Ultimo aggiornamento 3 Luglio 2025
QUANDO I NOMADI SUONARONO AD AMBRÌ
(e il pubblico, ingiustamente, li snobbò)
Il 7 luglio del 1984 fecero tappa ad Ambrì, per un concerto, i Nomadi. Si esibirono, purtroppo davanti a poche centinaia di persone, in un hangar dell’ ex Aerodromo. Ne approfittai per intervistare la colonna portante del gruppo,
l’ indimenticato Augusto Daolio.
Certo di fare cosa gradita, pubblico alcuni stralci di quell’ interessante chiacchierata.
«Il ridotto numero di spettatori – commentò il cantante – piacere non ci ha fatto. Ci rincresce soprattutto per gli organizzatori, giovani pieni di entusiasmo che hanno lavorato veramente bene. Sai, pur non essendo i Pink Floyd, raramente ci siamo trovati in simili situazioni. In Italia, anche nelle tanto temute discoteche, ci esibiamo spesso dinanzi a cinque-seimila persone.
Raduni oceanici qui ad Ambri, considerato che manca una tradizione di questo tipo, in quanto siamo in montagna, non ne avevamo previsti. Credevamo però, unitamente agli amici del Banco (del Mutuo Soccorso, che aprì la serata, ndr) con cui abbiamo suonato, che qualche persona in più sarebbe venuta. I pochi presenti comunque – e non è retorica – erano veramente buoni, ci siamo divertiti ugualmente. È pur vero che, dove non esiste un’ abitudine a certi spettacoli, è difficile attirare gente. È triste, ma è così».
Augusto, che effetto fa sentirsi ricordare, dopo tanto tempo, “Donna, la prima donna”, il vostro primo disco?
«È piacevole, non credevo esistessero ancora, soprattutto oltre i confini italiani, persone che ricordano questo quarantacinque giri. Devo dirti che è una vera e propria rarità, poiché la casa discografica di allora, la EMI, ne stampò poche migliaia di copie».
Con Augusto Daolio e …
la copertina del prezioso primo singolo dei Nomadi e il tastierista Beppe Carletti
Che pensi del revival in atto in Italia?
«Non mi interessa proprio. E poi è fatto male, gestito da personaggi discutibili, impreparati, superficiali, speculatori, che gli anni Sessanta li hanno visti al cinema, non li hanno veramente vissuti (un po’ come oggi, ndr)».
Però anche nei vostri spettacoli i successi del passato non mancano…
«Se è vero che il revival non ci attira, è altrettanto vero che non rinneghiamo quanto fatto in passato. Si tratta di canzoni belle, certamente non stupide, di cui siamo orgogliosi e che continuano ad avere successo. Le intercaliamo alle cose recenti, poiché conservano attualità, freschezza. Il pubblico gradisce. Del resto, come fanno a non piacere ancora “Dio è morto”, “Noi non ci saremo”, “Ho difeso il mio amore”? Andiamo avanti portando con nol pure le cose belle del passato, senza nostalgia però».
Rapporti con la televisione?
«Ne abbiamo. Devo dirti però che, in Italia, la televisione è in mano prevalentemente a gente che non ama il proprio lavoro, priva di sensibilità e gusto. Ecco la ragione per cui sono passati sul teleschermo servizi e registrazioni di concerti poco entusiasmanti. Ecco, ancora, la ragione per cui non siamo innamorati della televisione».
E la radio?
«È un’ altra cosa. L’ ascolto volentieri, gusto maggiormente la musica. Mi accompagna un po’ ovunque».
TINA
L’ 8 luglio del 1987, poi, a Locarno arrivò Tina Turner. Il concerto, la cantante, ovviamente, lo tenne in piazza Grande, di cui apprezzò particolarmente cornice e pubblico, al punto da esaltare, nelle note di copertina dell’ album “Live in Europe”, pubblicato l’ anno successivo, l’ eccezionale atmosfera di quella afosa sera in Piazza Grande.
La seconda volta ticinese di Tina fu nel 1990, quando si esibì allo stadio di Lugano-Cornaredo.
Da parte mia, la incontrai nel 1986, a Zurigo in occasione della presentazione dell’ album «Break Every Rule» e dell’ autobiografia «Io, Tina».
