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PUNTATA 29 GIUGNO

Ultimo aggiornamento 24 Giugno 2025

IN THE ARMY NOW

Cinquantaquattro anni fa, più o meno di questi tempi, iniziava per migliaia di ventenni svizzeri la Scuola reclute. Fra di loro pure il sottoscritto, arruolato nelle truppe di trasmissione come soldato radio e spedito a Thun. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare e nonostante qualche fastidiosa marcia, fu divertente.

PUNTATA 29 GIUGNO
Con la fedele Jeep, alla guida di un mezzo corazzato, in assetto di guerra e a zonzo per la Svizzera (sotto le pioggia)

Si, perché, trascorsi la leva a bordo di un paio di Jeep (“Willys”, come quelle usate in Vietnam, la prima che mi fu assegnata), percorrendo in lungo e in largo la Svizzera tedesca e parte di quella francese. Senza rinunciare, seppure in divisa e solo quando possibile, a curiosare nei negozi di dischi casualmente incontrati strada facendo.

Fra i tanti vinili acquistati in quel periodo, che ancora gelosamente custodisco, ci sono – si parla dei singoli – “Strange Kind Of Woman” dei Deep Purple, “Brown Sugar” degli Stones, “It Don’t Come Easy” di Ringo Starr, “My Sweet Lord” di George Harrison, “The Seeker” degli Who e “Vendo casa” dei Dik Dik.  

PUNTATA 29 GIUGNO

Quanto ai brani ascoltati durante i congedi, ne ricordo due in particolare, poiché in tema (perfettamente, il primo) per quei giorni:

“LIBERA USCITA”

di Gino Santercole, artista del Clan Celentano, nonché nipote di Adriano, e “I Have Decided To Join The Air Force”, dallo splendido album “Idea” dei Bee Gees.  

I BEATLES A MILANO
Gianni Dall’ Aglio: “C’ ero anch’ io!”

Sessant’ anni fa, invece, sempre di questi tempi, i Beatles arrivavano in Italia per un breve tour. Prima tappa Milano, a seguire Genova (26 giugno, un’ esibizione pomeridiana e una serale ) e Roma (27 e 28 giugno, idem).

Ad accoglierli al Vigorelli anche il batterista Gianni Dall’ Aglio, che così ricorda quel giorno:

“Il 24 giugno del 1965 ero al Vigorelli di Milano con la mia allora fidanzata Orietta e il fraterno amico Natale Massara (a quei tempi sassofonista dei Ribelli, ndr) per il concerto pomeridiano dei Beatles!
Avevo portato con me la cinepresa Crown 8 e una sola pellicola Kodak a colori … Oggi mi pento, ma allora le pellicole erano molto care. La RAI non aveva ritenuto di immortalare l’ evento. Le immagini del mio filmato sono state trasmesse molti anni dopo con l’ autorizzazione del sottoscritto in un programma di Michele Bovi, giornalista, autore e scrittore di successo.
Ricordo l’ emozione alla prima canzone, “Twist And Shout”. Dal vivo mi colpì il fatto che il sound fosse indentico a quello del disco che avevo consumato.
PUNTATA 29 GIUGNO
Foto in alto a destra: io con la cinepresa in mano prima dell’ esibizione dei miei miti. L’ emozione resta indelebile”.
Aggiungo, da parte mia, che anni dopo i Ribelli realizzarono le covers italiane di “Obladì Obladà” e “Oh! Darling”, pezzi di beatlesiana memoria, nonché “Goodbye” di Mary Hopkin (scritto da Lennon/McCartney).
Quanto a Gianni, nel 1973 con Alberto Pasetti dei Nuovi Angeli e Danny B. Besquet, incise “Eri tutto, eri niente, eri la mia mente”, splendida cover di “Give Me Love” di George Harrison.

