Ultimo aggiornamento 17 Dicembre 2025
DELIZIE NATALIZIE
E ALTRE MERAVIGLIE
Di loro ricorderete specialmente l’ inaffondabile “Sugar Baby Love”: si parla degli inglesi Rubettes, che, con “Foe-Dee-O-Dee”, apriranno la puntata di domenica
di “Non ho l’ età”, in onda su Radio Ticino dalle 13:00 alle 14:00.
A seguire, “Hey Bartender“: inciso da Floyd Dixon nel 1955, lo ripropone
l’ artista di musica country americano Johnny Lee.
Doppietta natalizia rockettara con i Train, gettonata band di San Francisco: “Shake Up Christmas” e “Merry Christmas”, dall’ album “Christmas in Tahoe” del 2015, pubblicato esclusivamente su Amazon e contenente quindici brani, dodici dei quali cover di altre canzoni natalizie.

Dopo i Train, altra band americana, californiana per essere precisi: i Moonshine Bandits, duo country rap americano con “Boots On Bar”.
Altri brani richiesti dagli ascoltatori:
Blues Beatles (“A Hard Days Night”), Scorpions (“Ruby Tuesday”), Inner Circle (“Games People Play”), Jenifer (“Poupée de cire, poupée de son”), New Dada (“Batti i pugni”), Red Rockers (“Eve Of Destruction”), Monalisa Twins (“A World without Love”), Boyzone (“Words”), Juice Newton (“Angel Of The Morning”), Weeklings with Peter Noone (“Friday On My Mind”), Brian Wilson ft Wendy and Carnie Wilson (“Do It Again”).
“Non ho l’ età Replay” può essere seguito pure televisivamente, sintonizzandovi su https://radioticino.com/tv/.
RSI, BENE PREZIOSO: DIFENDIAMOLO
DAI PREDATORI ECONOMICI !
Come anticipato settimana scorsa, per un po’ di tempo, eccezionalmente,
nella settimanale Newsletter tratterò anche temi non puramente musicali,
e questo perché è in gioco il futuro di un’ azienda che mi ha dato da lavorare per quasi cinquant’ anni e continuo ad amare nonostante non sempre condivida le
sue scelte: la RSI.
PERSONE
Forse ogni tanto sfugge di mente e si pensa alla RSI come un qualcosa di
astratto, dimenticandosi che dietro programmi, eventi, contenuti, microfoni e camere ci sono persone.
Mille collaboratori dell’ azienda, più i posti di lavoro creati sul territorio grazie alla presenza della RSI, non sono solo numeri, ma persone, vere, reali e residenti
nella Svizzera italiana (già, la RSI impiega il 98% di residenti). Persone che lavorano e che vivono il nostro territorio: un amico o un’ amica, un vicino, il figlio
di una persona che conosci, quello che va a prendere il pane sotto casa, quella che incontri al parco ogni giorno con il cane, il cliente del tuo stesso meccanico.

Persone. E spesso, anche da quel che leggiamo nei commenti, ci si dimentica
di quanto importante sia dare un volto umano a un’ azienda, che non è solo
quella dei conduttori o degli speaker, ma quella di un migliaio di persone,
appunto, della Svizzera italiana.
PIACEVA ANCHE ALLA “NEUE ZUERCHER ZEITUNG”
Per quanto mi concerne, fra le più belle avventure vissute in ambito RSI certamente c’ è “Guarda la Radio”, programma ideato e condotto in coppia
con l’ amico Sergio Savoia.
Programma itinerante e bimediale, nato quasi per caso, che inizialmente
avrebbe dovuto coinvolgere unicamente personale e mezzi di Rete Uno e
intitolarsi “Il Carrozzone”. Con “La Palmita”, fra i più originali, innovativi e di tendenza fino ad oggi proposti dall’ azienda.
Da “Illustrazione Ticinese” del primo febbraio 1998:
“È iniziato a Mesocco il 16 gennaio e per 12 settimane percorre in lungo e largo
la Svizzera interna: stiamo parlando del carrozzone di ‘Guarda la Radio’, il nuovo gioco di Rete 1. Anche se a chiamarlo ‘gioco’ gli autori e conduttori si arrabbiano un po’: «Più che di un semplice gioco», spiega Sergio Savoia, che insieme a Giorgio Fieschi conduce la nuova trasmissione della Rete 1, «si tratta di un
talk-show di tipo molto particolare».
‘Guarda la Radio’, infatti, è una trasmissione abbastanza peculiare nel panorama RTSI. Tanto per cominciare, si svolge in piccoli teatri e sale pubbliche, con un ‘vero’ pubblico presente. Completamente dal vivo, con un gruppo musicale che sottolinea i momenti del programma e senza neppure sigle di apertura e
chiusura registrate.

