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PUNTATA 17 AGOSTO

Ultimo aggiornamento 12 Agosto 2025

CLAUDIO, L’ ULTIMO RAGAZZO DI STRADA

Un altro caro amico ci ha lasciato: Claudio Benassi, batterista e fondatore, con il cantante Angelo Ravasini, dei parmensi Corvi, fra i più importanti e ricordati complessi beat d’ Italia, quelli di “Un ragazzo di strada”.

L’ avevo conosciuto a Verona tanti anni fa, in occasione di un evento che la Televisione della Svizzera Italiana mi aveva incaricato di seguire. Nel 1983 lo reclutai, con la band, per un concerto in piazza del Sole a Bellinzona nell’ ambito del festival “Feedback. Il ritorno della buona musica”.

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Al Festival Beat di Verona e, alcuni anni dopo, “Feedback”

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Recentemente ci eravamo sentiti per parlare del libro che aveva da poco pubblicato, “Ragazzi di strada … I Corvi”, e con  l’ intenzione di mettere in piedi un ritorno in Ticino. Per l’ occasione, Claudio mi aveva pure inviato un suo scritto concernente la storia della band. Per chi non l’ avesse letto allora, lo ripubblico.  

INCOSCIENTI E SQUATTRINATI

“Gli eventi socio-politici e culturali che hanno caratterizzato gli anni Sessanta hanno influenzato e modificato profondamente valori, aspirazioni e stili di vita.

Sono gli anni dei Beatles e dei Rolling Stones.

Angelo Ravasini ed io suonavamo insieme (nei Gentlemen e, in seguito, negli Snakes, gruppi di Parma) già agli inizi del decennio, inevitabile quindi che l’ aria di rinnovamento affascinasse e motivasse pure noi. Sognavamo di vivere nuove esperienze musicali, viaggiare, trasferirci all’ estero, ma poi decidemmo di fondare un nuovo gruppo, i Corvi, con ‘Gimmi’ Ferrari e Fabrizio Levati.

Maggio 1966: partecipiamo al Torneo Rapallo Davoli. 

Eravamo giovani, incoscienti, partimmo senza un soldo in tasca e malvestiti, autentici ‘ragazzi di strada’. Non avevamo famiglie ricche, che ci potessero supportare, ciò nonostante, ci piazzammo secondi nella classifica finale. Sarà stato per la grinta, per i suoni fortemente accentuati nella ritmica e nell’ incisività delle chitarre, per la voce particolare e graffiante di Angelo, colpo di fortuna!, che ci avvicinò il  direttore artistico dell’ Ariston, dicendoci: «Corvi, vi voglio!». Iniziò così la nostra straordinaria avventura.

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Singolo e album

L’ Ariston ci vestì e ‘sfamò’. Tentò inoltre di ‘insegnarci un po’ di buone maniere e comportamenti adeguati’, senza però, da questo punto di vista, ottenere grandi risultati. Ci propose di incidere ‘Un ragazzo di strada’, cover di ‘I Ain’t No Miracle Worker’ dei Brogues, con cui partecipammo al Cantagiro del 1966. Accettammo, convinti che il pezzo sembrava fatto su misura per noi. Al Cantagiro ci piazzammo all’ ottavo posto, buon risultato per un gruppo esordiente.

‘Un ragazzo di strada’ divenne subito il marchio di fabbrica della formazione. È il brano del nostro repertorio maggiormente rimasto impresso nella memoria collettiva, unitamente all’ atteggiamento ribelle e anticonformista
manifestato anche nell’ abbigliamento: camicie bianche, abiti neri, mantelle nere e rosse e l’ immancabile Corvo Alfredo appollaiato sul basso di ‘Gimmi’.

L’ immagine crepuscolare e i suoni cupi e distorti hanno indotto alcuni critici a definirci ‘il primo gruppo garage italiano’ e a considerare ‘Un ragazzo di strada’ il primo vero brano rock d’ Italia. Non per niente Vasco Rossi ha scelto di eseguirlo durante il concerto del 1° maggio 2009. Retro del disco, ‘Datemi una lacrima per piangere’. Composto dai fratelli Salerno, è caratterizzato da un’ introduzione di chitarra distorta, vera novità per quei tempi.