I DISASTRI DI NAPOLEONE E AMICI
(secondo Adriano Celentano)

Fa parte dei (pochi) brani di Adriano Celentano che a me non sono mai piaciuti, ma ritengo interessante dedicargli un po’ di attenzione perché il testo, con qualche modifica, potrebbe risultare di grande attualità, visto l’ aria che tira. 

PUNTATA 29 GIUGNO
A destra, singolo promozionale per i juke box 

Sto parlando di “Napoleone, il cowboy e lo zar”, contenuto nell’ album, del 1968, “Adriano Rock” e cover di “Thirteen Women (And Only One Man in Town)” di Bill Haley. 

PUNTATA 29 GIUGNO
Il “Molleggiato”mentre incide (in mutande, colpa del fisco) i pezzi di “Adriano Rock” e, a destra, nella residenza di Asiago con me impegnato in un animato scambio di pareri (foto di Massimo Pacciorini-Job)

Brano ripescato nel 1991 con il titolo “L’ uomo di Bagdad, il cow-boy e lo zar” e facente parte della “tracklist” dell’ ellepì “Il re degli ignoranti” del 1991. Se prima i presidenti delle due superpotenze statunitense e sovietica erano contrapposti al presidente francese Charles De Gaulle, protagonista della Guerra Fredda, nella nuova versione il terzo ago della bilancia è costituito dal defunto rais iracheno Saddam Hussein, a quel tempo impegnato nella Guerra del Golfo.

Nel frattempo il ventaglio di possibilità é diventato più ampio e variato. Fra le più meritevoli “new entries”: il criminale Benjamin Netanyahu, il folle Ayatollah Khamenei, l’ opportunista e non meno pericoloso Xi Jinping.  

Allegria!

Strano questo sogno
ero in una città
dal palazzo di vetro esce un cow-boy
dal fiume Volga arriva lo zar
L’ uomo di Bagdad prese in pugno tutta la città
facendo finta di niente, prese la città

Là sulla piazza sono in tre
ognuno vuole diventare il Re
quei tre hanno l’ odio nel cuor che mai succederà

E’ un’ ora di paura
e la gente lo sa
c’ è chi piange con me poiché il domani tuo lo decidono
solo quei tre.

Fredde facce di cera
che non parlano più
in quel triangolo c’ è la nostra vita che…
oscilla appesa, appesa al cuore dei tre.

L’ uomo di Bagdad punta il cannone dritto sul cow-boy
e c’ è una lunga lama che brilla in mano dello zar…
e la pistola del cow-boy
ha completato quella scena a tre… chissà…
chissà se domani per noi il sole splenderà…

È’ un’ ora di punta
ma la gente non sa:
se è meglio avere paura delle armi chimiche
o di chiuder l’ auto nel box

Forse è meglio crepare
che a piedi restar
chi piangeva con me ora pregando sta
che si avvicini l’ ora di sparar

L’ uomo di Bagdad non ha più nessuna via d’ uscita ormai
le bombe di tutto il mondo sono su di lui
non ha più niente da mangiar
e liberare deve la città
se vuole che il popolo suo si salvi insieme a lui.

Strano questo sogno
sembra un incubo ma
ma ho paura che risvegliandomi
poi mi spaventi ancora di più.

Di gioia piange la gente
libera è la città
le armi chimiche sono distrutte ormai
e i pozzo neri tornano a fiorir.

Tutto il modo felice e contento ora può tornar
a risucchiare il petrolio dell’ arabica città
da cui ritorna sgorgar
l’ inquinamento per l’ umanità si sa
così più nessuno di noi a piedi resterà
perché ognuno con la sua auto al cimitero andrà
e sarà questa la vera “Terza guerra mondiale”.

I ROKES

Qualche riga mi sembra interessante dedicarla pure a “28 giugno”, penultimo singolo dei Rokes, quelli di “Che colpa abbiamo noi”. Pezzo da alcuni critici considerato meritevole di particolare attenzione, specialmente nella versione live, grazie all’ assolo finale del chitarrista Johnny Charlton. Nonostante non sia fra i migliori prodotti da Shel Shapiro e soci, ottenne molto successo al “Cantagiro 1969”, famosa gara canora itinerante dell’ epoca.

