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I DOMODOSSOLA

Ultimo aggiornamento 17 Marzo 2025

QUEL GRUPPO CHE PIACEVA
TANTO A MINA

“Eco di Locarno”, 25 marzo 1972

«Ha destato moltissima ammirazione ed è stato oggetto di particolari manifestazioni di simpatia, il celebre complesso italiano “I Domodossola”, al suo arrivo ad Ascona, dove da qualche giorno e fino ai primi del mese prossimo si esibisce al “Cincillà”, durante ben quasi quattro ore a sera.

A tre anni dal loro debutto discografico, si può già tracciare un bilancio nettamente positivo a loro favore. Si tratta di un complesso di sei elementi (tra i quali due ragazze) che ai loro inizi costituiva una novità. Li presentiamo: voci soliste sono i fratelli Laura, Maura e Bani Miserocchi, rispettivamente di 21, 20 e 19 anni; poi vi è il cugino Ricky, 23 anni, batterista di eccezionale valore; infine due altri bravissimi elementi: Franco Bertagnini, 26 anni, sassofono e flauto, e il 24.enne Renzo Reami, chitarra. Questi ultimi tre sono pure ottime voci accompagnatrici (prima ancora che una perfetta padronanza tecnica dei loro strumenti, i “Domodossola” sono un insieme vocale di eccellente livello: questo fatto ha senza dubbio contribuito notevolmente a farli “sfondare” subito nel difficile mondo della musica leggera internazionale).

Il loro primo grande successo lo hanno mietuto già al loro debutto, al Festival di Venezia, con il notissimo motivo “Amori miei”, classificatosi al terzo posto su un totale di quasi cento complessi partecipanti (da notare che i “Domodossola”, allora, erano l’ unico gruppo dilettante che partecipava all’ importante rassegna canora).

I successi si sono susseguiti con “Ciao anni verdi”, presentata nello stesso anno al Festival di Sanremo: poi è venuta la Caravella di Bari, Il Disco per l’ estate, il Festival di Venezia 1971, numerosissime tresmissioni televisive, récitals. serate nelle più importanti stazioni balneari italiane, colonne sonore per films (“Dio serpente”, “Nathalie”, ecc.), è stato tutto un incredibile succedersi di accoglienze a braccia aperte e successi strepitosi.

Ma i bravi ragazzi di Domodossola non si sono “montati” la testa. Sono rimasti i modesti di sempre, dedicando il tempo libero allo studio di nuove canzoni e al perfezionamento delle loro invero già notevoli doti strumentali. 

E il successo continua a sorridere loro: la più recente conferma è data dal long playing, appena uscito, dal titolo “D … come Domodossola”. Un’ ultima prova, non necessaria, della loro bravura, è il fatto poi che si sono affiliati alla casa discografica PDU, la stessa di Mina, tanto per intenderci. Il loro stile, basato su una perfetta armonia vocale, si avvicina grosso modo (tanto per dare un’ idea) a quello dei “Mamas and Papas”, o a quello dei “Beach Boys”.  Questo particolare timbro lo ritroviamo in tutti i loro maggiori successi discografici (citiamo solo alcuni 45 giri): “Girotondo”, “Amori miei”, “L’ amore del sabato”, “Adagio” e molti altri ancora.

I DOMODOSSOLA

Proprio di recente hanno ricevuto l’ offerta per una lunga “tournée” nel Sudamerica. Attualmente la proposta è al vaglio, poiché da qualche mese sono occupati in Svizzera. Si sono gia esibiti a Zurigo, Ginevra (la Televisione romanda ha dedicato loro mezz’ ora di trasmissione, ciò che, a memoria d’ uomo, non è stato concesso a nessun altro complesso). E ora eccoli al “Cincillà” di Ascona, dove il successo continua sulla solita falsariga.

Ai Domodossola le nostre più vive felicitazioni e l’ augurio d’ un felice soggiorno tra di noi».