Nello stesso anno viene pubblicato un altro 45 giri, ‘Bang Bang’, cover del successo di Sonny & Cher, inciso anche dall’ Equipe 84, Dalida e tanti altri. La nostra interpretazione è però diversa, notevolmente indurita, scarna, anticipatrice di un certo suono ‘hard’.

Poco dopo, in autunno, esce il primo LP, venduto con accluso il medaglione del corvo e contenente, oltre i pezzi già usciti come singoli, covers di brani di Donovan (‘Colori’ e ‘Voglio finirla’), di James Brown (‘Resterai’) e altri ancora. Vinile oggi molto quotato, vista anche la sua difficile reperibilità.

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Il post con cui Claudio, secondo da sinistra, mi ringraziò per questa pubblicità, di cui non conosceva l’ esistenza

Nel 1967 è la volta di ‘Sospesa ad un  filo’, che vince l’ Oscar della canzone italiana. Distorsore e riverbero inacidiscono il suono in un inedito quadro psichedelico, anticipatore, con ‘Datemi una lacrima per piangere’, della psichedelia modello USA. Retro del 45  è ‘Luce’, sognante pezzo, dolce, quasi mistico.

Sempre nel 1967, i Corvi incidono ‘Quando quell’ uomo ritornerà’ e ‘Si prega sempre quando è tardi’.

All’ inizio del 1968 l’ Ariston fa uscire ‘Che strano effetto’/‘C’e’ un uomo che piange’, tratti dall’ LP.

Per una questione di diritti, decidemmo in seguito di passare dall’ Ariston alla Bluebell. Con la nuova etichetta pubblicammo ‘Bambolina’/ ‘Nemmeno una lacrima’ e, nello stesso anno, ‘Datemi un biglietto d’aereo’ (‘The Letter dei Box Tops)/ ‘Questo è giusto’.

Nel 1969 altro cambio di etichetta, passammo alla RARE, per la quale incidemmo ‘Ama’/‘No bugie no’.

Poi, è il caso di  quasi tutti i gruppi di quegli anni, la formazione, dopo l’ uscita di Fabrizio e ‘Gimmi’, subì diversi cambiamenti, entrarono ed uscirono vari musicisti. Angelo ed io ci dividemmo e riunimmo più volte, finché, nel 1989,
realizzammo l’ album ‘Hanno preso la Bastiglia’, che, oltre ai vecchi brani, ne include dei nuovi, come ‘Picasso’ e ‘Segni sulla pelle’.

Nel 1996, un CD intitolato ‘I Corvi – Il meglio’.

Nel 2000 muore Fabrizio, nel 2006 ‘Gimmi’, e, nel 2013, ci lascia anche Angelo.

Una storia, quella dei Corvi, lunga quasi cinquant’ anni, di grandi successi, periodi meno esaltanti, di grandi tragedie.

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I nuovi Corvi

Sono rimasto solo e con il desiderio di portare avanti il nostro nome e la nostra storia. Ecco perché, con la consapevolezza che la nostra presenza nel movimento beat anni ’60  ha lasciato un’ importante impronta, ho formato un nuovo gruppo: Claudio de I Corvi, l’ ultimo Ragazzo di strada. È composto da musicisti di lunga esperienza che condividono il piacere di riproporre gli storici brani dei Corvi con sonorità attuali e arrangiamenti moderni, in linea però con la filosofia della band originale”.

Durante la telefonata fiume di quella volta posi a Claudio anche alcune domande destinate a soddisfare, specialmente, la mia curiosità.

NON DISPOSTI A SCENDERE A COMPROMESSI

Perché lasciaste la casa discografica che vi aveva lanciato, l’ Ariston?

