Ultimo aggiornamento 28 Maggio 2025
ADRIANO TORNA SUI SUOI PASSI …
A grande richiesta, nuova, frizzante puntata rigorosamente all’ insegna dei
favolosi anni Sessanta, domenica a “Non ho l’ età”, in onda su Radio Ticino
dalle 13:00 alle 14:00 e dalle 20:00 alle 21:00.
Puntata che potrete seguire pure televisivamente, sintonizzandovi su https://radioticino.com/tv/.
Aperta dal cantante soul americano dagli occhi azzurri Len Barry con il brano
“1-2-3”, in Italia coverizzato dai milanesi Dik Dik ed i veronesi Kings.
A seguire, pezzone degli americani Turtles, “Happy Together”, reinciso, fra i tanti, dai Quelli (divenuti in seguito Premiata Forneria Marconi) e i Nuovi Angeli.
Quindi un divertente brano del gruppo della Florida Royal Guardsmen,
“Snoopy vs. the Red Baron”, ispirato dalla famosa striscia a fumetti Peanuts
di Charles Schulz e rilanciato in italiano da Giorgio Gaber.
Dopodiché:
Motowns (“Prendi la chitarra e vai”), Antoine (“Pietre”)(“Cannella”), Beatles (“Girl”), Rolling Stones (“It’s All Over Now”), Beach Boys (“Good Vibrations”), Bee Gees (“New York Mining Disaster 1941”)(“Harry Braff”), Fortunes (“Here It Comes Again”).
In piena era beat, Adriano Celentano se la prese musicalmente con i capelloni, sentenziando che stava tornando il rock. Titolo del brano, che ascolterete,
“Torno sui miei passi”, inciso anche dai Ragazzi della Via Gluck con il titolo “Rock, padre del Beat!”.
Rincarò la dose poco tempo dopo con il singolo “Tre passi avanti”, pezzo, come il precedente, presentato al “Cantagiro” del 1967.
Questo l’ incipit:
Caro BeatMi piaci tanto, virgolaSei forte perché hai portato oltre alla musicaDei bellissimi coloriChe danno una nota di allegriaI questo mondo pieno di nebbia, puntoPerò se i ragazzi che non si lavano, virgolaQuelli che scappano di casa, virgolaE altri che si drogano e dimenticano DioFanno parte del tuo mondo, virgolaO cambi nome o presto finirai
Al “Molleggiato” faranno seguito gli inglesi Small Faces con la quasi psichedelica “Itchycoo Park”, gli Animals con “I’m Crying”, i Monkees con “(I’m Not Your) Steppin’ Stone”, i Searchers con “Ain’t That Just Like Me” ed i Kinks con
“All Day And All Of The Night”.
A PROPOSITO DEI MOTOWNS
Quella che avrete modo di gustarvi, se domenica sarete sintonizzati sul Radio Ticino Channel, è una vera chicca: il video di “Prendi la chitarra e vai”, pezzo con cui la band inglese partecipò al “Cantagiro” del 1967, gara canora all’ epoca fra
le più seguite d’ Italia.
Pezzo di protesta, fra i primi (ingenuamente) contro la guerra.
Sui giornali leggerai
che la pace si farà:
basta star con questi qua
e far fuori quelli là
La band: Dougie Meakin alle chitarre, compagno di scuola di Ringo Starr, Lally “Stott” Marchelle cantante, Tony Crowley alla batteria, Mike “Saint” Logan al piano e Robbie “Little” Scott al basso. Musicisti messisi insieme a Liverpool ai tempi
della scuola per animare le feste danzanti (tra i locali frequentati anche il mitico Cavern).
Nel 1966, come altri connazionali (Primitives, Rokes, eccetera), i Motowns calarono in Italia facendo obbligatoriamente tappa al mitico Piper Club di Roma.
Tempo dopo, a Firenze, persero bagagli e strumentazione nella storica alluvione. La disavventura fu raccontata durante un programma televisivo da Mike Bongiorno, cosicché, grazie a una colletta, il gruppo potè acquistare nuovi strumenti e, per di più, ottenere un contratto discografico con la IT (poi R.C.A.).
Il debutto al “Festival delle rose” del 1966 con “Per quanto io ci provi”,
retro di “Prendi la chitarra e vai” (singolo che fu ristampato con una facciata B diversa, “Una come lei”). A destra, copertina del primo lp
Il primo (ed unico) vero successo fu “Prendi la chitarra e vai“ (cover di “Lovers
Of The World Unite” di David and Jonathan), che vinse il “Cantagiro” 1967.
Da quell’ anno fino ai primi ’70 il gruppo incise diversi altri dischi, molti dei quali adattamenti di canzoni inglesi, fra cui “Si si Silvana” (“See See Rider” degli Animals), “La verità“ (“Summer in the City” dei Lovin’ Spoonful), “Fuoco” (“Fire”
di Arthur Brown), “Mister Jones” (“New York Mining Disaster 1941” dei Bee Gees) e “Sogno, sogno, sogno” (“Daydream” dei Wallace Collection, con cui parteciparono al “Cantagiro” 1969).
Come altri solisti e complessi dell’ epoca, anche i Motowns ebbero parti in film
a carattere musicale, i famosi “musicarelli”. Alcuni titoli: “Soldati e capelloni” (interamente loro dedicato), “La più bella coppia del mondo”, “L’ immensità“ e
“La ragazza del Paip’s”, tutti del 1967.
