AMORE AL PRIMO
VINILE
Nella pagina dedicata a Gianni Dall’ Aglio accenno
ai Ribelli, storica band del pop italiano fondata,
ricordiamolo, da Adriano Celentano.
Li ho amati da subito, come è stato per Beatles,
Rolling Stones, Kinks, Who, Animals e tantissimi
altri.
Divenuto giornalista, ho avuto la fortuna di
incontrarli, conoscerli, instaurare rapporti di
grande amicizia e con loro realizzare
meravigliosi progetti musicali.
La gloriosa formazione di “Pugni chiusi”: Natale
Massara, Gianni Dall’ Aglio, Giorgio Benacchio,
Demetrio Stratos e Angel Salvador
DAL CLAN CELENTANO
ALLA RICORDI
Nel 1959 si sciolgono i Rock Boys di Celentano, che
recluta un batterista bambino mantovano, Gianni
Dall’ Aglio. Con Nando De Luca alle tastiere e il
nipote Gino Santercole alla chitarra – sono i
componenti più ricordati – il “Molleggiato”
forma I Ribelli.
Adriano Celentano con una delle prime formazioni
dei Ribelli. Alla destra di Natale Massara, con la
chitarra, Gino Santercole
Nel 1960 con Ricky Sanna (poi Ricky Gianco)
incidono “Ribelli in blues” e “La camicia
blu”.
Poco dopo fanno la stessa cosa con il cantante
inglese Colin Hicks, realizzano “Love’s Made a Fool
of You” e “Garden Of Eden”.
Primo disco realizzato da soli, “Enrico VIII”.
Segue, per l’ etichetta Clan Celentano, “Alle nove
al bar”.
Prendono parte al film “Io bacio…tu baci” di
Piero Vivarelli.
Segue “Cleopazza” di Carlo Moscovini. Fra i
protagonisti, Don Backy.
Ai tempi di “Chi sarà la ragazza del Clan?”
Con loro i Ribelli suonano in molti dischi del Clan. Adriano,
tra l’ altro, li impiega nel lancio della Ragazza del Clan,
Milena Cantù, ai tempi sua fidanzata. Pubblicano
“Chi sarà la ragazza del Clan?”.
Dopo essere rimasti per un periodo senza bassista,
ingaggiano Jean Claude Bichara, già bassista di Johnny
Halliday e Richard Anthony, che porta con sè il
fratello Philippe.
Nel 1966 i Ribelli sono al Festival di Sanremo con
“A La Buena De Dios” e sfornano “Per una lira”,
di Mogol e Battisti.
La curiosità: il provino fotografico del
retrocopertina di “Per una lira”
I fratelli Bichara vengono licenziati dal Clan, arrivano il greco
Demetrio Stratos e lo spagnolo Angel Salvador, la band
incide “Come Adriano”.
Il “boss” concede loro, tempo dopo, di passare alla Dischi
Ricordi, per la quale producono “Pugni chiusi”.
A “Pugni chiusi” fa seguito “Chi mi aiuterà”, cover di
“You Keep Me Hanging On” delle Supremes.
Poi l’ album “I Ribelli” (vedi in basso), contenente
materiale precedentemente già pubblicato e alcuni
nuovi titoli, “Get Ready” e “La nostra favola”, cover
di “Delilah” di Tom Jones, e la splendida “Nel sole,
nel vento, nel sorriso, nel pianto” di Mogol e
Battisti.
La Ricordi, come fa con altri gruppi, obbliga Dall’ Aglio
e soci a realizzare rifacimenti di pezzi loro poco adatti,
“Yummy Yummy Yummy” degli Ohio Express e
“Obladì Obladà” dei Beatles. Miglior punteggio,
invece, per “Oh! Darling”, pure beatlesiana.
Altro rifacimento non adatto ai Ribelli, “Goodbye”, di
Lennon e McCartney e lanciata da Mary Hopkin.
Comunque ottimamente cantata, per la prima
volta in qualità di solista, da Gianni.
I Ribelli “live” a Recoaro Terme
Nel 1970 la band si scioglie.
Si rimette insieme nel 1977, con Gianni Dall’ Aglio,
Natale Massara, Giorgio Benacchio e, al basso,
Dino D’Autorio (pubblicano “Illusione”) e e nel
1986, con Dall’ Aglio, Alberto Ferrarini (chitarra),
Maurizio Bellini (voce e tastiere), Fiorenzo Delegà
(basso), Mauro Negri (sax e tastiere) e Guido
Maselli (voce e tastiere). Da un concerto all’
Espocentro di Bellinzona viene tratto l’ album
“live” da me prodotto e distribuito dalla
CGD.
