»: un anno di fatiche e di spese, di illusioni e delusioni,
di amarezze, di promesse fatte e mai mantenute, di speranze.
«Waterfall»: un anno di insistenza e di ferrea volontà in un
giovanile ardore messo alla prova del fuoco. Ma «Waterfall»,
adesso, è realtà: Il «long playing» dei bravissimi ex «Night
Birds» locarnesi Eliano Galbiati, anni 25, e Corry Knobel,
anni 22, sarà pronto tra una quindicina di giorni.
Knobel e Galbiati
È una storia lunga, quella di «Waterfall» (cascata), che però il
batterista Galbiati e il chitarrista Knobel, duri a morire, sono
riusciti a condurre felicemente in porto. Questo malgrado le
promesse di finanziamento avute da più parti, segnatamente
da insospettabili case discografiche, e poi mai mantenute: ore
passate nell’ anticamera di sale d’ incisione con il cuore in gola,
per poi tornare a casa con la proverbiale coda tra le gambe.
Panini e bottiglie di birra talvolta andati di traverso a ogni
allungamento della serie di delusioni. Questo anche è «Waterfall».
Perciò la gioia è più grande e la soddisfazione indicibile per i
nostri due valenti e seri giovani; per questo ora ne possono
giustamente andare fieri.
E «Waterfall» è un capolavoro degno certamente del valore
dell’ autore, chitarrista e cantante Corry Knobel e del
batterista e pure lui cantante (sic!) Eliano Galbiati.
«Waterfall» è bello, semplice, limpido. È l’ espressione di
un animo gentile, sereno, di un cuore grande così. «Waterfall»
è la consacrazione di una storia triste quanto semplice.
L’ amico più caro che muore a 14 anni, nel fiore della sua
giovinezza, che cosa può lasciare nell’ anima? In che cosa
si può ancora credere senza un carattere come dico io?
Tutto questo ce lo rivela «Waterfall», dall’ alto della sua
piacevole melodia, mai aggressivo, eppure mai opaco,
in ogni caso sempre ispirato da qualcosa di vissuto, di
sofferto: «Remember Mitch?» sono le semplici ma
significative parole di Knobel e Galbiati.
Accanto a questa canzone, nel 33 giri edito dalla Koala,
troviamo «Play hiding», «What will we become»,
«Mother nature says» (questo forse il motivo più bello,
sublime), «Waterfall» e «The unknown light». È una
musica di stile moderno, non legata a schemi particolari:
una musica libera, orecchiabile e sincera, comprensibile
per tutti, che certamente non trova affinità in nessun
complesso del mondo.
Una musica notevole come può essere il punto d’ arrivo
di appassionati che da oltre un lustro «vivono» di musica.
Tutti questi pregi, aggiunti al fatto che Galbiati e Knobel
si sono dovuti assumere tutte le spese dopo tante amarezze
(è il primo «long playing» interamente «fatto» e prodotto
in Svizzera) danno l’ esatta dimensione del valore di questa
autentica opera artistica”.
LA RISTAMPA
Dicevo che l’ album fu – ed è tuttora – molto apprezzato dalla
critica, al punto che nel 2003 un’ etichetta d’ oltre San
Gottardo ha deciso di ristamparlo. Si tratta della Black Rills
Records di Rheinau/ZH, specializzata nel recuperare
registrazioni prog perdute di band svizzere, rimasterizzandole
e ripubblicandole su CD.
Stanton Swihart su allmusic.com, dopo aver
ricordato la storia dei Nightbirds:
“L’ anno successivo, Knobel iniziò a sperimentare con le sue
composizioni e, ispirato principalmente dalla musica
psichedelica che espandeva la mente esplosa a livello
internazionale pochi anni prima e dalle questioni sociopolitiche
dell’ epoca, sviluppò un ambizioso concept album. Poichè
non aveva esperienza in studio e, come ammise in seguito,
‘nessuna capacità di produzione, poca autocritica e,
ovviamente, niente soldi’, arruolò come collaboratore
il compagno di band Galbiati, che si dimostrò un raccoglitore
di fondi così intraprendente che la coppia riuscì a prenotare
uno studio nell’ autunno del 1971, supportata anche dai pianisti
Cesco Anselmo e Oscar Bozzetti. Nel corso di quelle sessioni
realizzarono la prima, grezza versione di ‘Waterfall’.
Insoddisfatti dei risultati, Knobel e Galbiati acquistarono
comunque i nastri, come demo, nella speranza che qualcuno li
producesse professionalmente. Un’ etichetta milanese alla
fine mostrò interesse per il progetto, ma all’ ultimo secondo
si ritirò, lasciando sul groppone del duo un prestito bancario
di 7.000,00 dollari per coprire i costi di rifinitura delle
registrazioni e stampa delle copie.
Le cose peggiorarono quando Knobel e Galbiati furono sorpresi
da funzionari doganali mentre cercavano di contrabbandare
in Svizzera le prime cinquecento copie. Di conseguenza
‘Waterfall’ divenne uno dei pezzi da collezione di rock
progressivo europeo più rari e ricercati dell’ epoca.
A causa della paternità non specificata, nei successivi
trent’ anni dell’ album in rari libri da collezione si è
ripetutamente indicato, quale nome della band, Waterfall”.