DIK DIK E ALTRE MERAVIGLIE
S’ intitola “Giorgio” il brano composto dai (beat) amici pugliesi Paipers che fa da sigla e tappeto sonoro fra un pezzo e l’ altro della puntata di domenica di “Non ho l’ età”, in onda dalle 13:00 alle 14:00 e dalle 20:00 alle 21:00 su Radio Ticino.
Puntata aperta da “Hey Baby”, lanciato dal chitarrista messicano Chris Montez e riproposto dal tedesco Henner Hoier.
HENNER HOIER AND THE RIVETS, HEY BABY
A seguire:
WILLIE NILE, POLICE ON MY BACK
I Dik Dik: Pietruccio Montalbetti, Lallo Sbriziolo e Pepe Salvaderi
DIK DIK, SENZA LUCE
PAUL MICHIELS, DAYDREAM
BUCKCHERRY, HIGHWAY STAR
ROY CLARK, WHAT A WONDERFUL WORLD
ALBERT HAMMOND AND AL STEWART, IT NEVER RAINS IN SOUTHERN CALIFORNIA
MICKEY FINN, TELEGRAM SAM
BARRY RYAN, ELOISE
Doppietta con un brano dal repertorio degli australiani Easybeats, riproposto in Italia dai Nuovi Angeli e dai Rokes, e uno da quello dei Doors.
CHRIS NORMAN, HELLO, HOW ARE YOU?
DOORS, HELLO, I LOVE YOU
MUNGO JERRY, MY GIRL AND ME
“Je So’ Pazzo” di Pino Daniele: in stile in parte rockeggiante in parte punkeggiante, i marchigiani
IO E I GOMMA GOMMAS, JE SO’ PAZZO
GARY DECARLO AND STEAM, NA NA HEY HEY KISS HIM GOODBYE
SERATA ALL’ INSEGNA
DI FORTI EMOZIONI
quella del prossimo 24 settembre al Teatro di Locarno!
Come anticipato, per alcune ore sarete rapiti dai meravigliosi, intramontabili brani lanciati da Lucio Battisti e riproposti da musicisti che strettamente e lungamente con lui hanno collaborato: Gianni Dall’ Aglio, Massimo Luca e Bob Callero
Sul palco con la straordinaria band, per raccontare come queste perle sono nate, il mitico Mogol.
Biglietti:
www.biglietteria.ch
info@matozzo.ch
ANIMA LATINA
è l’ album che rappresenta una rottura piuttosto marcata rispetto al passato, da diversi critici considerato il capolavoro di Battisti degli anni Settanta, un originale tentativo di fusione delle sonorità e dei ritmi latini con modalità espressive tipiche del progressive rock.
Alcuni dei musicisti che hanno contribuito alla realizzazione di questo e altri imperdibili dischi di Lucio – come detto, il batterista Gianni Dall’ Aglio, il chitarrista Massimo Luca e il bassista Bob Callero – vi emozioneranno riproponendo, con lo spettacolo “AnimaLucio”, i più amati pezzi pezzi dell’ artista reatino e raccontando aneddoti riguardanti i tanti anni trascorsi con lui.
PENSIERI E PAROLE A PROPOSITO
DELL’ ULTIMA INTERVISTA
Molte le cose scritte a proposito della famosa ultima intervista concessa al sottoscritto da Lucio Battisti, molti pure i libri che la riportano.
Fra gli articoli che più ho apprezzato, quello di Francesco Vignaroli, pubblicato online dal “Corriere dello Spettacolo” nell’ edizione del 18 maggio 2019.
Nel riproporlo, doverosa precisazione: Lucio lo intervistai in un albergo di Zurigo, non negli studi della RSI.
Da “Corriere dello Spettacolo” del 18 maggio 2019
Scrive Vignaroli:
“In questo stesso giorno di quarant’ anni fa, Lucio Battisti rilasciava quella che sarebbe rimasta la sua ultima intervista in assoluto, prima della volontaria e definitiva sottrazione di sé al Mondo (a partire dal 1980 non comparirà più in pubblico, in nessuna modalità, a parte qualche scatto fotografico “rubato” da paparazzi e curiosi); il fortunato intervistatore a poter vantare questo privilegio – più unico che raro, trattandosi di Battisti – è il giornalista e conduttore radiofonico Giorgio Fieschi, di Radio Svizzera Italiana, nei cui studi di Lugano è avvenuto l’ incontro.
