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GIORGIO GOMELSKY

Ultimo aggiornamento 7 Aprile 2025

QUEL GENIALE GOMELSKY
(UN PO’) DI ASCONA

GIORGIO GOMELSKY
Giorgio Gomelsky con un numero della più diffusa rivista
musicale svizzera 
dell’ epoca, una specie di “Melody Maker”

Foto: Eric Bachmann (Sam Mumenthaler)

A PROPOSITO DEGLI
YARDBIRDS …

loro mentore è stato Giorgio Gomelsky, imprenditore,
produttore discografico, compositore e regista, figlio
di un georgiano e una monegasca di origini
italiane che dall’ URSS, per salvarsi dal comunismo,
emigrarono in Siria, Egitto e Italia in un primo
tempo, Svizzera successivamente, Ascona, per
la precisione, dove per anni vissero.

GIORGIO GOMELSKYGIORGIO GOMELSKY

Ai mitici Yardbirds Gomelsky (primo a sinistra), agli inizi
del 1964, procurò un contratto discografico con la
Columbia Records, questo mentre la band stava
lavorando al singolo “I Wish You Would”.

GIORGIO GOMELSKY
Cofanetti con materiale del periodo Gomelsky

GIORGIO GOMELSKY GIORGIO GOMELSKY
Gli Yardbirds all’ “Innovazione” di Locarno (il chitarrista
della seconda foto, di spalle, è Eric Clapton)

Nell’ estate dello stesso anno, poi, il georgiano portò Eric
Clapton e soci nel Ticino per alcuni concerti, documentati
da un paio di preziose foto scattate dal batterista Eliano
Galbiati, che, folgorato da quelle esibizioni,  poco
tempo dopo fondò i Nightbirds.

GIORGIO GOMELSKY

Fra quanti hanno personalmente conosciuto il geniale
impresario c’ è Gianni Padlina, regista e autore di premiati
documentari per la Televisione della Svizzera Italiana
e altre reti.

Anni fa, a New York, a caccia di ticinesi che vivono nella
Grande Mela, lo incontrò per realizzare uno “speciale”
a lui dedicato.

Gli ho chiesto di raccontare qualcosa a proposito
dell’ incontro.

“Premetto che Gomelsky, morto nel 2016, fu il personaggio
che più di tutti mi piacque e colpì. Mi parlò
del padre,
medico condotto in val Onsernone, e di sé stesso,

scatenato amante della nuova musica giovanile allora
nascente, nonché del Jazz”.

Gli aneddoti più curiosi?

“Tanti, ma mi limito a ricordarne solo alcuni. Ad
esempio, quando fu ripreso e sgridato mentre suonava
pezzi jazz con l’ organo del Collegio Papio.
E le intrusioni, di soppiatto, dietro le quinte della
‘ Taverna’ di Ascona, ai tempi meta di gruppi
di livello”.

Poi Londra …

“Si, dove il fermento giovanile cominciava a sfogarsi
con una miriade di scalpitanti gruppetti. Giorgio
in quegli anni aprì un bar frequentatissimo

dai cosiddetti capelloni, il CrawDaddy.

Acuto osservatore e conoscitore della musica
dell’ epoca, si mise ad attentamente osservare
questi aspiranti divi.

Ne scoprì tanti, contribuendo a lanciarli. Almeno quattro
o cinque tra i più dotati. Li mise insieme rinchiudendoli,
a volte, nella sua grande cantina e imponendo loro di
esercitarsi e creare pezzi in cambio di vitto e, a volte,
alloggio… Riuscì a mettere in riga persino quelli che
sarebbero in seguito divenuti i Rolling Stones!”.

GIORGIO GOMELSKY

Prezioso ritaglio di giornale dell’ epoca

Quali, fra le molte cose raccontate da Giorgio, più ti
hanno affascinato?

“In particolare, l’ amicizia con gli Stones. Da non credere,
agli inizi di carriera Mick Jagger e soci gli chiesero di
invitare i Beatles ad assistere ad una loro serata.
Gomelsky ci riuscì, nacque così una solida amicizia fra
le due bands, altro che rivalità! Non dimentichiamo che,
poco dopo, i Beatles regalarono a Mick Jagger e soci
‘I Wanna Be Your Man’, inciso da ambedue i gruppi,
primo successo discografico degli Stones”.

Come se la stava passando quando lo incontrasti?

“Non benissimo. Giunto al suo indirizzo nuovayorchese,
mi colpì un enorme cartello con la scritta ‘FOR SALE’,
ossia ‘in vendita’! La casa, di quattro piani, era stretta
tra due imponenti grattacieli, scenari tipici di
quella città.

Durante l’ intervista Giorgio mi descrisse le esperienze
vissute con i Rolling Stones, il gruppo di Julie Driscoll,
gli Yardbirds e altri gruppi di fama mondiale.
Mi domandai allora perchè avrebbe dovuto lasciare
quella dimora. Era il problema che lo stava
mettendo in ginocchio, non sapendo dove andare
a sistemarsi.

Terminate le riprese, mi congedai promettendogli che
avremmo cenato insieme prima del mio rientro
in Ticino.

Dopo una decina di giorni trascorsi a caccia di ticinesi
emigrati nella Grande Mela, come convenuto, tornai
da lui.

Vidi che il cartellone che era stato appeso
sulla facciata principale della casa era sparito,
pertanto mi preparai a consolarlo. Suonai alla porta,
fui accolto da un raggiante Giorgio, che mi abbracciò
facendomi poi entrare in quella che nel frattempo,
con mia grande sorpresa, era ridiventata la sua
abitazione.

Mi raccontò una di quelle storie che, solitamente,
si raccontano solo nei film.

Disperato per non aver trovato una soluzione, si era
preparato ad andarsene. Una mattina, però, due
sconosciuti ma distinti signori suonarono alla
porta. Spiegarono che erano emissari degli
Stones, i quali, a distanza di anni, ancora si ricordavano
che, non fosse stato per lui, mai avrebbero
continuato a suonare insieme e avuto successo.

Scopo della visita: la consegna di un assegno
in bianco… Avrebbe potuto scriverci sopra qualsiasi cifra,
ma il buon Giorgio vi indicò unicamente quella che gli
occorreva per comprare la casa, non un dollaro
in più, non un dollaro in meno.

Che personaggio! Una favola come poche,
che andava proprio raccontata”.

 

 

 

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