L’ anno dopo, parteciparono (con un cameo) alla realizzazione di “Tre passi nel delirio” di Federico Fellini, e, nel 1971, di “Quattro mosche di velluto grigio” di
Dario Argento. Due di queste comparsate sono visibili su You Tube: “L’ uomo in cenere” e la citata “Una come lei”.
Tornando ai vinili, la band nel 1969 avrebbe voluto incidere la cover italiana di “Blackberry Way” dei Move, ma i discografici della Durium, a sua insaputa, cedettero i diritti del brano alla Ricordi, e così, poco dopo, il pezzo venne pubblicato dall’ Equipe 84 con il titolo “Tutta mia la città”. Questo e disaccordi
d’ altro tipo indussero, nel 1970, i Motowns a passare alla Carosello, per la quale
realizzarono però un solo singolo, “Lassù”.
Fu poi la volta della Cinevox, etichetta specializzata in colonne sonore, per la
quale i britannici incisero un raro LP con cui, anche, decisero di concludere la carriera.
Dopo lo scioglimento della band, la cui storia è caratterizzata da diversi cambiamenti di formazione, quasi tutti i componenti intrapresero carriere soliste, lavorando come sessionmen, specialmente per i primi album dei cantautori della cosiddetta “scuola romana”, e rendendosi protagonisti di una serie di successi in qualità di autori e interpreti per la RCA, nonché alcune sigle di cartoni animati.
LALLY STOTT
Lasciati i Motowns, continuò ad essere molto attivo sia come autore che interprete.
Con Giacomo Tosti, produttore del gruppo scozzese Middle of the Road, compose (testo) “Chirpy Chirpy Cheep Cheep“, che ebbe grande successo internazionale.
Sempre per i Middle of the Road, scrisse i testi di altri gettonati singoli, fra cui “Bottoms Up”, “Samson and Delilah”, “Sacramento” e “Tweedle Dee, Tweedle Dum”, tutti nelle Top Ten di una o più classifiche europee all’ inizio degli anni Settanta.
In collaborazione con Franco Micalizzi, in seguito compose il testo trainante della colonna sonora di “Lo chiamavano Trinità …”, brano ripreso, quarant’ anni più
tardi, da Quentin Tarantino per la colonna sonora di “Django Unchained”.
Per sé stesso Lally compose, tra i tanti brani, “Jakaranda”, con cui partecipò al “Festivalbar” del 1971 e “Sweet Meeny”, presentato l’ anno dopo alla stessa rassegna.
Altro Motown messosi particolarmente in mostra dopo lo scioglimento, Douglas Meakin, famoso per il grande contributo dato alle sigle televisive (ha collaborato, fra i tanti, con Ennio Morricone).
GLI ASSOMIGLIAVA UN PO’ TROPPO
Qualche riga in più pure a proposito di “All Day And All Of The Night” dei Kinks, altra perla che ascolterete domenica a “Non ho l’ età”.
Eccomi con i fratelli Ray e Dave Davies, colonne portanti dei Kinks
Ad esso pare si siano ispirati un po’ troppo i mitici Doors nel comporre “Hello,
I love you”, che nel 1968 si piazzò al primo posto delle charts americane (per
l’ ultima volta nella carriera della band). Nonostante le smentite da parte del chitarrista Robby Krieger, i tribunali britannici diedero ragione a Ray Davies e
soci, riconoscendo il plagio e obbligando i Doors al pagamento delle royalties.
I due brani rimangono comunque iconici.
LA RICORRENZA SCORDATA
“Ciao Giorgio. Come stai? Sono passati 46 anni… quando vuoi, mi piacerebbe
fare quella chiacchierata, anche con Francesco Mirenzi“.
A ricordarmi, via whatsapp, che il 18 maggio di tanti anni fa, con il fido fotografo Walter Piccoli, realizzai la più emozionante delle interviste è stato Marco Arpino
(ex atleta olimpico, nonché direttore al Comitato Olimpico Nazionale Italiano),
che ringrazio.
Colgo l’ occasione per salutare e ringraziare pure Mirenzi, il primo di un piccolo esercito di autori – era il 1998 – ad intervistare me a proposito di quel memorabile incontro. Titolo del suo imperdibile libro (Castelvecchi): “Battisti Talk”.
UN MISTICO ETNEO: FRANCO BATTIATO
È il titolo di un docufilm realizzato dall’ amico Valentino Flesca che si concentra sugli esordi musicali di Franco Battiato e la sua crescita artistica nel periodo cosiddetto sperimentale (1969 – 1977).
Testimonianze di Giorgio Logiri, Alberto Mompellio, Enrico Rosa, Gianfranco
D’ Adda, Gianni Mocchetti, Mario Dalla Stella, Jutta Nienhaus, Roberto Cacciapaglia, Lino Capra Vaccina, Rosario Ferro, Germano Casone, Gianluigi Pezzera, Jumbo, Paolo Raimondi.
Docufilm impreziosito dall’ unica videointervista concessa da Battiato nell’ abitazione di Milano il 2 febbraio 2013 e da autentiche rarità audio e video.
Completano il focus Paolo Raimondi con il racconto della performance teatrale
del 1977 “Baby Sitter” del musicista e due scene rievocative.
“Un mistico etneo: Franco Battiato” verrà presentato il 6 giugno alle 15.00 alla Fabbrica del vapore di via Procaccini 4 a Milano (ingresso libero).
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Alla prossima e … siateci!
Giorgio