L’ AQUILONE DI “CHECCO”
Dopo Enrico Maria Papes, un altro ex “Gigante” torna sul mercato con un disco: Francesco Marsella. Lo fa con un singolo (trovate il pezzo pure in rete), “L’ Aquilone”, inciso in coppia con la salentina Francesca Muja. Ottimo lavoro, come i precedenti, sul cui retro c’ è l’ inaffondabile “Una ragazza in due”.
«L’ idea – racconta “Checco” – è stata di Luigi Mattarelli e della figlia Helga, titolare delle edizioni musicali HGM, con cui ho realizzato altri intriganti progetti, il più recente dei quali è il CD “Una grande canzone”. La novità è che questa volta non canto da solo, ma in duo, coadiuvato dalla splendida voce di Francesca Muja, che con me ha inciso anche la cover di “Una ragazza in due”, pezzone dei “Giganti” e lato B del disco. A lei le parti alte, a me quelle basse, pensando alle versioni di altre cantanti, cominciando da quella di Mina».
“Checco” Marsella e Francesca Muja
Disco a tiratura limitata.
«Si, perché pensato principalmente per i fans (che comunque sono ancora tantissimi, ndr) e gli amici. Di conseguenza chi è interessato all’ acquisto deve contattare direttamente il produttore. Questi i numeri (WhatsApp):
00 39 348/0384868 – 0039 338/8733943».
Storia del pezzo?
«Era da un paio d’ anni che lo tenevo nel cassetto, un provino cantato in inglese maccheronico. Mi sono ricordato che un altro amico, Giancarlo Salvador, veneto, che suonava il basso con noi nel 1978, era pure un bravo autore, per cui l’ ho contattato e gli ho chiesto di scrivere il testo. Ha fatto un eccellente lavoro. In seguito ho ripreso in mano il brano migliorandolo, passando, al momento dell’ incisione, dall’ inglese maccheronico all’ italiano”.
Possiamo dire che “L’ Aquilone” strizza un tantino l’ occhio agli amanti dei balli?
«Quando compongo, non penso a niente, scrivo di getto e basta. Non c’ è progettualità. Il pezzo ha ritmo perché rispecchia il mio modo di essere, il mio lato gioioso, allegro. Sono comunque contento che faccia anche ballare».
È un fatto, però, che dal tuo repertorio pescano diverse orchestre da ballo …
«Si, in particolare quelle del Centro Nord, Romagna, Veneto, Lombardia, e da un po’ di tempo anche Lazio. Una di esse, addirittura, ha inciso un cd con miei brani».
Ti piace l’ album da poco pubblicato da Papes, “Canto quel che vedo”?
«Molto, anche se caratterizzato da altre atmosfere. Diciamo che lo stile di Papes, rispecchiando il suo modo di essere, è più sul cantautorale. Uno dei pezzi, “Viva l’ amore”, l’ ho composto io, lui ha fatto il testo».
Altri provini nel cassetto?
«A iosa. Volendo, potrei realizzare un album! Continuo a comporre e a collaborare con altri musicisti. Non mi annoio di certo!».
E adesso il video …
«Ci stiamo lavorando, te lo farò avere, così potrai passarlo a “Non ho l’ età”».
Tornando brevemente al passato, per quale motivo i “Giganti” si sono sciolti più volte?
«Per essere precisi, il gruppo originale dei “Giganti” si è sciolto solo due volte. La prima nel 68, poi ci siamo riuniti nel 70 e nel 71, dopo aver inciso l’ album di rock progressivo “Terra in bocca”, che raccontava di un delitto di mafia.
“Terra in bocca” è un concept album, più volte ristampato.