IL PRIMO RADUNO
BEAT DI MILANO
Fra i miei preziosissimi filmati d’ epoca ce ne
sono alcuni concernenti il Primo raduno beat
svoltosi al Palazzetto dello Sport di Milano
il 15 giugno 1966.
Raduno organizzato da Miki Del Prete e
Sandro Colombini in collaborazione con
la rivista “Giovani”.
Fuggiaschi, Ribelli, Rokes, Giganti, Camaleonti, Equipe 84, Kings,
Dik Dik, Patrick Samson, Caterina Caselli & Gli Amici, I Quelli,
New Dada, Pops, Casuals, le Honeybeats, i Rogers sono
alcuni degli artisti che vi presero parte.
I Ribelli. Da sinistra, Jean-Claude Bichara, Gianni Dall’ Aglio,
Giorgio Benacchio e Natale Massara
Gianni, Giorgio e Natale
I Fuggiaschi deliziarono il pubblico con “Proprio lei”, mentre
i Ribelli con “Per una lira”.
A sorpresa, Adriano Celentano che, lanciato da Gianni Boncompagni,
con i Ribelli eseguì un brano che gli è sempre piaciuto moltissimo,
“Rip It Up” di Little Richard.
Adriano e Giorgio Benacchio
LA STORIA DI “ILLUSIONE”
Frame del video TSI: Gianni Dall’ Aglio, Angel Salvador,
Giorgio Benacchio e Natale Massara
Gianni, Angel e Giorgio
Fra i tesori conservati negli archivi della Televisione
della Svizzera Italiana c’ è il video di “Illusione”,
splendido, struggente pezzo inciso dai Ribelli
in occasione della temporanea reunion del 1977.
«Nel 1963 – ricorda Gianni – ascoltavo Radio Luxemburg
seduto sul pavimento della sala da pranzo con il
magnetofono “Geloso” acceso, pronto con l’ indice
sul bottone rosso a registrare dalla radio con
giradischi incorporato, marca “Minerva”, acquistata
con i soldi guadagnati durante le serate estive con
Adriano; con quei guadagni avevo comperato,
pure, il nuovo arredo in teak della casa dei miei genitori
a Mantova.
Rimanevo ore in attesa delle nuove canzoni che l’ emittente
pirata trasmetteva durante la notte, adoravo quei momenti,
pregustando le novità che avrebbero fatto la storia
dei fortissimi anni ’60.
Registravo tutto quello che mi piaceva, compresa la
pubblicità, malgrado il pessimo segnale. Mi stupivo che le
canzoni arrivassero in Italia tantissimo tempo dopo e
alcune di esse non riuscissero ad ottenere il successo che
avevano in Inghilterra e negli Usa. Una di quelle era
“Deep Purple”, cantata e arrangiata da Nino Tempo,
pseudonimo di Antonino Lo Tempio, e April Stevens,
sua sorella.
Durante le trasferte notturne di noi “Ribelli”, ammassati tra
gli strumenti sul furgoncino Volkswagen dipinto con i colori
del Clan Celentano, sempre nel 1963, giravamo l’ Italia in
lungo e in largo, restando svegli grazie alle voci e ai suoni
dell’ emittente lussemburghese che fuoriuscivano da
una sgangherata radio.
“Deep Purple” piaceva all’ intero gruppo, cosicché l’ avevamo
imparata e la cantavamo per divertirci.
Una notte, tornando da Riccione, incontrammo Fausto Leali
in un bar dove ci eravamo fermati per un panino e una
boccata d’ aria prima di arrivare a Milano, parlammo
di musica con lui e delle canzoni che ad entrambi piacevano,
poi, in modo naturale, accennammo il brano di Nino Tempo
e Fausto, con la seconda voce, si aggiunse in una
straordinaria versione Ribelli /Leali, emozionante e
irripetibile. Quell’ intesa ci eccitò moltissimo!
Dopo i saluti, felici di aver condiviso quel brano e ancora
più convinti che un giorno l’ avremmo inciso, ci rimettemmo
in marcia, ognuno con il proprio furgoncino.