L’ intervista, di circa diciotto minuti, costituisce un documento dal valore inestimabile per ogni battistiano che si rispetti, dato che il protagonista si racconta in un momento cruciale della propria carriera, e lo fa con un’ onestà e una semplicità cristalline, coerentemente con il suo profilo da antipersonaggio per eccellenza. Per capire meglio l’ opportunità delle domande e il significato delle risposte, è utile contestualizzare l’ evento sia da un punto di vista cronologico che artistico.
In quella primavera del 1979 Battisti è reduce dall’ ennesimo successo discografico nazionale, l’ album “Una donna per amico” (pubblicato nell’ ottobre del 1978), ultimo capolavoro di un decennio irripetibile che lo ha visto dominatore incontrastato della scena italiana; parallelamente a ciò, è ancora cocente la delusione per il fallito assalto al mercato internazionale (con gli USA quali obiettivo principale) con” Images” (1977), progetto interessante, ma minato da alcuni errori “strategici” e artistici che ne hanno compromesso la riuscita. Un Battisti diviso a metà, quindi: da un lato, una certa stanchezza e insofferenza per il suo “cronico” primato in Italia (lui sì, che è stato profeta in patria!), sensazioni negative aggravate dal progressivo deterioramento del rapporto umano e artistico con Mogol; dall’ altro lato, il bisogno di nuovi stimoli e il sogno mai abbandonato di affermarsi anche all’ estero, e quindi la volontà di riprovarci nonostante l’ esito scoraggiante del primo tentativo.
Pur impegnato, forse un po’ svogliatamente e senza troppa convinzione, nella realizzazione del prossimo disco in italiano (che ancora non ha un nome, ma che poi diventerà “Una giornata uggiosa”, 1980), che sarà anche l’ ultimo con Mogol, Battisti, ha dunque la mente rivolta altrove, e vuole valicare quella “SIEPE, CHE DA TANTA PARTE DELL’ ORIZZONTE IL GUARDO ESCLUDE”.
Ma non è solo questione di passare dalla lingua italiana all’ inglese: attentissimo a tutto ciò che lo circonda, Lucio ha capito che anche la musica sta cambiando, e che l’ incombente nuovo decennio degli Ottanta farà piazza pulita – aggiungerei “purtroppo”, sotto molti aspetti – di ciò che è stato finora. La tendenza è chiara: l’ elettronica sta progressivamente guadagnando spazio a spese degli strumenti, e quindi dei musicisti. L’ album “E già” del 1982, realizzato interamente con strumenti elettronici e computer, è la manifestazione più estrema di questa svolta radicale – che subirà però un’ attenuazione nei successivi dischi “bianchi”, in cui gli strumenti torneranno ad affiancare l’ elettronica -, ma non è da escludere che già in questo 1979 Battisti stesse elaborando le prime idee di musica “sintetica”, come potrebbe far supporre la frase riportata in apertura, riferita a certe nuove composizioni in via di sviluppo…
Grazie anche alle domande ficcanti e mirate di Fieschi, l’ intervista ci restituisce fedelmente il Battisti di allora: evidentemente a suo agio e in pieno controllo, Lucio non si sottrae nemmeno alle sollecitazioni più spinose, mostrandosi invece affabile, ironico e a tratti perfino divertito. Molti i temi affrontati: la recente passione per la disco music e il tentativo di innestarne i ritmi nelle melodie delle sue canzoni (da questi esperimenti sono nati frutti come ” Ancora tu” e “Una donna per amico“); l’ irrisolta e affascinante dicotomia, nelle sue musiche, tra ambizioni artistiche “alte” ed esigenza di semplicità (le “canzonette”) per catturare il grande pubblico; la lucida autocritica sull’operazione “Images“, e la volontà/necessità di ritentare l’ avventura estera sia per ragioni artistiche che commerciali (più sincero di così…); le motivazioni alla base del suo rifiuto, dal 1970 in poi, di esibirsi dal vivo; il difficoltoso rapporto con Mogol; il sentimento ambivalente nei confronti del cinema, forma d’ arte che lo attrae ma lo lascia perplesso al tempo stesso; il nuovo album in preparazione (il già citato “Una giornata uggiosa“), sospeso tra richiami al passato e innovazioni.