Particolarmente interessante il libro “Quando i Giganti
sfidarono la mafia” (Il Margine) di Brunetto Salvarani e
Odoardo Semellini, cui è allegato un cd con “bonus track”
Abbiamo deciso di smettere perché il disco ci fu censurato sia in radio che in televisione. In tempi recenti è però stato riscoperto dal pubblico del Prog e, nel 2011, ha ricevuto il “Premio Borsellino”. Poi, con Papes e a fasi alterne, ho riformato “I Giganti”, reclutando altri musicisti. A novembre del 2005 abbiamo gettato la spugna definitivamente».
IL PRESIDENTE CENSURATO
Ricordo che nel 1967 un altro disco dei “Giganti” fece molto discutere, tanto da essere anch’ esso censurato: “Io e il presidente”, con cui la band partecipò alla sesta edizione del “Cantagiro”. Il motivo? La RAI ritenne che le parole del pezzo
non fossero del tutto rispettose di una figura importante come quella del presidente della Repubblica italiana.
Ricorda il batterista Enrico Maria Papes, quello dall’ inconfondibile vocione, autore dell’ imperdibile “… È per amore che si canta. Una vita da gigante” (Arcana):
«Nel 1966 uscì “Una ragazza in due” e in un primo momento la Rai voleva censurarla definendola “canzone esagitata” (forse dava fastidio il titolo), ma poi uscì. Nel 1967 partecipammo al “Cantagiro” con “Io e il presidente”, e questa venne davvero censurata. Oggi fa sorridere, ma allora “in un paese libero mi piace pensare che oggi non sono nessuno, domani sono il presidente della repubblica”, benché scritto nella Costituzione, non si poteva dire».
E ancora:
«Non ci hanno mai passato né in radio né in televisione. Negli anni quel motivo è stato rivalutato e a ogni tornata elettorale per il nuovo presidente qualche radio lo trasmette, perché il testo auspicava semplicemente che un comune cittadino potesse diventare presidente della Repubblica. In qualche modo ha ispirato il film “Benvenuto presidente!” con Claudio Bisio protagonista».
E il “Cantagiro”? Un tour canoro estivo con tappe nelle maggiori piazze, lo scopo di scovare nuovi talenti e far esibire dal vivo i big italiani dell’ epoca. Ogni sera una giuria popolare (scelta tra il pubblico delle varie località) decretava un vincitore. Nella tappa finale di Fiuggi, trasmessa in diretta su Raiuno e divisa in tre serate, veniva poi annunciato il vincitore assoluto.
“UNA GRANDE CANZONE”
è il titolo del nuovo CD, ora online e nei negozi.
Spunto per una telefonatina …
Come te la passi?
“Qui a Casalbordino, in Abruzzo, dove vivo, benissimo. Ho rimesso a nuovo un vecchio casolare e sono immerso nel verde, c’ è la massima tranquillità. Volendo, posso pure ospitare, specialmente gli amici.”
Parlami del CD, per cominciare degli inediti.
“Chiariamo che non si tratta di brani che erano stati dimenticati in qualche cassetto, provini o roba del genere, tantomeno destinati a celebrare i bei tempi andati. No, è materiale fresco, che tiene conto del momento che stiamo vivendo, l’ epoca è l’ attuale. Si tratta di brani composti da me e alla realizzazione di alcuni hanno collaborato amici e amiche che stimo molto”.
Poche le covers …
“Si, tre: ‘Vagabondo’ di Nicola Di Bari e ‘Tema’ e ‘Una ragazza in due’ dei Giganti. Ripeto, non punto sulla nostalgia”.
Chi ti ha dato il la?
“La voglia di tornare a incidere, comporre musica, è tornata nel febbraio dello scorso anno dopo aver visto le foto dello studio di registrazione del mio amico Gianpiero Scarpellini su Facebook. Ho ricominciato a suonare quasi per gioco, solo per soddisfazione mia personale e poi, piano piano, sono nate queste canzoni, tra cui quella che dà il titolo al CD, ‘Una grande canzone’ (il testo è di Rita Giovannini, di Cesena).