Il progetto rimase chiuso nel cassetto per anni, fino al 1977,
quando la casa discografica Ricordi propose ai Ribelli di
incidere un nuovo 45. La scelta fu subito “Illusione”,
versione italiana.
Con Natale Massara, Giorgio Benacchio e Dino D’ Autorio
registrammo altri due brani, uno scritto da me, il secondo
da Natale. Grande l’ entusiasmo nel ritrovarci insieme
sette anni dopo aver intrapreso strade diverse.
Furono momenti bellissimi, pur consapevoli che ognuno
di noi avrebbe proseguito con attività artistiche indipendenti.
Incidendo “Illusione” avevamo ritrovato l’ intesa musicale
che si era interrotta anni prima e stava ora dando i suoi
frutti e nuovo vigore al gruppo. Momenti, quelli vissuti
incidendo “Illusione” e gli altri pezzi, da considerare
importante tassello della storia della band.
“Calore”, questo il brano suonato e cantato da Natale,
divenne il lato B del disco, mentre la voce di
“Illusione” è la mia doppiata all’ unisono.
Quanto al terzo pezzo, provino della mia canzone cantata
in inglese, piacque a Patty Pravo, che diversi anni dopo
la incise con il titolo “Dolce una follia”.
Tornando a “Calore”, voglio ricordare l’ assolo di sassofono
eseguito da Natale, un regalo a tutti noi, una vera perla!
Questo ultimo 45 de I Ribelli resterà, a mio avviso, uno dei
più rappresentativi; è caratterizzato da un sound raffinato
e coinvolgente, quello che caratterizza molti altri brani
incisi dalla band. Pur non avendo avuto l’ onore delle
classifiche, è un vinile che ancora oggi merita
ascolto ed emoziona.
In occasione del lancio di “Illusione” facemmo tappa negli
studi di Comano della Televisione della Svizzera
Italiana, presentammo il pezzo in una puntata
de “Il cangurino”.
Giorgio mi chiede perchè nel disco al basso c’ è Dino D’ Autorio,
mentre nel video l’ indimenticato Angel Salvador. Non so
rispondere, perchè né io né Natale ce lo ricordiamo.
Ad Angel, storico “Ribelle”, dedico però questo racconto».
LE RETROCOPERTINE
DI “ILLUSIONE”
“Illusione” ha due diverse retrocopertine: una è a colori,
uguale al lato A, l’ altra è caratterizzata da una differente
foto (in bianco e nero).
LA REUNION DI BELLINZONA
Primo colpaccio messo a segno dal sottoscritto: la storica reunion
del 1978 a Bellinzona, alla quale, purtroppo, non potè partecipare
Demetrio Stratos, che da poco aveva lasciato gli Area per una serie
di concerti al Roundabout Theatre di New York. Il non facile
compito di sostituire l’ indimenticato cantante e tastierista greco
toccò a un suo connazionale di cui non ricordo il nome, il quale
seppe comunque cavarsela molto bene. A dar man forte in quella
meravigliosa, emozionante occasione, Silvio Pozzoli, fra i più
apprezzati coristi italiani, ambitissimo dai big della penisola.
Da sinistra, Salvador, Massara, Pozzoli, Benacchio e il sostituto di Demetrio Stratos
e i festeggiamenti per il successone della serata
Nel 1989 i Ribelli vennero reclutati da Pippo Baudo per la
puntata inaugurale di “Serata d’ onore”, dedicata ad Adriano
Celentano e in onda da Montecatini Terme e su RAI DUE
(segnò il ritorno all’ ovile del presentatore siciliano dopo
la poco esaltante esperienza alla Fininvest di Berlusconi).
Per l’ occasione suggerimmo suggerimmo di incaricare
le sarte di confezionare la stessa divisa rosso/nera
indossata da Gianni e soci ai tempi del Clan, divisa ideata
dalla mamma del “Molleggiato”: l’ idea piacque e venne
pertanto realizzata.
Molti gli spettacoli in seguito da me organizzati con la band,
sempre guidata da Gianni e nella quale nel tempo si sono
alternati molti altri ottimi musicisti.
A Montecatini Terme per il programma “Serata
d’ onore” con Celentano. C’ era pure Dino
Pasquadibisceglie (a sinistra), fra i primi
bassisti dei Ribelli
Molti gli spettacoli in seguito da me organizzati con la band,
sempre guidata da Gianni e nella quale nel tempo si sono
alternati diversi altri ottimi musicisti. Come detto, abbiamo
sfornato pure un album “live” (vedi articolo “Gianni”).