«Per una questione di soldi. Nonostante avessimo venduto più di un milione di copie di “Un ragazzo di strada”, al momento di fare i conti, i nostri discografici dichiararono solo un terzo delle vendite. La stampa ci ha sempre dipinti come individui “poco raccomandabili”, ma eravamo semplicemente anarchici, non disposti a scendere a compromessi. Quindi, quando l’ Ariston non ci riconobbe le Royalties dovute, rompemmo il contratto, procurandoci una causa in tribunale. Ricorderò sempre le parole di Alfredo Rossi, il boss dell’ etichetta: “Corvi, come vi ho creato, vi distruggerò”. Noi ci facemmo una risata e passammo alla Bluebell. Forse non fu una scelta saggia, ma eravamo così».    

Musicalmente, avete fatto scelte molto interessanti, in buona parte contro corrente, dando, sembrerebbe, poca importanza al lato commerciale…

«È così. Ci siamo formati ascoltando Radio Lussemburgo, a quei tempi fra i trampolini di lancio della discografia a livello internazionale, molte nostre scelte sono state influenzate ascoltando i suoi programmi. In Italia, siamo stati i primi, se non la prima band in assoluto, a usare, con l’ aiuto di un tecnico amico, il distorsore. Insomma, i primi ad avere il sound aggressivo degli inglesi!». 

Nel vostro repertorio non mancano però brani “soffici”, sognanti. E, persino, a carattere religioso …

«Per pareggiare. Pur essendo caratterizzati da un sound grintoso, non ci spiaceva proporre brani quasi mistici, fra cui “Luce”, “Quando quell’ uomo ritornerà” e “Si prega sempre quando è tardi” considerati da molti critici fra i nostri migliori pezzi. Non dimentichiamo, poi, che i Corvi, nel periodo delle Messe Beat, furono fra i primi, sempre in Italia, ad esibirsi in una chiesa, per la precisione quella di S.Maria della Pace in Parma, con un’ affluenza straordinaria (la “Gazzetta di Parma” parlò di tremila persone). A darci un’ importante mano fu un prete un po’ controcorrente. “Quando quell’ uomo ritornerà’”e “Si prega sempre quando è tardi” si inseriscono in quel filone, volevamo proporre qualcosa che interessasse la massa, ma nel contempo in linea con le Messe Beat».

QUELLA SERA A MURALTO

Il primo dei due concerti in Ticino dei Corvi? Dall’ “Eco di Locarno” del primo aprile 1967:

“Questa sera, nel ritrovo beat al Ristorante Edelweiss a Muralto, sarà presente il noto complesso musicale italiano detto «I Corvi». L’ Edelweiss, da un po’ di tempo a questa parte, si sta facendo fama quale luogo di riunione dei giovani del Locarnese. La presenza del quartetto «Corvi» – per la prima volta in Svizzera; difatti è diretto a Londra ed ha accettato una sosta nella nostra plaga – in questo ritrovo non mancherà di richiamare numerosi giovani beat anche dal resto del Cantone e dalla vicina Italia. I quattro giovani che hanno composto questo complesso, saliti alla ribalta della celebrità in soli sei mesi (tra l’ altro hanno registrato i dischl:  «Datemi una lagrima per piangere» e «Sono un ragazzo di strada») si caratterizzano non soltanto con il loro particolare stile, ma anche per il corvo (vero, vivo e vegeto, naturalmente addomesticato) che si appoggia sempre durante le esibizioni dei suoi «colleghi zazzeruti» sulle loro spalle o appollaiato sulle loro chitarre”.

GLI STRAVAGANTI STIVALI DI CINDY

Dall’ 11 al 23 novembre al Theater 11 di Zurigo sarà di scena il musical “Kinky Boots”, con musiche di Cyndi Lauper, musical premiato a Broadway e nel West End, un’ assoluta prima svizzera.

La trama, ispirata ad una storia vera, vede Charlie Price ereditare l’ azienda di famiglia, “Price and Son”, un calzaturificio in difficoltà. Per salvarla, cerca nuove idee e incontra Lola, che lo introduce nel mondo delle drag queen e dei loro stili di vita. Insieme, decidono di creare una linea di scarpe adatte a loro, i “Kinky Boots”, puntando su un mercato di nicchia. La storia affronta temi di accettazione, diversità e il valore dell’ essere sé stessi, culminando in una sfilata di moda a Milano dove presentare il nuovo progetto.