In questo pezzo la chitarra è di Enrico Santacatterina, che ha fatto parte dei Giganti nel 2005, mentre Francesca Muja ha collaborato nei cori. Stefano Vittozzi si è invece occupato dell’ arrangiamento degli archi. Il video è stato realizzato dal bravissimo videomaker Stefano Romani, titolare del SR Video Promotion. Per il resto, ho fatto tutto io divertendomi tantissimo. Importante la collaborazione col mio amico ed editore romagnolo Luigi Mattarelli, coaduviato dalla figlia Helga. Radio Birikina (che dispone pure di un canale televisivo) è in coedizione”.
Hai mobilitato pure dei familiari …
“Si, in un paio di brani, nei cori, ci sono le mie figlie, Barbara e Mirya, e uno dei miei nipoti, Kyle. Quanto a mia moglie Matilde, l’ ho citata in copertina perché è una santa donna, dotata di esagerata pazienza. La ringrazio tanto, anche perché continuerò a fare musica!”.
A chi ti rivolgi?
“Specialmente a chi ama il ballo, i ‘diversamente giovani’, per cui ho puntato sulla cumbia e il reggaeton. Ritmi da discoteca. All’ insegna della passione per la musica, della gioia di vivere e dell’ allegria”.
Senti ancora Enrico Maria Papes, il “vocione” dei Giganti, con cui anni fa hai rimesso insieme, per alcuni periodi, la band?
“Si, recentemente gli ho fatto gli auguri per gli ottant’ anni. Per quanto concerne la band, ricorderai, in quel periodo siamo più volte stati pure nel Ticino, da te, memorabili programmi radiofonici e televisivi e concerti. Sciolto il gruppo, abbiamo deciso di prendercela più comoda, ma ancora siamo attivissimi, facciamo un mucchio di cose.”
Con “Checco” Marsella ed Enrico Maria Papes ai tempi di “Amici miei” (TSI)
I brani dei Giganti che più ricordi?
“Quello che ha venduto tantissimo è ‘Tema’, ‘apre il tema …’. Gettonatissimo pure ‘Una ragazza in due’, quando lo eseguivamo la gente impazziva, specialmente al momento dell’ inciso. Eppoi c’ è ‘Proposta’, il pezzo di ‘mettete dei fiori nei vostri cannoni’, presentato al Festival di Sanremo.”
A proposito di “Proposta”, avrebbe dovuto avere un altro titolo …
“In effetti la RAI ci impose di intitolarlo così, anziché ‘Protesta’, come ci sarebbe piaciuto. Per contro, con il sostegno della casa discografica RI-Fi, riuscimmo a evitare di modificare l’ intro a cappella. La RAI pretendeva che cantassimo ‘mettete dei fiori nei vostri capelli’ invece di ‘mettete dei fiori nei vostri cannoni’. Roba da matti!”
Band litigiosa, la vostra.
“Caratterialmente eravamo veramente diversi, ognuno per conto proprio dopo ogni impegno di lavoro. Musicalmente, però, affiatatissimi. La conferma la si ha ascoltando l’ album ‘ Terra in bocca’, contro la mafia, subito censurato e, quindi, poco ricordato. Fanno eccezione i collezionisti del prog, che lo apprezzano tantissimo”.
CON E DOPO
I GIGANTI
I Blue Boys sono il primo complesso di Francesco “Checco” Marsella, che nel 1963 si aggrega al gruppo di Guidone, fra gli artisti del Clan Celentano, grazie al quale conosce Mino Di Martino ed Enrico Maria Papes.
I due musicisti e il fratello di Mino, Sergio Di Martino, formano con Paolo Vallone, sostituito in seguito dal palermitano Ignazio Garsia, i Giganti, in cui Marsella entra a metà del 1965.
Dopo il primo scioglimento del gruppo, alla fine del 1968, incide due 45 giri per la Miura e partecipa, come solista, al Festival di Sanremo 1969 con “Il sole è tramontato”.
