LA PRIMA VOLTA CON LA SEDIA
POI FU … LA “LUDWIG”!
Che fine hanno fatto le foto dei Nightbirds (vedi articolo “I ‘Night'”) prestatemi per una serie di articoli tanti, tanti anni fa?
Eliano, il legittimo proprietario, è convinto che il sottoscritto, in quanto sfegatato fan della band, le abbia fatte sparire.
Ma, almeno voi credetemi, non è così!
È invece probabile che le preziose immagini ai tempi consegnate ai tipografi de “Il Dovere” stiano accumulando polvere negli archivi di quel giornale (oggi “La Regione”) o siano divenute (inconfessabile) patrimonio di qualche suo collaboratore di vecchia data.
Pazienza, prima o poi riuscirò a far cambiare idea al mio amico locarnese!
Con il quale, approfittando della pubblicazione del libro “Quelli”, ho realizzato un’ intervistina.
TESSERETE, PRIMI
ANNI SESSANTA …
Come sei divenuto batterista?
“Ho cominciato nei primi anni Sessanta, a Tesserete. Avevo (e ancora ho) un amico, Paride Notari, fantastico pianista innamorato di Elvis Presley. Ogni sera ci trovavamo al Bar della Stazione e, poco prima che accendessero il televisore per il ‘Telegiornale’, ci esibivamo, lui al piano, io tenendo il tempo battendo la mani su una sedia. È proprio Paride che, colpito dal mio innato senso del ritmo, dopo un po’ mi stimolò a passare alla batteria, cosa che feci andando a suonare in una balera, ancora di Tesserete.”
La prima batteria?
“Una ‘Trixon’, da me utilizzata quando iniziai con i Nightbirds. Per un certo tempo ho avuto pure una ‘Hayman’ (l’ ho acquistata quasi contemporaneamente a Düde Durst delle Sauterelles). Ma la mia preferita rimane la ‘Ludwig’, quella di Ringo Starr!”
Cosa ascoltavi prima di essere folgorato dagli Yardbirds, il modello di band che ti ha ispirato nel fondare i “Night”?
“I Beatles e i più gettonati cantanti inglesi ed americani dell’ epoca, Paul Anka, Neil Sedaka, Bill Haley e gli altri. Ero invece meno attratto dagli italiani.”
Il periodo più felice con i “Nightbirds”?
“Quello dei concerti a Zurigo, che ai tempi era un po’ come Londra. Ambiente, atmosfera fantastici! Noi eravamo di casa, in quanto molto apprezzati. Eravamo i più votati. Per rendere l’ idea, il proprietario del ‘Tropic’ (poi divenuto ‘Blow Up’) ogni sera distribuiva al pubblico schede su cui indicare i nomi dei preferiti: il nostro era immancabile su quei foglietti, per cui gli ingaggi non si contavano, eravamo gettonatissimi! Periodo d’ oro veramente, la gente veniva per ascoltarci con attenzione. È il periodo dei primi abiti beat stile England, degli impianti trendy. Ci ha fatto un gran bene.”
Pochi i vinili incisi; a quale di questi sei maggiormente affezionato?
“Il primo indubbiamente, ‘La strada bianca’, ballata composta da Mario Del Don, sul cui retro c’ è lo strumentale Nightbirds. Strumentale che ben rispecchia quanto andavamo proponendo a quei tempi, il ‘tiro’ è quello degli Yardbirds, band che, come ben ricordi, mi ha ispirato. Al punto di passare per un po’ di anni addirittura al professionismo”.
Cosa vi ha portato allo scioglimento?
“Il fatto che, nonostante gli sforzi, non si sia mai riusciti a trovare un vero manager, dotato di grinta come, ad esempio, quello delle Sauterelles. Questo ci ha un po’ demoralizzati.
Poi altri motivi, fra i tanti l’ abbandono del gruppo da parte del mitico chitarrista Chris Ackerman. Gli subentrò l’ altrettanto talentuoso Corry Knobel, che aveva però un difetto: quello di non essere mai completamente soddisfatto delle performances. Troppi cambi di chitarre, mai un arrangiamento che lo soddisfasse. Pensare che era un ottimo, invidiatissimo chitarrista rock! Perdippiù parlava (e ancora parla) perfettamente inglese. Inizialmente le cose funzionarono, divenne più esigente e puntiglioso dopo aver sentito i Toad’di Vic Vergeat al ‘Nibbio’ di Lugano e Ollie Halsall dei Patto al ‘Marquee’ di Londra (dopo quel concerto Corry voleva passare dal rock al jazz). Ecco perchè a un certo punto mollammo la spugna.”
La batteria l’ hai venduta, ma, ne avessi l’ occasione, suoneresti ancora?
“Avendone la possibilità, si. Dopo la felice esibizione di alcuni anni fa al Teatro di Locarno, mi sarebbe piaciuto riproporre l’ evento, ma non è andata così. Ripeto: la voglia di esibirmi è però rimasta. Mai dire mai.”
Otto libri non sono pochi …
“La storia dei Nightbirds è durata solo alcuni anni, ma cose da raccontare ce ne sono molte. Ecco perchè ho pensato di dividerla in capitoli e pubblicare più libri, essenzialmente fotografici. Prezioso materiale d’ archivio che ho accumulato nel tempo, immagini una parte delle quali finora mai nessuno aveva visto, neppure gli altri della band. I miei sono libri per amici e fans, per cui non li trovi nei negozi, stampo in base alle richieste. Sono comunque libri molto apprezzati.”