I DOMODOSSOLA

Alcuni anni fa

il sassofonista Franco Bertagnini mi telefonò per dire che abitava a Lugano e gli avrebbe fatto piacere riincontrami. Occasione, quella, che colsi per porgli alcune domande concernenti la storia del gruppo. Tempo dopo ci incontrammo, si, ma solo per puro caso, in strada. Andavo di fretta, così gli promisi che l’ avrei richiamato. Dimenticai però di farlo, e da allora ho perso le sue tracce. 

Ripromettendomi che mi darò da fare per rintracciarlo, ripropongo parte di quella piacevolissima chiacchierata telefonica.

«CHI SONO QUESTI RAGAZZI? CHIAMATELI!»

Come è cominciata l’ avventura con i Domodossola?

«Avevo ventisette anni, ero il più vecchio di loro. A Milano incidemmo un provino per gli impresari, provino destinato a procurarci serate. Titolo del pezzo: “Dedicated The One Of Love” dei Mamas And Papas. Questo perché nostri riferimenti erano i gruppi vocali americani, Beach Boys, eccetera. Non per tirarcela, ma già allora eravamo bravissimi. Il tecnico che si occupò di riversare il brano era un fido collaboratore di Mina. Glielo fece ascoltare. E lo fece ascoltare a un altro suo uomo di fiducia, il famoso direttore d’ orchestra, compositore ed arrangiatore Augusto Martelli».

Mina …

«Il provino le piacque, al punto che domandò: “Chi sono questi ragazzi, chiamateli!”. Poco dopo eravamo nuovamente in studio, alla Basilica di Milano, da lei ai tempi affittata. Mina sentì il pezzo che stavamo incidendo e chiese: “Sapreste cantarlo dal vivo?” Noi, in coro: “Si, certo!”. E lei: “Allora fatelo!”, e se andò. Contemporaneamente, però, firmammo un contratto di cinque anni per la sua etichetta, la PDU. Poco dopo realizzammo “Amori miei”, con cui andammo a Venezia».

I DOMODOSSOLA

Il nome “Domodossola”?

«Per la verità non ci piaceva più di quel tanto. Ma fu lei a involontariamente coniarlo, perché diceva spesso: “Chiamate i Domodossola, chiamate i Domodossola”. Dillo oggi, dillo domani, ce lo appiopparono. Ce lo facemmo piacere pure perché ai tempi altri gruppi avevano nomi simili, vedi i Chicago».

Quanto contò il nome di Mina?

«Parecchio, ci chiamarono in tanti. Facemmo alcuni Sanremo, incidemmo diversi dischi e sigle di programmi importanti (fra le quali la sigla di “Radio 2 – 4”, l’ allora seguitissimo programma pomeridiano di Radio Monteceneri), tenemmo innumerevoli spettacoli, buona parte dei quali organizzati dal celebre impresario Elio Gigante e Sergio Bernardini della ‘Bussola’ di Viareggio, dove spesso Mina si sedeva ad ascoltarci prima di interminabili partite a poker. Abbiamo aperto innumerevoli sue serate».

Fra i tanti, avete inciso un pezzo di Enzo Jannacci.

«Ce lo propose Alberto Baldan Bembo, fratello di Dario e pianista ed organista di Mina per molti anni. “Una tristezza che si chiamasse Maddalena”, questo il titolo, fu inciso pure da Enzo e fa parte di uno dei suoi album meno ricordati».

Perchè il gruppo poi si sciolse?

«Prima si sposò una, poi l’ altra. Venne così un po’ a mancare la voglia di fare, pertanto gettammo la spugna. Io continuai però a fare un mucchio di belle cose come musicista. Incisi, tra l’ altro, diversi album con il sax, in buona parte per la PDU. 

I DOMODOSSOLA

Dal canto suo, Urbano Miserocchi, compositore, arrangiatore e cantante solista del gruppo, collaborò con tantissimi artisti, tra cui Celentano e Augusto Martelli e la sua Big Band, e realizzò diverse sigle, tra le quali quelle di “La Principessa Zaffiro”, “Anna dai capelli rossi”, “Ufo Robot” e “Hazzard”».

Vedi ancora Mina?