Con il fratello di Adriano, Alessandro Celentano, costituisce la Cip Cantanti, agenzia di produzione discografica con cui segue il complesso de i Baci e il cantante Andrea Capelli.
Torna, nel 1971, con i Giganti, fino allo scioglimento del 1972.
Dopo un periodo come session man, incide due 45 giri per la Ariston, e nel 1976 riforma i Giganti con Papes e due nuovi componenti, ma dopo due anni di attività dal vivo anche questa formazione getta la spugna.
Per un po’ di tempo Marsella fa parte dei Bulldog, in sostituzione di Celso Valli, e, nel 1979, dell’ orchestra di Terzo Fariselli, per diventare, l’ anno successivo, tastierista di Franco Califano.
Dopo una parentesi in cui si dedica al piano bar, nel 1997 ricostituisce i Giganti con Enrico Maria Papes, col quale rimane in attività fino al 2005.
METTETE DEI FIORI
NEI VOSTRI CANNONI!
Dopo Checco Marsella, grazie a Facebook, ho ritrovato un altro amico “Gigante”, il batterista Enrico Maria Papes, quello dallo splendido, inconfondibile vocione.
“Enrico Maria Papes …È per l’ amore che si canta. Una vita da gigante” (Arcana) è il libro che ha pubblicato.
LA TELEFONATA
Dove vivi, Papes?
“In paradiso! A Palazzuolo sul Senio, versante romagnolo dell’ Appennino tosco-romagnolo. Pur essendo in Romagna, è amministrato da Firenze”.
Come trascorri il tempo?
“Annoiandomi un po’, perché sono sempre stato uno iperattivo. Leggo e rileggo (specialmente Hermann Hesse), navigo, Facebook, posta elettronica, e suono la batteria (ancora la mia mitica Gretsch, che l’ amico Ellade Bandini invano tenta di convincermi a vendergli”.
Quanto ancora è importante la musica per te?
“Da alcuni anni ho rarefatto gli spettacoli in pubblico. Per contro ho nel cassetto una dozzina di pezzi che mi piacerebbe inserire in un album, dopo alcuni ritocchi. L’ onda è quella cantautoriale. Il problema è che oggi vinili e cd’s si fatica a venderli. Quanto alle vendite online, non mi interessano. Comunque non ho fretta”.
Cosa ti ha spinto a scrivere un libro?
“Per la verità, finora non ci avevo mai pensato. A sollecitarmi sono stati i miei figli Alli e Alice prima, gli amici Brunetto Salvarani e Odoardo Semellini poi”.
Particolarità di “Enrico Maria Papes… È per l’ amore che si canta. Una vita da gigante”?
“È un libro double face, la storia dei Giganti da una parte, l’ autobiografia di Sergio Papes dall’ altra”.
Eppoi gestisci un canale online …
“Si, ‘I Giganti’, lì ci sono foto, video e tanto altro. Mi son dato da fare in questo senso perché sono quello che ha collezionato più memorabilia concernente la band”.
IL LIBRO
In questo libro, con prefazione dell’ illustre collega batterista Ellade Bandini e postfazione di Red Ronnie, Enrico Maria Papes chiama a raccolta i ricordi, professionali e personali, per raccontare una vicenda che, tra musica ed esperienze di vita vissuta, è esemplare dei tanti giovani che, negli anni Sessanta, furono protagonisti del boom economico e dei rivolgimenti culturali e sociali di quel periodo.
LA STORIA DEI GIGANTI
Nel 1965 il primo disco dei Giganti (Enrico Maria Papes, batteria, Giacomo Di Martino, chitarra, Sergio Di Martino, basso, Francesco Marsella, tastiere), “Morirai senza di lei”.