ANGEL SALVADOR
Scomparso alcuni anni fa, è stato un grandissimo amico
pure lo spagnolo Angel Salvador (a destra), bassista
dei Ribelli.
Ai tempi del Ginnasio fu il primo di loro a rispondere
a una mia lettera. Ancora conservo la cartolina che mi
spedì, sul cui retro c’ è scritto “Al caro amigo Giorgio.
I Ribelli. Ciao. Angelo”.
Con Angel a Milano
Quando abitava a Milano, lo vedevo spesso.
In una di quelle occasioni mi fece ascoltare una chicca, il provino
di “Non prego per me”, splendidamente cantato da Demetrio Stratos
(ne custodisco gelosamente una copia).
Il pezzo, composto da Mogol e Battisti, fu presentato a Sanremo
nientemeno che dagli Hollies e Mino Reitano: chissà perché la
Ricordi preferì cederlo a loro.
Angel in concerto a Bellinzona
Lucio comunque alla band di Gianni e Natale aveva
precedentemente regalato “Per una lira”.
Anni dopo, poi, i Ribelli si rifecero incidendo un altro
splendido brano battistiano, “Nel sole, nel vento, nel
sorriso e nel pianto”.
Lo storico Covo di Nord-Est, ai tempi fra i più famosi locali d’ Italia,
tra Santa Margherita e Portofino
Più tardi i Ribelli sfornano, per DV Record, una raccolta di nuove
incisioni di pezzi del passato e un doppio Cd “live”, “I Ribelli
Cantano Adriano” (Aereostella).
LA STORIA DI “PUGNI CHIUSI”
Per chi non avesse letto “Batti un colpo” di
Gianni Dall’ Aglio, ecco la storia della bellissima
“Pugni chiusi”, il maggior successo dei Ribelli,
raccontata dal batterista a Carlo Alberto Schiroli
della “Gazzetta di Mantova”.
“Pugni chiusi, non ho più speranze, in me c’ è la
notte più nera”. Questa storia, lunga quasi quarant’ anni,
comincia con questi celebri versi, o meglio con
l’ altrettanto celebre (e conteso) abito musicale
che ha reso questi versi decisamente fuori dal comune.
Una storia che tocca mondi solo all’ apparenza lontani,
come la melodia e il diritto (in particolare la complessa
regolamentazione del diritto d’ autore), e che ha come
ingredienti i quattrini, una fetta di gloria e un’ amicizia
che non c’ è più. I protagonisti, anzi, gli antagonisti di
questa vicenda sono due musicisti. Gente strana i
musicisti, fuori dal comune come e più delle
loro creazioni. Chi la spunta è il dinamico batterista
dei ‘Ribelli’, mantovano doc, Gianni Dall’ Aglio; chi si
arrende è Ricky Gianco, autore di successo negli
anni Sessanta, cantante, pure lui ex Clan. La vicenda
nasce nel lontano 1967, quando cioè viene alla luce la
canzone “Pugni chiusi”, dei ‘”Ribelli”. Un successo
planetario, milioni di copie vendute in tutto il mondo.
Ma per una volta cominciamo dal finale, da come si
è risolta la diatriba. “Pugni chiusi”, vero e proprio
classico mai passato di moda e che può vantare
quindici diverse covers, ha cambiato paternità.
Nel 1967 fu depositata alla Siae con le firme di Beretta per il testo
e Gianco per la musica, ma ora il chitarrista lodigiano ha riconosciuto
Gianni Dall’ Aglio come coautore al 50%. Senza annosi processi
nè tribunali, Gianco ha accettato di spartire i crediti con il batterista,
il quale aveva nella manica l’ asso vincente: un documento autografo
del ’67, mostrato in uno speciale del Tg2 sul diritto d’ autore, in cui
Gianco gli riconosceva la paternità del brano, depositato però
a proprio nome, in quanto Dall’ Aglio all’ epoca non era
iscritto alla Siae.
Dall’ Aglio, può chiarirci cosa successe nel 1967?