«No, da tempo. Tanti anni fa, invece, in alcune occasioni la incontrai. Una volta ero in strada – a quei tempi abitavamo abbastanza vicino – piovigginava ed ero al telefono con Alberto Baldan Bembo. La vidi, la chiamai. Lei mi salutò e si fece passare il telefonino. La tenni sotto l’ ombrello mentre chiacchierava con Alberto. Un’ altra volta mi disse di andarle a prendere un toast farcito al “Pedrinis” di Lugano, dove, aggiunse, “così li fanno solo in quel bar”. È sempre stata una persona riservata, per cui unicamente gli stretti collaboratori la vedono».

Dopo i Domodossola sei stato in mezzo mondo con altri gruppi e hai incontrato gente come Elton John e Frank Zappa.

«Si, a Göteborg, Svezia, nel 1982. Suonavamo nel Dancing dell’ Elite Hotel Park Avenue. Feci amicizia con un collaboratore di Frank. Gli chiesi se fosse stato possibile ottenere un autografo. Poco dopo incontrai Zappa, al quale domandai: “Do You Speak Italian?” E lui: “Si, vaffanculo!”. Accettò comunque di farsi fotografare con me e promise che sarebbe venuto ad ascoltarci. Fu di parola, venne con una guardia del corpo e ci ascoltò per una mezzoretta.

Nello stesso hotel un’ altra volta incontrai Elton John, con cui pure mi feci fotografare. Nel tempo ho incontrato tantissimi importanti artisti, tra i quali diversi storici jazzisti». 

LA STORIA

Il gruppo: i fratelli Laura, Maura ed Urbano Miserocchi, il cugino Riccardo Miserocchi, lo zio Franco Bertagnini e Renzo Reami.

I DOMODOSSOLA

L’ esordio alla Mostra Internazionale di musica leggera di Venezia nel 1969 con “Amori miei”, versione italiana di “Oh, Happy Day”, che rimarrà il loro maggior successo.

Supportati dalla casa discografica PDU di Mina, l’ anno dopo al Festival di Sanremo presentano, in coppia con Rosanna Fratello, “Ciao anni verdi “.
Nello stesso anno partecipano a Un disco per l’ estate con “Adagio” (brano inciso anche da Mina).

Nel 1971 incidono “D. come Domodossola”, il primo album, che contiene, tra l’ altro, una canzone di Enzo Jannacci, “Una tristezza che si chiamasse Maddalena”.
Ritorno a Venezia con un brano di Dario Baldan Bembo, di cui erano diventati amici, ” L’ amore del sabato”.

L’ anno seguente pubblicano il secondo lp, “L’ allegria”, che contiene, tra le altre, le covers di “Old Man” di Neil Young e “Something in the Way She Moves “ di James Taylor.

Nel 1974 tornano a Sanremo con “Se hai paura”, che dà il titolo al terzo album.
Nello stesso anno partecipano nuovamente ad Un disco per l’ estate con “Torna presto”.
In estate tournée con Gino Bramieri.

Cambio di etichetta discografica nel 1977, incidono, per la Yep Records, il singolo “Dolce così”.

DISCOGRAFIA PDU 

1969
Amori miei/Una nube nera

1970
Ciao anni verdi/Il cigno non c’ è più

I DOMODOSSOLA I DOMODOSSOLA
Adagio/Ciao ragazza, ciao città

I DOMODOSSOLA
Girotondo/Occhi rossi di pianto

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1971
Si muore/Lisabeth

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L’ amore del sabato/Dopo

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1972
Come quando fuori piove/L’ amore del sabato
Piazza S.Babila/L’ allegria

1973
Uomo di pioggia/Io … tu

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1974
Torna presto/L’ amore in blue jeans

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Se hai paura/La ragazza dagli occhiali

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1975
Tutto bene/Eri bella, eri mia

Album 

1971 D … come Domodossola

I DOMODOSSOLA

1972 L’ allegria

I DOMODOSSOLA

1974 Se hai paura

I DOMODOSSOLA

LA SIGLA PER LA RADIO DELLA
SVIZZERA ITALIANA

Nel 1973 i Domodossola realizzarono la sigla del seguitissimo programma pomeridiano della Radio della Svizzera Italiana “Radio 2 – 4”, cover di un brano di Michel Fugain e il suo Big Bazar, “Attention Mesdames et Messieurs”.

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