Il successo grazie alla partecipazione al programma televisivo Un disco per l’ estate del 1966, dove giunsero terzi con “Tema”, primo in classifica per sette settimane e in seguito inserito nella colonna sonora del musicarello “Il ragazzo che sapeva amare” di Enzo Dell’ Aquila.
La band incide poi, per il quattordicesimo “Festival di Napoli”, “Na guagliona yè yè” e “Ce vò tiempo”.
Nello stesso anno stravende con la splendida “Una ragazza in due”, cover di “Down Came the Rain” di Mister Murray.
Nel 1967, terzi a Sanremo con “Proposta”, in coppia con gli inglesi Bachelors e terzi pure al “Cantagiro” con la censurata “Io e il presidente”.
Altro Sanremo nel 1968 in coppia con Massimo Ranieri e il brano “Da bambino”.
Poco dopo lo scioglimento della band e l’ inizio dell’ attività solistica per Enrico Maria Papes e Francesco “Checco” Marsella, il quale torna a Sanremo con “Il sole è tramontato”.
I Giganti si rimettono insieme nel 1970 e prendono parte al “Cantagiro” con “Voglio essere una scimmia”.
Altro festival l’ anno dopo con “Il viso di lei”.
Poco dopo si danno al progressive con il censuratissimo (ma apprezzatissimo dai collezionisti) concept album “Terra in bocca”.
Il 1972 è l’ anno del poco pubblicizzato “Sogno nel sogno verde di un vegetale”, con cui tornano al “Disco per l’ estate”.
Mino Di Martino collabora conFranco Battiato, mentre Marsella e Papes ricostituiscono il gruppo, con William Fumanelli e Kambiz Kaboli; dopo un paio d’ anni pure questa formazione si scioglierà.
Ci riprovano negli anni Novanta, a tratti, Papes e Sergio Di Martino.
Importante la reunion, con i quattro componenti originali, al Teatro Lirico di Milano per ricordare il produttore discografico Gianni Sassi; concerto durante il quale, con Ellade Bandini alla batteria, Ares Tavolazzi al basso, Vince Tempera alle tastiere e Gigi Rizzi alla chitarra, eseguono, per la prima volta dal vivo, i pezzi di “Terra in bocca”.
Papes e Marsella ricostituiscono la band nel 1998 con Kaboli al basso e il corista Giò De Luigi.
Nuova ricostituzione nel 2006: Enrico Maria Papes affiancato dal figlio Alessandro “Ally” Papes (voce e batteria), Francesco Romagna (voce, tastiere e chitarra) ed Enrico Santacatterina (voce, chitarre, basso).
Nel 2009 la ristampa dell’ album “Terra in bocca” con una bonus track, come allegato a un volume, edito dalle edizioni Il Margine, impreziosito da interviste ai musicisti che lavorarono al disco, oltre che allo stesso gruppo.
Nel 2011 ai Giganti viene assegnato il “Premio Paolo Borsellino”, proprio per questo lp.
RARITÀ
AL PRIMO RADUNO BEAT
DI MILANO
Fra i gruppi partecipanti al Primo raduno beat organizzato da Miki Del Prete e Sandro Colombini al Palasport di Milano ci sono pure i Giganti.
Nelle foto: Enrico Maria Papes, i cui tamburi furono prestati ai batteristi di diversi altri complessi, e Giacomo Di Martino e Checco Marsella mentre eseguono “Tema”.
IN COPERTINA
MINO E IL
SUPERGRUPPO
Il bassista Mino Di Martino, dopo lo scioglimento, fece parte del Supergruppo, elementi che avevano acquisito una certa notorietà nel mondo della musica leggera, come solisti o come membri di formazioni già affermate: da sinistra, Gianni Dall’ Aglio dei Ribelli, Mino, Ricky Gianco, Pietruccio Montalbetti dei Dik Dik e Victor Sogliani dell’ Equipe 84.
Nel 1970 la band partecipò al Festival di Sanremo con “Accidenti”, in coppia con Rocky Roberts.