«Avevo ventuno anni, e nella mia casa di Porta Pradella, composi
la musica di “Pugni chiusi”. Ma non ero iscritto alla Siae, per farlo
all’ epoca bisognava sostenere un impegnativo esame e io avevo
altre cose per la testa: ero giovane, lavoravo con i “Ribelli”
mi ero appena sposato… Così Gianco, nostro produttore
e amico di cui mi fidavo, depositò la musica del pezzo con
la sua firma, con l’ impegno di versarmi ogni sei mesi le
royalties, una quota dei diritti».
Accordo rispettato?
«No, passavano i mesi e io non vedevo una lira. E mi giravano
le scatole. Incontrai Ricky e gli chiesi spiegazioni. Lui disse
che aveva troppi impegni e perdeva molto tempo a dividere
le contabilità e i guadagni per far risultare la mia parte. Così
mi propose un assegno per liquidarmi del tutto, in pratica
per acquistare la canzone. Ed io accettai stupidamente. Lui
inoltre, per convincermi, denigrava la canzone, sostenendo
che non avrebbe sfondato. E difatti all’ inizio non ebbe
un gran successo, ma si intuiva che era un
pezzo importante».
Vendette milioni di copie nel mondo. Chissà come le rodeva…
«Eccome! Ma per me era una sorta di autocastigo, la meritata
punizione per l’ azzardata scelta di accettare quella buonauscita.
Mi stava bene. Ma la cosa che mi rodeva di più era sentire
spesso Ricky affermare che “Pugni chiusi” era la sua miglior
canzone: non poteva prendersi i meriti per qualcosa
che non aveva fatto. “Pugni chiusi” l ‘avevo
musicata io!».
E i colleghi? Conoscevano la realtà delle cose?
«In parte si. La Sedrim, altra società che all’ epoca tutelava
in specifico i diritti sulle riproduzioni meccaniche, non
richiedeva esami per l’iscrizione. E io nel ’67, forte del
documento firmato da Gianco che mi riconosceva la
paternità, chiesi che sul disco comparisse anche il
mio nome. Cosi, negli anni, è sempre stato noto
che era opera mia, ma non percepivo un soldo
per via dell’ accordo».
Quale fu la molla che la spinse a mettersi in moto per riacquistare
la paternità del pezzo?
«Qualche tempo fa partecipai a uno speciale del Tg2 sui diritti
d’ autore, a cui era presente anche il presidente della Siae.
Assumma spiegò che il diritto è inalienabile e imprescrittibile.
In pratica, dimostrando che il pezzo era mio, nessun accordo
sarebbe stato valido. Mio padre aveva conservato il documento
autografo del ’67 e io lo mostrai in quella trasmissione. Mi
convinsi, e lo portai, insieme ai dischi, a un bravo avvocato
milanese che si occupa di queste faccende. Non sapevo ancora
come agire: pagai la parcella e gli feci studiare il caso. Con
una causa civile saremmo stati in ballo per anni. Cosi abbiamo
inviato una lettera al fulmicotone a Ricky e ai suoi legali.
Gianco ha capito che non gli conveniva il processo e ha
accettato l’ accordo di essere con me, dal 2005 in poi,
co-compositore al 50% di “Pugni chiusi” e tutto
adesso è depositato alla Siae».
Giustizia è fatta? Scusi, ma la musica non l’ aveva composta
tutta lei?
«Si, ma ho preferito essere pragmatico. Non l’ ho fatto solo
per soldi, ma per spazzare via i dubbi. Mi dicono che Ricky
sia arrabbiato, ma lui era un beneficiato in quella situazione
e si è compensato con trent’ anni di diritti. E comunque
mi ha sempre evitato, non abbiamo mai avuto modo
di parlarne. Io non ce l’ ho con nessuno, ci tengo troppo
a questa canzone. Suonandola con i “Ribelli” mi accorgo
di quanto la gente la ami».
Questa la maglia della copertina di “Pugni chiusi”. “La misi quel giorno nello
studio fotografico – ricorda Gianni – e l’ ho conservata fino ad oggi perché
fatta da Orietta (la moglie, ndr) per me. I migliori ricordi vivono con noi!”.
Anche Pelù l’ ha riportata alla ribalta.
«La sua versione mi piace, anche se la nostra, con Stratos, è
inarrivabile. Sa, qualcuno ne ha avvicinato la melodia
a “When a man loves a woman”, ma io mi ispirai a
“Georgia on my mind”».
Altro da aggiungere?
«L’ esame per l’ iscrizione alla Siae poi lo feci, nel ’70, e
andò benone…».”