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Il libretto è di Harvey Fierstein, e lo spettacolo ha vinto numerosi premi, tra cui il Tony Award per il miglior musical. Basato sul film “Kinky Boots – Decisamente diversi” di Julian Jarrold, ha debuttato a Broadway nell’ aprile 2013.

GUARDA IL TRAILER

Le rappresentazioni saranno in inglese. 

L’ INCONTRO DI NEW YORK

L’ evento mi riporta alla mente l’ incontro, del tutto imprevisto, a New York, nel 1983, con l’ ancora sconosciuta Cyndi: fui il primo giornalista europeo ad intervistarla, un vero e proprio scoop!

Ecco come andò.

Con l’ amico Corry Knobel in qualità di traduttore e il cameraman Alberto Engeli avevo fatto tappa nella Grande Mela per intervistare diversi personaggi, tra cui l’ attrice lussemburghese Désirée Nosbusch, che da poco aveva girato un (per l’ epoca) film-scandalo, “The Fan”.

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Con l’ amico Corry Knobel e Cyndi a New York

Prima di ripartire per la Svizzera, un’ addetta stampa della CBS ci propose di incontrare una, come detto, ancora poco conosciuta ma bravissima cantante: Cyndi Lauper. Stavamo quasi per rifiutare, ma, dopo aver visto il meraviglioso clip di “Girls Just Want To Have Fun”, cambiammo opinione e realizzammo un … “colossal”!

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Cyndi arrivò in piazza a bordo di un calesse e, salita sul bordo di una fontana,  improvvisò un indimenticabile “show”, raccontando della propria vita e del disco che stava per pubblicare

In Svizzera ed Italia ci si interessò a lei solo un paio di mesi dopo, quando “Girls Just Want To Have Fun” divenne sigla del “Festivalbar” e cominciò a spopolare.

Nel Ticino proprio mai ne avevano sentito parlare, ecco perché, nonostante le mie insistenze, alla TSI non vollero investire la misera somma di duecento franchi per copiare il video dello splendido pezzo (norma americana, non compatibile con i nostri mezzi di allora) su un adatto supporto!

IL MUSEO DI ORLANDO

Anni dopo, da Milano, questa gradita mail:

“Ciao Giorgio, sono Marco Zambelli, grande fan di Cyndi Lauper dagli anni ’80, e tra i gestori del Gruppo facebook del Cyndi Lauper Museum (si, esiste un Cyndi Museum fisico, a Orlando, creato da un fan americano, Joe Salg, dove sono in mostra anche molti abiti indossati da lei in varie occasioni, photoshooting e concerti).

Volevo ringraziarti per l’ articolo che hai postato e aver condiviso il bellissimo ricordo di quella prima intervista – che scoop, complimenti! – in tempi ancora non sospetti, e per le foto meravigliose che hai pubblicato! Davvero stupende! Sarebbe bellissimo poterle avere come stampe, o in file in risoluzione per la stampa in alta qualità, se le avessi disponibili! Ad ogni modo, intanto grazie mille – ho postato anche link al tuo articolo sul Gruppo – e ti mando un saluto da Milano”.

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Soddisfatta la richiesta, seconda mail da parte dell’ amico milanese:

“Ciao Giorgio, che piacere! Ma grazie mille a te!!! WOW, non sai quanto mi fai felice con queste foto!!! Stupende, e proprio dei suoi inizi e pre-fama internazionale. Ne ho ricevute 6 – se ne hai spedite altre, e ti fossero tornate indietro causa casella di posta piena, ho fatto un poco di pulizia ora – lavoro come giornalista e ho sempre la casella che rigurgita di comunicati stampa…!). In caso ce ne fossero state altre, adesso dovrebbero poter arrivare senza problemi. Sono BELLISSIME queste che vedo!! Grazie infinite davvero – se mi dai il permesso, e se ti fa piacere, sarei felice di condividerle anche con gli altri moderatori del Museum e soprattutto con Joe Salg (il proprietario del Museum), che ha contatti diretti con il suo team, e magari farle avere anche a lei. Sono certo che non le avrà mai viste e che le farà tanto tanto piacere vederle, amante della fotografia come è! Penso proprio che vedendole si ricorderà del vostro incontro speciale anche lei”.