A destra, con Ewa Marielloni, vincitrice della prima edizione di “Guarda la Radio
«Si rischia di più», sottolinea Giorgio Fieschi, «ma non possiamo certo pretendere che la gente venga a teatro ad ascoltare un nastro!». In generale tutta la trasmissione vuole avere un sapore rétro, testimone ne è proprio il ricorso alla diretta e alla musica dal vivo, modo tipico della prima radio.
Al gioco partecipano anche i sei concorrenti con una modalità del tutto particolare: per tutte le dodici puntate i concorrenti rimarranno sempre quelli.
«Vogliamo anche che i concorrenti diventino dei personaggi», spiega di nuovo Sergio Savoia, «per questo è indispensabile che abbiano il tempo di acclimatarsi». E chi sa che tra queste sei ‘persone comuni’ non si scopra qualche futuro talento della comunicazione? «Sappiamo di chiedere un impegno notevole ai concorrenti», dice Giorgio Fieschi, specificando che ai sei ‘fortunati’ è richiesta
la presenza al microfono per ben dodici venerdì consecutivi. «Siamo però sicuri che si tratta di un’ esperienza oltremodo avvincente, eppoi il premio finale (un’ auto) vale la candela…».
‘Guarda la Radio’ è anche un interessante esperimento perché per la prima volta, in casa RTSI, si ha una collaborazione veramente intensa tra radio e televisione.
Il programma infatti va in onda in diretta ogni venerdì sera e viene ripreso
(«con il minimo di interferenza», sottolineano a Comano) dalla TSI che lo
ripropone il sabato pomeriggio.
«L ’idea è che la televisione riprenda un programma radiofonico, rispettandone
al massimo le caratteristiche», dice Giorgio Thoeni, produttore del programma
per la RSI. A Comano gli fa eco Giuseppe Foppa, che produce ‘Guarda la Radio’ per la TSI: «Il feeling che vogliamo creare è quello di una trasmissione incasinata, caoticamente divertente, ma vera».

Copertina di “Ticino7” e cartolina promozionale
Il successo fu tale che le puntate della seconda edizione andarono in onda in prima serata, in contemporanea alla radio e alla televisione (subito dopo il TG!).
Preziosi complici nel vivere questa irripetibile esperienza, i Mister ‘O, band prestataci da Maurizio Vandelli, ex frontman della mitica Equipe 84 e che, anche, fu ospite di una puntata. Splendidi musicisti, gli ‘O, che settimanalmente assicurarono un’ intrigante colonna sonora ed effervescenti “stacchetti” (ad esempio, quando si trattava di cedere la linea a Rete Uno per il notiziario da Lugano).
Più che lusinghiere le recensioni, fra le più importanti delle quali va citata quella della prestigiosa “Neue Zürcher Zeitung”, che ci dedicò un divertito articolo intitolato ”Tessiner Spiel mit dem Chaos” (gioco alla ticinese con caos).
IN CERCA DELLA PERDUTA VISIBILITÀ
Come noto, alcuni Paesi europei boicotteranno l’ Eurovision Song Contest 2026
in seguito alla decisione dell’ Unione europea di radiodiffusione (UER) di permettere a Israele di partecipare alla prossima edizione del festival. Esempio seguito dallo svizzero Nemo – che annuncia di essere intenzionato a restituire il premio vinto nel 2024 a Malmö, in Svezia.