“UNA SUSIE COME UN’ ALTRA”
Inedito, provino di cui gelosamente conservo una copia:
“Una Susie come un’ altra”, versione italiana di
“Sorry Suzanne” degli inglesi Hollies.
Oltre “Sorry Suzanne”, i Ribelli hanno coverizzato altri
due brani incisi dagli Hollies: “Non prego per me”
(con cui avrebbero dovuto partecipare al Festival di
Sanremo del 1967) e “Il vento non sa leggere”,
versione italiana di “He Ain’t Heavy, He’s My Brother”.
Il retro del prezioso provino di “Una Susie come un’ altra”
è “Josephine” (versione leggermente diversa da quella
pubblicata su disco).
Gianni e Natale
A Natale Massara, all’ epoca sassofonista del gruppo, e
Gianni Dall’ Aglio, batterista dei Ribelli, ho chiesto
notizie concernenti questa “lacca”, sul cui retro c’ è
una versione alternativa di “Josephine”.
Il primo non ricordava di aver inciso il brano, Gianni
invece, dopo averlo ascoltato, conferma che le voci,
a cominciare dalla sua, sono proprio quelle dei Ribelli.
«L’ abbiamo inciso alla Ricordi, come il retro,
“Josephine”, cover di “Cinnamon” dell’ americano
Tommy Roe. Uno dei tanti brani propostici dai
dirigenti dell’ epoca, buona parte dei quali erano
semplici funzionari, senza alcun bagaglio musicale.
Colpa loro se, dopo perle come “Pugni chiusi”,
“Chi mi aiuterà” e “Nel sole, nel vento, nel sorriso
e nel pianto”, abbiamo sfornato dischi, per niente
adatti a noi, tipo “Yummy Yummy Yummy” e
“Obladì Obladà”. Comunque è un provino ben
riuscito, interessante, da conservare gelosamente,
come, del resto, il precedente “Non prego per me”,
con cui avremmo dovuto andare a Sanremo.
Pensare che noi Ribelli avevamo composto altri pezzi,
oltre “Pugni chiusi”, che avrebbero ben figurato sia
su singolo che nell’ album, a cominciare da uno
intitolato “Il telegramma”, cantato da me e con
il coro di Demetrio Stratos!».
Quanto a “Sorry Suzanne”, è un singolo del 1969
degli Hollies scritto da Geoff Stephens e Tony Macaulay.
Il primo inciso con Terry Sylvester al posto di
Graham Nash, che aveva lasciato la band per
trasferirsi in America per fondare, con
David Crosby, il mitico gruppo Crosby, Stills,
Nash and Young.
Il brano raggiunse il terzo posto della classifica
inglese nel marzo 1969 e il primo di quella
svizzera il 22 aprile dello stesso anno.
LE COPERTINE
I VINILI DEI RIBELLI
(DAL CLAN IN POI)
Come detto, molti i dischi incisi dai Ribelli.
Ecco quelli, della mia collezione, che preferisco.
PER I COLLEZIONISTI
Una apprezzata proposta della Contempo Records: la ristampa
dell’ unico LP inciso dai Ribelli. L’ album, pubblicato nel 1968,
è una raccolta di grandi brani, tra cui l’ hit single “Pugni Chiusi”
e un’ incredibile versione di “You Keep Me Hangin’ On”
(“Chi mi aiuterà”) delle “Supremes”. Mai ristampato prima,
fatta eccezione per una stampa economica della serie
“Orizzonte” della Ricordi tesa a sfruttare il successo
di Demetrio Stratos con gli Area.
Imperdibile.
DEMETRIO STRATOS
DOPO I RIBELLI
E PRIMA DEGLI AREA
Questa la recente ristampa su vinile colorato
Pochi ricordano che Demetrio Stratos, prima di divenire
cantante degli Area, incise un disco per la Numero
Uno, “Daddy’s Dream”, pubblicato nel 1972.
Pezzo composto da Harold “Lally” Stott dei Motowns, quello
di “Chirpy Chirpy, Cheep Cheep”, internazionalmente lanciato
dagli scozzesi Middle Of The Road, e Onward, ossia Adriano
Fabi, fratello del produttore Claudio.
Sul retro, “Since You’ve Been Gone”, pure di Stott/Onward.
Nello stesso anno il brano fu rinciso da Mina con il titolo
“L’ abitudine”, testo di Bruno Lauzi.
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