Permesso accordato, le foto fanno ora ufficialmente parte degli archivi del Cyndi Lauper Museum! 

“AMICI MIEI” AL CINEMA (E ALLA TV)

A proposito di ricordi, nel 1975 usciva nelle sale cinematografiche “Amici miei”, considerata a ben vedere una delle pellicole più rappresentative del cinema italiano degli anni ’70.

Ideato da Pietro Germi e diretto da Mario Monicelli, come saprete, il film racconta le vicende di quattro inseparabili amici toscani che affrontano i propri disagi e malinconie architettando scherzi esilaranti ai danni del prossimo.

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Titolo, “Amici miei”, che, probabilmente, ispirò quello di un programma pomeridiano della Televisione della Svizzera Italiana che mi piace ricordare, avendo fatto parte dei conduttori.

Dal “Giornale del Popolo” del 4 ottobre 1999: 

“A partire da oggi (12.45/18.45), su TSI1, a grande richiesta, tornerà ad essere trasmessa, per il quinto anno consecutivo, «Amici miei (chiacchiere, giochi e intrattenimenti dal caffè all’ aperitivo)». 

PUNTATA 17 AGOSTO
Ogni giorno in studio con noi anche un/una pianista. Generosamente, l’ amica Maristella Polli mi concesse di intervistare, in prevalenza, artisti, tra cui – foto –  Caesar Monti, autore di altrettanto mitiche copertine (Battisti, Premiata Forneria Marconi, Pino Daniele, Fabrizio De André e tantissimi altri) e Mario Lavezzi 

Squadra che vince non si cambia, però si rafforza. Così la nuova serie della popolarissima trasmissione prodotta da Maristella Polli e Maria Pia Bernasconi, anche questa volta condotta dall’ ideatrice Polli, Sara Galeazzi, Giovanni Rengucci e Giorgio Fieschi, sarà caratterizzata da un aumento delle puntate: più di centocinquanta, dato che si andrà in onda dal 4 ottobre al 24 dicembre e, dopo la pausa di fine anno, dal 10 gennaio al 26 maggio.

Come nella scorsa stagione, ogni giorno con i vari ospiti si discuterà su un tema unico (l’ innovazione è piaciuta moltissimo, al punto che gli ascolti sono raddoppiati), ma – accogliendo le richieste del pubblico – in un solo spazio-salotto, posticipato dalle 16 alle 17.

Potevano mancare i giochi? Visto il successo riscosso, certamente no. Pertanto riecco, dal lunedì al venerdi, «Gioca con noi»: quattro concorrenti giornalieri scelti dal computer tra chi fa parte del Club di Amici Miei (gli iscritti sono oltre diciassettemila), un vincitore al giorno (per lui, quattrocento franchi), finalissima a quattro il venerdì, la possibilità di vincere ancora di più, fino a millecinquecento franchi, per il migliore. Un «Gioca con noi» più mo-vimentato, un gioco dell’ oca lungo tre quarti d’ ora, con domande maggiormente intriganti, ricche di curiosità (preparate con la collaborazione di un linguista come Alessio Petralli), impreziosito da un jackpot potenziato per i telespettatori a casa.

Pure i telefilm sono aumentati. Si parte con la seguitissima telenovela «Manuela» per proseguire con «Harry e gli Handersons, «Stefanie», «La signora in giallo» e le nuove avventure, in prima tv, dei mitici «Friends». 

Giornalmente ritroveremo inoltre Yor Milano e i suoi ospiti che chiacchiereranno e giocheranno nell’ ambito di «Ricordi».

A proposito di giochi, va detto ancora che – ed è questa un’ altra novità della quinta stagione – ogni puntata di «Amici Miei si concluderà con “Il Gioco dell’ otto”, dove la memoria e la Dea bendata avranno un ruolo d’ eccezione. Montepremi con diverse di franchi e jackpot”.

IL SITO

Ribadisco l’ invito a curiosare nel sito: ci sono aggiornamenti e novità che potrebbero interessarvi, specialmente nel BLOG.

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Alla prossima … siateci!

Giorgio

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