Al singolo avrebbe dovuto fare seguito un album inciso in pubblico intitolato “Due ore con i Rokes”, progetto che la casa discografica, la RCA, però, abbandonò. 

I preziosi nastri, per la gioia degli ancora tanti fans del gruppo, sono stati recuperati nel 2016 dall’ etichetta specializzata On Sale Music per pubblicare un imperdibile – ed ora non più facilmente reperibile – doppio cd.

Buona parte di questa trentina di pezzi sono contenuti anche nel cd realizzato nel 1993 dalla rivista “Raro!” con BMG Ariola intitolato “Dal vivo al Teatro Parioli 1969”.

PUNTATA 29 GIUGNO
PUNTATA 29 GIUGNO
Con il frontman dei Rokes Shel Shapiro, rispettivamente a Grono, Verona, Comano e Bellinzona (“Feedback 1994”)

Scrive il direttore del mensile, Fernando Fratarcangeli:

“All’ inizio del 1969, i Rokes tennero una serie di esibizioni dal vivo per promuovere l’ uscita del loro ultimo singolo «Ma che freddo fa» presentato qualche mese prima a Sanremo. Due di questi spettacoli furono tenuti a Roma al teatro Parioli. Shel Shapiro, Johnny Charlton, Mike Rogers e Bobby Powell, proposero due ore di spettacolo davanti a un vasto pubblico di fans. 

Dallo show doveva essere tratto un album dal titolo «Due ore con i Rokes». 

La scaletta del concerto prevedeva brani originali oltre a hits internazionali presi dal repertorio di artisti affermati. Così, oltre a «È la pioggia che va», «Ascolta nel vento», «Un’ anima pura», «Ricordo quando ero un bambino», «28 Giugno» e «Cercate di abbracciare tutto il mondo come noi», troviamo presenti brani dissimili tra loro per stile e atmosfera come il folk di «Blowin’ in the wind» di Dylan, «Les Feuilles mortes», «Don’t be cruel» di Elvis Presley e «Georgia on my mind», cavallo di battaglia di Ray Charles. Non mancano altre riletture originali come quella «Hey Joe» di hendrixiana memoria, «Yesterday» di Lennon-Mc Cartney e «Apache» degli Shadows.

È doveroso sottolineare che questo compact non propone l’ intero concerto poiché, col tempo, alcuni brani hanno subito un deterioramento tecnico per cui è stato impossibile inserirli. Tra le canzoni escluse, «With a little help from my friends», «Exodus», «Stille Nacht». 

«Dal vivo al Teatro Parioli» resta comunque un documento di estremo interesse storico testimone, in una dimensione forse più vera, del periodo 

d’ oro del beat italiano. E quell’ aria di divertimento e semplicità che ne viene fuori, nonostante gli anni passati dalla registrazione, elementi fondamentali di un breve periodo musicale caratterizzato anche dalla presenza di complessi non italiani, come è il caso dei Rokes, che trovarono la loro fortuna in terra straniera”.

Nel corso della sua attività la band, all’ epoca etichettata come “I Beatles italiani”, ha venduto più di cinque milioni di dischi e inciso diciassette 45 giri e cinque album.

IL SITO

Ribadisco l’ invito a curiosare nel sito: ci sono aggiornamenti e novità che potrebbero interessarvi, specialmente nel BLOG.

Per i contenuti delle puntate:
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Per sfogliare le pagine del BLOG:
ATTENDERE LA SCRITTA “EVERYTHING IS LOADED”
Per sfogliare le pagine della GALLERY e leggere le diciture:
“CLIC” SULLE FOTO

Alla prossima … siateci!

Giorgio

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