Massimo Luca, Bob Callero e Gianni Dall’ Aglio con Mogol
Questo evento rappresenta senz’ altro una testimonianza unica e affascinante, tanto nelle anticipazioni di ciò che accadrà (dalla risposta relativa all’argomento “Mogol”, Lucio lascia intendere che il sodalizio è prossimo alla fine…) quanto nelle affermazioni poi smentite dai fatti; mi soffermo brevemente su queste ultime, premettendo che tali contraddizioni, emerse col senno del poi, non fanno altro che rendere l’ artista ancora più umano e vero (a chi non capita di cambiare idea nella vita?).
Parlando del materiale per il nuovo album, Battisti descrive le liriche di Mogol come innovative ma semplici, perché insieme hanno deciso di evitare l’ ermetismo, giudicato una facile scappatoia: ebbene, chiuso il rapporto con Mogol, Battisti si legherà proprio all’ autore ermetico per eccellenza, Pasquale Panella, cantando testi a dir poco spiazzanti, ma dotati comunque di un loro fascino misterioso e sfuggente (mi vengono in mente brani capolavoro come “La metro eccetera“, “L’ apparenza“, “Le cose che pensano“, “Che vita ha fatto“, “Così gli dei sarebbero…”).
A proposito di “Images” invece, pur riconoscendone l’ insuccesso, Battisti difende l’ idea alla base del disco e afferma di essere più che mai deciso a insistere con l’ inglese, non disponendo di alternative convincenti: ma del suo secondo e promettente album “straniero” “Friends” resterà, purtroppo, solo il singolo ufficiale “Baby it’s you” (“Ancora tu“)/”Lady” (“Donna selvaggia donna“), mentre le altre canzoni, di fatto tutte registrate, affioreranno solo in seguito nel circuito dei collezionisti e poi anche in internet (si possono facilmente trovare su Youtube). Saranno le sue ultime incisioni conosciute in inglese”.
MERAVIGLIOSE ESTATI
DEL PASSATO …
Fra le più importanti e ricordate manifestazioni canore estive italiane degli anni Sessanta c’ è il “Cantagiro”, ispirata dal modello del “Giro d’ Italia”. Per intenderci, una carovana canora a zonzo per lo Stivale, cantanti e complessi in gara tra di loro giudicati da giurie popolari scelte tra gli abitanti delle varie città. Ogni sera la proclamazione del vincitore di tappa; la finale ripartita su tre serate, con diretta tv RAI in occasione della serata conclusiva.
Interpreti e brani divisi in sezioni: il Girone A comprendeva artisti di fama, il Girone B le “nuove proposte”, mentre il Girone C, introdotto nel 1966, i gruppi musicali.
Heinz Ernst, Toni Vescoli e Rolf Antener al “Cantagiro”
Per chi non ricordasse o sapesse: nel 1967 al “Cantagiro” (vinto da Rita Pavone con “Questo nostro amore”) parteciparono i “Beatles svizzeri”, ossia Les Sauterelles di Zurigo.
La band, alla quale le riviste di tendenza dell’ epoca, “Ciao Amici” e “Giovani”, dedicarono ampi servizi, presentò “Aiuto … va sempre male!” (“It’s Nothing”); retro: “Il quinto non lo paghi”.
Poco tempo dopo Toni Vescoli, Düde Durst e soci incisero, sempre per Columbia/EMI, la versione italiana della loro gettonatissima “Routine” (retro: “Senza te”, cover di “I’ll Feel A Whole Lot Better” dei Byrds).
Tornarono in Italia per un tour con l’ italo – belga Adamo.
Dopo alcune tappe, dovettero però rientrare in patria, poichè il loro “roadie”, l’ unico che avesse la patente, non se la sentì di proseguire e non fu possibile rimpiazzarlo.
IL SITO
Ribadisco l’ invito a curiosare nel sito: ci sono aggiornamenti e novità che potrebbero interessarvi, specialmente nel BLOG.
Per i contenuti delle puntate:
“CLIC” SU “NON HO L’ ETÀ” (“I BRANI”)
Per sfogliare le pagine del BLOG:
ATTENDERE LA SCRITTA “EVERYTHING IS LOADED”
Per sfogliare le pagine della GALLERY e leggere le diciture:
“CLIC” SULLE FOTO
Alla prossima e … siateci!
Giorgio