Quel giorno Tina fu premiata con il Disco di platino per le eccellenti vendite di “Private Dancer” e si mise simpaticamente in posa per il mio fidato fotografo Massimo Pacciorini-Job
L’ intervista
Rientrando sulla scena dopo lunga assenza, qual è stato il più bel complimento ?
«Il primo è stato: ‘È di ritorno’. Non sono mai partita, ho semplicemente lasciato la musica, più inciso dischi, ed è ciò che significava ‘è di ritorno’. Ho avuto un hit nel 1985 e per la prima volta nella mia carriera il singolo è stato il numero uno in America».
Non ti senti condizionata, a volte, dal fatto che nel tuo lavoro debba piacere specialmente ai giovani?
«Comunico con i giovani e con i meno giovani nello stesso modo, sono sempre molto naturale. Non divento un’ altra persona appena lasciato questo locale (in cui si svolse l’ intervista – n.d.r.)».
Fai musica da ormai vent’ anni. Che cosa è cambiato nell’ industria musicale?
«La musica stessa. Il cambiamento più drastico è venuto dalla ‘disco’, e la musica derivante dalla ‘disco’ è diventata una miscela, un po’ come succede nel mondo della moda. Tutto ciò è stato una transizione per la musica, prima di
arrivare al successivo scalino».
Hai risentito di questo cambiamento ?
«Non ho risentito di questo cambiamento. L’ ho accettato e basta, e nemmeno ho cercato di cambiare stile. Ho però inciso anch’ io un pezzo ‘disco’, ma scegliendo bene”.
Qual è il segreto dei tuoi splendidi quarantasette anni?
«Sono sempre stata me stessa. La domanda credo sia: quando si è maturi, si è ancora in grado di fare le stesse cose che si facevano in gioventù? Posso solo dirti che sono ancora qui e che ancora sto facendo. Non so spiegarti come questo accada, succede e basta. Probabilmente perché non ho i problemi di altre persone».
Ti senti più giovane anche dentro, veramente?
«Credo che il lavoro mi tenga in forma. Mi sembra che i miei figli siano più tradizionalisti di me. Loro hanno una visione più seria del mondo. Io non cerco di cambiare il loro modo di vedere, ma non intendo però essere seria come loro nei confronti della vita. Per i miei figli non sono una madre nel senso comune del termine: non preparo il pranzo, non pulisco la casa. Da quando ci sono, ho sempre cantato e danzato, ma mi accettano bene, non mi criticano. In fondo, sono sempre disponibile quando hanno bisogno; in più credo di aver dato loro una bella vita”.
La tua vita com’ è ora?
«Mi piace, è piena di libertà. Sto meglio che in passato».
Hai in programma di risposarti ?
«Credo di si, però prima devo trovare l’ uomo giusto!”. (Nel 2013 la cantante sposò il produttore tedesco Erwin Bach, ndr).
Com’ è nata l’ autobiografia “Io,Tina”?
«L’ idea è di tanti anni fa. Mi dissi: ‘Devo far sapere chi sono veramente!’. Pensavo di scrivere questo libro solo quando avrei gettato la spugna, mi sarei ritirata dalle scene. Ho dovuto cambiare programma perchè sono apparse pubblicazioni che mi riguardano contenenti diverse inesattezze. Ho pensato che la decisione fosse opportuna anche perché stavo riprendendo l’ attività di studio e quella concertistica».
Adesso che è in circolazione il libro, la gente ti chiede ancora di parlare della tua vita privata ?
«Pensavo che ‘Io, Tina’ sistemasse le cose, ma non è stato così: ora non si accontentano del ‘cosa’, vogliono sapere pure ‘quando’ e ‘come’»
Qual è la cosa più sciocca che han detto di te ?
«Il mio manager mi ha tenuta lontana da tutte le cose stupide dette sul mio conto. A volte, trovo che siano un po’ noiosi a proposito del sesso».
«Break Every Rule», trasgredisci ogni legge: cosa intendi dire?
«Io non trasgredisco la legge, ma la gente che non capisce il mio modo di vivere può pensarlo».
BARBARA E I PAIPERS
I (beat) amici pugliesi Paipers stanno per sfornare un nuovo, splendido video, destinato a promuovere il loro felice rifacimento di “Barbara Ann”, fra le perle dei mitici Beach Boys. Occasione, anche, per rendere omaggio al geniale Brian Wilson, recentemente scomparso. Quelle che pubblico in anteprima, sono alcune immagini tratte dal clip.