Foto: Corinne Cumming
Su Instagram, il cantante – sparito dalle scene poco dopo essersi liberato dalle (ridicole) calze da donna – spiega che motivo della protesta è l’ accusa di genocidio nei confronti dello Stato ebraico da parte delle Nazioni Unite.
Da parte mia, avendo da subito rifiutato di sentirmi rappresentato da un simile personaggio, non posso che rallegrarmi per questa sua scelta. E ribadire, nel contempo, un deciso NO! a demagogia e politica nella musica e nello sport, a qualsiasi forma di discriminazione nei confronti di artisti e sportivi per motivi
politici, siano essi russi, israeliani o marziani.
Nemo era, Nemo rimane, cioè nessuno.
PS: Nei due anni di guerra a Gaza, successiva alla strage del 7 ottobre 2023, Amnesty international ha criticato soprattutto Israele.
Recentemente, però, ha allargato gli orizzonti, pubblicando un nuovo rapporto, “Colpire i civili: omicidi, rapimenti e altre violazioni commesse dai gruppi
palestinesi armati in Israele e Gaza”, con cui – alla faccia della spocchiosa e faziosa Francesca Albanese – denuncia crimini di guerra e contro l’ umanità commessi da Hamas e altre organizzazioni come la Jihad islamica. L’ inchiesta si basa sui fatti del 7 ottobre e sulla sorte degli ostaggi israeliani rimasti nelle mani
di Hamas (e di altri gruppi) fino alla liberazione dell’ ultimo ancora in vita, a ottobre.
Meglio tardi che mai!
WHO: VACANZE A GRINDELWALD
Ricordiamolo: dal 13 al 16 novembre 1966 gli Who soggiornarono a Grindelwald (Berna), invitati dall’ Ente Svizzero del Turismo. Non chiaro se per semplicemente riposarsi o realizzare delle riprese. Quattro memorabili giornate documentate da
un raro e preziosissimo numero del gennaio 1967 di “Pop”, ai tempi rivista di riferimento per i beatniks elvetici.
“Siamo abituati a vederli in scena mentre distruggono chitarre, batteria ed amplificatori, – scriveva Beat Hirt, primo giornalista svizzero ad occuparsi di
musica rock, recentemente scomparso – durante i concerti è impossibile comprendere cosa ti sta dicendo il vicino, tanto la loro musica è fragorosa, ma in privato, almeno qui a Grindelwald, sono quattro silenziosi e simpatici giovani, senza atteggiamenti da stars”.

John Entwistle, Keith Moon, Roger Daltrey e Pete Townshend
L’ incontro con l’ inviato di “Pop” avvenne presso l’ Hotel Spinne di Ruedi Märklenein mentre Pete Townshend, Roger Daltrey, Keith Moon e John Entwistle stavano pranzando (menu: cotolette, fagioli e patate arrostite); qualche scambio
di battute eppoi, sempre con loro, il “via” a uno sfrenato shopping nei negozi della celebre località invernale. A seguire, gli impegni di lavoro: trasferta a bordo di una Land Rover messa a disposizione dall’ albergatore alla Piccola Scheidegg per un servizio fotografico e, già che c’ erano, creazione di un pupazzo e lanci di palle di neve.

Le splendide foto (Beat Hirt/Sam’s Collection) che pubblico sono contenute
nel recente, imperdibile “Beat by Beat”, libro completato e dato alle stampe
dall’ amico Beat Mumenthaler, musicista, collezionista e autorevole storico della scena nazionale.
Tornati a valle, per gli Who – concludeva il giornalista zurighese – tappa in un pub frequentato da contadini, accolti da una tipica Ländlerkapelle, nonché alcuni cantori di Jodel.
“GOSPEL & RHYTHM” DOMENICA A LOCARNO
Domenica, al Teatro di Locarno, sarà di scena il Charleston Gosper Choir, eccezionale formazione mista di cantanti e musicisti provenienti da Charleston, città della Carolina del Sud, diretti da Tony Washington, attivista della chiesa battista, che ha dato vita a uno stile musicale che sta ottenendo negli Stati Uniti una diffusione sempre più endemica, riconducibile a un’ idea di un coinvolgente «Gospel & Rhythm».

A destra, James Brown con i Blues Brothers
Il concerto di questo ensemble, per la prima volta in Svizzera, restituisce il meglio del clima vibrante della religiosità afroamericana, e quando i cantanti scendono fra il pubblico, di riflesso, mandano al ricordo dell’ entusiasmante James Brown nel ruolo dell’ illuminato pastore ammirato nel film «Blues Brothers». Uno spettacolo – inizio ore 17:00 – che si distingue dalla tradizione nel trascinare ogni spettatore in uno spontaneo desiderio di liberare anima e corpo in un rito collettivo.
Ospite: la cantautrice Iris Moné.
Biglietti disponibili alla cassa serale dalle 16:00.
IL SITO
Ribadisco l’ invito a curiosare nel sito: ci sono aggiornamenti e novità che potrebbero interessarvi, specialmente nel BLOG.
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Alla prossima … siateci!