Prossima tappa – anticipa il chitarrista Mister Penti – il filmato promozionale di un altro pezzone, “Piccola Katy” dei Pooh.
A chi di voi chiede quando la band tornerà nel Ticino, rispondo: presto, e con interessanti novità.
CARI AMICI VICINI E LONTANI
È il titolo della prima, imperdibile puntata di un programma arboriano dal gusto “vintage”, “Cari amici vicini e lontani”, trasmesso la prima volta nel 1984 in occasione del sessantesimo anniversario della radio italiana. Puntata che andrà in onda il 10 luglio alle 22:55 su Rai Tre e i cui protagonisti saranno, con il geniale Renzo, cantanti e direttori d’ orchestra in voga tra gli anni 30 e 50, nonché importanti nomi del giornalismo e dello spettacolo radiofonico, alcuni alla loro unica apparizione sui teleschermi.
Gianni Mazza, inoltre, dirige l’ orchestra Rai di Musica Leggera in medley rievocativi della stagione d’ oro della radio e in alcuni momenti del programma passa la bacchetta a grandi direttori d’ orchestra del passato, che tornano a dirigere le loro composizioni.
Renzo Arbore capeggia la formazione “I Senza vergogna”, cui è affidato il compito di cantare i medley iniziali di “canzonette” – in primis “La famiglia canterina” , sigla emblema del programma – e di accompagnare le Gemelle Nete, rimaste nella memoria con la spiritosa versione di “Un bacio a mezzanotte”, brano del 1953 di Gorni Kramer, Pietro Garinei e Sandro Giovannini scelta come sigla finale della trasmissione.
“Cari amici” venne registrata negli studi Dear a Roma – segnando il debutto Rai dell’ utilizzo di quegli studi nati per il cinema – anche se nei titoli di testa viene dichiarato che andava in onda “dall ‘Auditorio A di via Asiago”: in effetti la scenografia riproduceva perfettamente l’ interno dello storico studio radiofonico, il più grande di via Asiago, ma incapace di contenere due palcoscenici e i numerosi tavoli dove sedevano gli ospiti e il pubblico.
Per la riedizione di Rai Cultura, le sei puntate del 1984 sono state suddivise in due parti e ogni momento della trasmissione viene introdotto da Renzo Arbore.
ARBORE E IL “NEGRO BIANCO” A BELLINZONA
A proposito del geniale cantautore, disc jockey, autore televisivo, autore radiofonico, conduttore radiofonico, conduttore televisivo, clarinettista, compositore, showman, sceneggiatore, regista, attore e talent scout, nel luglio del 1992, più o meno di questi tempi, con l’ amico Corry Knobel mi recai a Roma per incontrarlo e convincerlo a duettare con Fausto Leali nell’ ambito di “Feedback”.
Ammirato per l’ originalità del festival da me ideato e organizzato, che ben conosceva, accettò di, eccezionalmente, trascorrere un paio d’ ore sul palco di piazza del Sole con il cantante bresciano, che molto gli deve (fu Arbore, tanti anni fa, a suggerire al “Negro bianco” di incidere la versione italiana di “Hurt” di Roy Hamilton, la famosa “A chi”), e questo nonostante stesse preparando un programma dedicato a Totò e incidendo un disco.
Dal “Giornale del Popolo”:
“Feedback ci ha abituato alle grosse sorprese e ai grandi nomi, ma questa volta la notizia è clamorosa. «Il ritorno della buona musica» a Bellinzona il 4 e 5 settembre sarà accompagnato da uno dei nomi più prestigiosi dello spettacolo italiano. Renzo Arbore, proprio lui, quello della notte, offrirà una «performance» che già si annuncia indimenticabile. Il mattatore, che sta registrando un disco a Capri e preparando una trasmissione televisiva dedicata a Totò, promette sicuro divertimento. La trasferta bellinzonese non è casuale: legato da amicizia al promotore di Feedback, Giorgio Fieschi, Arbore ha dichiarato di apprezzare la difesa dell’ italianità che il festival di piazza del Sole persegue. Una novità è rappresentata dalla «Feedband», l’ orchestra ufficiale diretta da Corry Knobel.Anche quest’anno la Tsi seguirà i concerti e manderà in onda un documentario”.
Ancora grazie, Renzo!
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Giorgio